CHAVES LOPEZ, Andrea
Novi Ligure 1996 – Via Major Monte Bianco 2017 – Studente universitario, dantista, atleta, alpinista
PREMESSA
Il 5 di novembre del 2010, a Serravalle si (ri)cominciò a parlare di Dante Alighieri e della sua Maggior Opera. (Per letture pubbliche della Divina Commedia bisogna risalire ai tempi di Monsignor Guerra e alle sue lezioni magistrali sul Paradiso, negli anni del dopoguerra).
Si ricominciò a parlarne da profani, non da specialisti, così come fanno gli amici quando si ritrovano al bar e discutono di argomenti di interesse comune. Si partì dal presupposto che molti, pur avendo fra i loro libri un’edizione più o meno ben commentata della Divina Commedia, pur avendone studiato a scuola qualche canto, conservavano della stessa soltanto un vago e sbiadito ricordo, e che i tentativi di riprendere in mano il testo dell’Opera dantesca erano spesso naufragati di fronte alla complessità e all'”arcaicità” di quei versi e che, quindi, tutte le volte che si riprendeva in mano quel libro, se pur si ritrovava il coraggio di riaprirlo, si finiva per rileggere soltanto i canti più noti e memorabili, individuandoli col nome di uno dei duecentoventotto personaggi raccontati da Dante.
Inoltre, nei primi anni del Duemila la Divina Commedia, attraverso i media, per merito di divulgatori quali Pietro Sermonti, Vittorio Gassman, Lucilla Giagnoni e Roberto Benigni aveva nuovamente suscitato un vasto interesse a livello popolare, per cui l’iniziativa messa in piedi con i responsabili della Biblioteca Allegri di Serravalle trovò subito una buona accoglienza e non stentò a decollare.Le serate si susseguirono con una certa regolarità e si creò ben presto un gruppo di partecipanti affezionati che seguirono puntualmente tutte le letture di quel memorabile primo ciclo conclusosi nel maggio del 2012.
Durante l’estate, il curatore dell’iniziativa fu contattato telefonicamente dalla signora Patrizia Marchesotti, la quale lo informava che suo figlio, Andrea, sedicenne studente del Liceo Amaldi di Novi Ligure era un appassionato della Divina Commedia, che ne conosceva molti canti a memoria e che aveva il desiderio di partecipare alla presentazione degli stessi se le serate dantesche a Serravalle fossero riprese.
Cominciò così una collaborazione che si protrasse per oltre cinque anni che vide Andrea crescere e diventare a sua volta un divulgatore dell’opera di Dante, soprattutto fra i giovani che riusciva immancabilmente ad entusiasmare con le sue letture “a memoria” di tutti i canti del Poema. Questa sua passione e la relativa attività svolta, oltre che a Serravalle, a Novi Ligure e paesi vicini, anche a Bologna e a Ravenna gli valsero la notorietà e la possibilità di conoscere e collaborare con dantisti importanti quali Francesco Nembrini.
A Serravalle, come altrove, ebbe il merito, grandissimo, di coinvolgere ed entusiasmare molti giovani che presero a frequentare le serate dantesche con assiduità e partecipazione.
Andrea era un ragazzo formidabile, non soltanto per il suo interesse per la letteratura: giovanissimo fu campione di arti marziali, pilota di alianti, podista di prim’ordine e, soprattutto alpinista.
Un alpinista molto particolare: amava affrontare le vie più difficili delle montagne più impervie in perfetta solitudine, documentando tutte le emozioni che provava durante l’impresa sia con delle riprese video sia con commenti poetici di rara bellezza.
Questa passione, molto rischiosa, negli ultimi tempi lo assorbiva al punto che la frequenza delle sue scalate divenne quasi frenetica e le difficoltà da affrontare sempre più difficili. A chi lo pregava di moderare l’attività rispondeva di non poter farlo perché ogni volta che raggiungeva al cima, pur superando indicibili difficoltà, egli riusciva a vedere “raccolto in un unico volume ciò che nell’universo si squaderna”.
L’ultima scalata in solitaria notturna sul Monte Bianco gli è stata fatale.
Resta un mistero la causa dell’incidente.
Probabilmente è rimasto vittima di un crollo di seracchi che formano un gigantesco festone candido oltre i 4000 metri e fino alla cresta sommitale del Bianco contro il cielo. O, ancora, che sia stato trascinato da una placca a vento, un accumulo di neve resa instabile che è scivolata, sprofondata al suo passaggio.
La via Major è quella centrale delle tre che risalgono il versante della Brenva. Una delle «classiche» affrontate nel passato anche da Walter Bonatti. Itinerario lungo che alterna la scalata su granito a quella sul ghiaccio. Molte le insidie, soprattutto adesso, dopo le nevicate dei giorni scorsi: condizioni non ottimali anche per il lungo periodo di siccità e per le alte temperature di questa estate.
Andrea Chaves era partito all’una di notte per poter affrontare con maggiore sicurezza i punti più pericolosi, soggetti ai crolli. Orario corretto per riuscire a raggiungere la vetta prima delle ore più calde e poi scendere lungo un itinerario meno complesso. Da quanto è stato possibile ricostruire l’alpinista deve essere stato trascinato nel ripido imbuto di ghiaccio e neve mentre stava attraversando il grande canale necessario per raggiungere la costola rocciosa della Major. È quello uno dei punti più pericolosi. Blocchi di ghiaccio, oppure il crollo della placca sotto i suoi piedi lo hanno trascinato per duecento metri fino al crepaccio terminale, che è trasversale rispetto al canalone.fonte: La Stampa
Il 21 settembre 2018 il Comune di Ravenna ha assegnato ad Andrea Chaves il prestigioso “Lauro Dantesco” alla memoria.
Marcus Risso, presentando il suo libro “Andrea Chaves Il poeta e le montagne” scriverà:
Oltre ai contributi di chi lo ha conosciuto e amato, in questo libro è Andrea stesso a raccontarsi. Diari, lettere, poesie, trascrizioni dei suoi video-documentari durante le scalate, svelano una sensibilità umana e letteraria affascinante, lo sguardo limpido e poetico di un ragazzo che era già un uomo.