GUARESCHI, Giacinto
Matematico, docente universitario, Provveditore agli Studi, Sindaco, Testimone civile
(Torino, 2 ottobre 1882 – Serravalle Scrivia, 10 agosto 1976)
Figlio di Anna Maria PIgorini e di Icilio, docente universitario e chimico di grande valore.
Si laurea in matematica nel 1904 e segue le orme paterne diventando, subito dopo la laurea, assistente di disegno e geometria proiettiva presso l’Ateneo torinese. Successivamente è assistente di algebra e geometria analitica all’Università di Pavia dal 1907 al 1910, quando vince il concorso e diventa professore di matematica nei licei.
Dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria, riprende la carriera universitaria presso l’Ateneo genovese dove nel 1929 ottiene la libera docenza nel corso di algebra. Presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Genova diventa anche professore incaricato di matematiche complementari e poi di Istituzioni di matematiche. E’ tra gli animatori dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere a cui aderisce nel 1927 e a cui continua a collaborare attivamente anche negli anni successivi al suo trasferimento a Serravalle.
Vasta è importante la sua produzione scientifica incentrata su ricerche riguardanti in particolare le forme algebriche e la geometria iperspaziale, e i fondamenti della geometria analitica e proiettiva.
Allo stato della documentazione non si ha notizia riguardo all’epoca del suo trasferimento a Serravalle Scrivia. Si sa però di una sua frequentazione del paese come villeggiante in una casa di campagna dove attendeva ai suoi studi e alle ricerche.
Probabilmente il trasferimento coincide con la sua Nomina a Provveditore agli Studi della Provincia di Alessandria alla fine del 1936. Ne troviamo notizia, con il linguaggio enfatico tipico dell’epoca, su “Il Monferrato” del 24 dicembre 1936: “A reggere il Regio Provveditorato […]è stato destinato il cav. dott. prof. Giacinto Guareschi dell’Università di Genova. Il nuovo Provveditore, valoroso ex combattente e fascista di provata fede, ha preso in questi giorni possesso del suo ufficio”.
Sulle rive della Scrivia Giacinto Guareschi arriva accompagnato dalla moglie, Gemma Venezian, e dal figlio Icilio Marco, all’epoca quattordicenne.
La nuova funzione di Provveditore agli studi lo assorbe notevolmente, sia nella attività istituzionale sia nelle numerose presenze pubbliche. Il suo nome compare frequentemente sulla stampa locale in occasione di manifestazioni, premiazioni, discorsi, visite alle scuole. Non può mancare naturalmente una puntata nelle scuole di Serravalle, nel frattempo diventata, per volere del regime, Serravalle Libarna. La visita ha luogo il 10 novembre 1937, alla “vigilia della festa patronale di San Martino”, quando “il fascista prof. Giacinto Guareschi” è “ricevuto dal Direttore didattico prof. Achille Foco” (Corriere di Alessandria, 19 novembre 1937).
Nel 1938 ottiene, per anzianità, la nomina a Tenente colonnello di artiglieria. Pochi mesi dopo termina la sua breve carriera come Provveditore agli studi: nel febbraio il “Camerata prof. Guareschi” cessa dall’incarico ed è “trasferito da Alessandria” (Il Piccolo, 18 febbraio 1939).
L’espressione “trasferito da Alessandria” fa pensare a un nuovo incarico come Provveditore, in realtà Guareschi torna alla sua carriera universitaria a Genova alla quale aggiunge l’incarico di Preside presso il liceo genovese “Colombo”. Nel Luglio 1940 si ha notizia di una sua nomina a commissario d’esame, come professore universitario, presso il Liceo “Plana” di Alessandria; nel 1942 come accademico dell’ateneo genovese riceve a Roma, alla “presenza del Re Imperatore e del Duce”, uno dei premi minori consegnati annualmente dall’Accademia d’Italia “del valore di L. 10.000” (La stampa, 22 aprile 1942).
Il nome di Giacinto Guareschi torna nuovamente alla ribalta durante i 45 giorni badogliani successivi alla caduta di Mussolini. Durante la guerra le sue idee subiscono sicuramente un deciso cambiamento così come quelle di molti suoi colleghi. “Il 4 agosto 1943 la stragrande maggioranza dei docenti della facoltà di scienze” approva un ordine del giorno in cui si esprime soddisfazione “perché è stata restituita al paese la libertà senza la quale non è possibile vita del pensiero, progresso della scienza, feconda attività dell’insegnamento” (Angelo Guerraggio, Pietro Nastasi, Matematici da epurare. I matematici italiani tra fascismo e democrazia, Egea, 2018, p. 220).
Tuttavia per Giacinto Guareschi il processo destinato a portarlo lontano dalle idee del regime deve essere iniziato già nel corso della sua carriera come funzionario statale e Provveditore agli Studi. La moglie Gemma Venezian è di origini ebraiche e, come insegnante, subisce sicuramente le conseguenze delle leggi razziali del 1938 che prevedono, tra gli altri terribili provvedimenti, l’esclusione dall’insegnamento per gli ebrei. Anche il congedo piuttosto brusco dall’incarico di Provveditore di Guareschi è probabilmente dovuto alle origine ebraiche di Gemma.
Con le leggi razziali, e poi con l’inizio della guerra e la caduta del fascismo matura per Guareschi un percorso destinato a portarlo nel campo dell’azione antifascista e poi all’adesione al Partito Comunista Italiano.
