Alla scoperta di… Serravalle Scrivia.
Ho già fatto un Chiekete. L’ho fatto cinquantasei anni fa e, allora, di anni ne avevo solo otto. L’ho fatto insieme ai miei compagni della III elementare, sezione A, quella maschile. Non avevamo nè pc, nè tablet o smartphone, nè tantomeno wordpress, excel o youtube. C’erano fogli bianchi sui tavoli di formica verde, penne e calamai con l’inchiostro, oltre a qualche pastello colorato. Andavamo a scuola di pomeriggio e l’idea era quella di impaginare un giornale. Oggi tutto questo forse si chiamerebbe laboratorio e nessuno manifesterebbe stupore di fronte ad una simile iniziativa didattica, nè i bambini, nè i loro genitori che, attraverso esperienze di questo tipo, negli anni ottanta, sono sicuramente passati. Ma allora il sessantotto doveva ancora arrivare, il Paese Sbagliato di Mario Lodi era ancora da scrivere e pure Lettera ad una Professoressa di Don Milani doveva ancora vedere le stampe. Noi eravamo nel 1964, da due anni il nostro Maestro era Franco Bellatorre, un giovane poco più che ventenne, uscito dal servizio militare e alla sua prima esperienza didattica. Lo schema che ci insegnò era sempre lo stesso. Si usciva di classe per visitare la Fidass? Bene! Al ritorno si faceva una ricerca di gruppo su ciò che s’era visto, un componimento e un disegno a commento della giornata. I lavori più belli si tenevano da parte. Così per tutto il resto. Il Municipio, la Gambarotta, la Serra, la Stazione, la Scrivia, le strade, i colli intorno, Libarna. Alla fine dell’anno, con qualche prefazione di personaggi per noi importanti e qualche poesia di autori locali, andammo in pubblicazione. La copertina la vinse Massimo Figini che disegnò il paese con i furgoni della Fidass che passavano per il centro. Ogni copia ci costò duecentottanta lire, ma vendendola a trecento rientrammo nelle spese. La vendita ci vide suddivisi in zone del paese, in una gara di vendita door to door. Vincemmo io, lo Stiv e Peppone, ma devo ammettere che avere viale Martiri come zona era certamente meglio del Fabbricone. Le copie di rappresentanza per i VIP furono arricchite da una rosa di stoffa fatta a mano dalla zia di Mirco e fissata al giornale da un bel nastro. Insomma, fu un successo clamoroso.
Caro Maestro, che dirti oltre mezzo secolo dopo? Che la tua idea era, per il tempo, straordinaria e che, incredibilmente mi risulta utile ancora adesso. Con Chiekete.