Per Giacinto è per sua moglie è imminente il dramma destinato a cambiare per sempre la loro vita familiare e il loro futuro.
Il loro unico figlio, Icilio Marco, dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla resistenza insieme a molti altri giovani serravallesi e si aggrega alla brigata Odino attiva nell’Alto Ovadese. Il 7 aprile 1944 subisce il rastrellamento della Benedicta, viene catturato e deportato a Mauthausen dove trova la morte.
La tragica fine del figlio segna in modo indelebile la vita dei coniugi Guareschi, che si votano al ricordo di Marco e a trasmettere la memoria dell’orrore della deportazione e dei campi di sterminio.
Nel dopoguerra Gemma Venezian Guareschi e Giacinto partecipano a commemorazioni, dibattiti e convegni, scrivono articoli per molti giornali, accompagnano gli studenti nei viaggi ai campi di sterminio, svolgono una intensa attività nelle scuole. Si deve alla loro iniziativa la realizzazione del Monumento agli Italiani Caduti all’interno del Campo di Mauthausen.
Subito dopo la Liberazione Giacinto Guareschi diventa il primo sindaco di Serravalle Scrivia nominato dal Comitato di Liberazione. Resta in carica sino al marzo 1946. Non abbandona però la vita politica e per alcuni anni svolge una intensa attività come dirigente del Partito Comunista con qualche incarico anche a livello nazionale. Nel volume di Roberto Colozza Partigiani in borghese. Unità Popolare nell’Italia del dopoguerra (Franco Angeli) è indicato come protagonista di una curiosa missione presso Ferruccio Parri per suggerirgli alcuni nomi graditi al Pci da includere nelle liste del suo piccolo partito Unità Popolare.
La sua attività pubblica e il suo impegno politico e civile si sposta però rapidamente verso temi legati alla deportazione e alla resistenza. Nel 1954 è eletto nel Comitato provinciale dell’ANPI; negli anni Sessanta, già ottantenne, è Presidente del Comitato Valori della Resistenza di Novi Ligure e dedica anche in questa veste molta attenzione alle scuole a al rapporto con le giovani generazioni.
Nell’immediato dopoguerra Guareschi continua anche il suo impegno professionale nel campo della ricerca scientifica, della didattica e dell’insegnamento universitario. Nel 1946 è Preside del Liceo Ginnasio “Doria” di Novi Ligure; nel 1950 conclude la sua Carriera di nell’imsegnamento come preside del Liceo “Colombo”.
Giacinto Guareschi si spegne nella notte del 10 agosto 1976, pochi mesi dopo la scomparsa della moglie con cui ha condiviso quasi sessant’anni di vita e di impegno civile. Il loro unico figlio è deceduto in campo di sterminio, non hanno eredi. Di comune accordo decidono di lasciare i loro beni all’ Associazione Nazionale Deportati Italiani (ANED) di cui entrambi sono dirigenti e militanti.
Il suo modo di intendere l’impegno antifascista fu sempre ispirato alla riflessione e al ragionamento. Nessun desiderio di vendetta ma bisogno di capire e di trasmettere un messaggio di pace e tolleranza. Sono i concetti a cui ispira i suoi discorsi , i suoi articoli, i suoi interventi nelle scuole.
Sono gli stessi concetti espressi con pacatezza nel 1963 a un giovane giornalista de “La Stampa” destinato a diventare notissimo proprio nei giorni in cui il desiderio di vendetta può prendere facilmente il sopravvento tra i familiari dei ragazzi uccisi alla Benedicta.
Alcuni giornali diffondono la notizia dell’identificazione del presunto comandante delle operazioni di rastrellamento e ne fanno il nome. Il ventisettenne Giampaolo Pansa, allora redattore del quotidiano torinese e neo laureato con una ponderosa tesi di ricerca sulla resistenza in provincia di Alessandria destinata a diventare un libro famoso, arriva a Serravalle per sondare gli umori in uno dei paesi più colpiti dal rastrellamento. A nome dei parenti parla Giacinto Guareschi. Il “presunto responsabile”, dice, “sarebbe stato riconosciuto attraverso una fotografia pubblicata su un quotidiano. Ma nessuno, qui, ha avuto tra le mani questa immagine, e nessuno dei pochi sopravvissuti alla deportazione e all’eccidio può affermare di aver visto quel signore alla Benedicta o altrove, alla testa delle SS. Non abbiamo prove né indizi sicuri a suo carico, quindi non possiamo accusarlo”.
L’ex sindaco presiede una affollata assembla dove il dolore piò facilmente sfociare in rabbia e sete di vendetta; ma Guareschi con la sua autorevolezza e la sua pacatezza riesce a far prevalere le sue idee, che sono poi i capisaldi di ogni battaglia per la democrazia. “Noi non vogliamo vendetta, – dice a Giampaolo Pansa – ma soltanto verità e giustizia”.
A Giacinto e a Gemma Guareschi il Comune di Serravalle Scrivia ha dedicato una targa, più volte vandalizzata, e una Piazza.
L’ANED negli anni Ottanta ha promosso nell’ambito del Premio Acqui storia una targa per studi sulla deportazione dedicata ai coniugi Guareschi frettolosamente cancellata negli anni Novanta senza troppe spiegazioni.