Politica amministrativa. Amministrazione Riccardo Austa, 1982 – 1983
Le dimissioni del Sindaco Lorenzo Demicheli, avvenute nel gennaio 1982, lasciano il quadro politico amministrativo serravallese nella più totale incertezza. Il partito socialista presenta disaccordi al suo interno e soprattutto vi sono opinioni discordanti fra il gruppo consiliare locale e i quadri provinciali e zonali. Pur tuttavia gli accordi fra partito comunista e quello socialista stabiliti dai rispettivi vertici federali sembrano inizialmente tenere. Sindaco dovrebbe essere Emanuele Dazzi, unico socialista, con una giunta composta da soli assessori targati PCI. Alcuni giornali ne sono talmente certi che ne pubblicano anticipatamente la notizia.
In consiglio comunale l’accordo salta. La DC e il PSDI fanno mancare il numero legale. Il consiglio deve essere riconvocato.
Il socialista ed ex sindaco Michelangelo Grosso fa presente che il gruppo consiliare socialista sosterrà il sindaco e la nuova giunta solo per disciplina di partito, in quanto non condividono l’accordo raggiunto coi comunisti.
Il PCI coglie la palla al balzo il giorno dopo. Il capogruppo consiliare dei comunisti Claudio Ciarlo propone un monocolore tutto PCI, minoritario, per votare il bilancio ed evitare le elezioni anticipate. La Democrazia Cristiana (DC) dichiara di appoggiare questa proposta con un voto di astensione “costruttivo”. Sindaco a “sorpresa” è dunque Riccardo Austa, appena trentenne. A parte Giancarlo Forgia, classe 1930, e Gianluigi Gandini, classe 1940, la nuova giunta è composta da giovanissimi. Al Bilancio va Mario Titolo del ’49, al Lavoro Ciarlo del ’53, allo Sport Antonino Bailo del ’54 e al posto della dimissionaria Tiziana Giorgi del ’55, va Antonietta Baventore del ’60.
A parte La Stampa, i commenti dei giornali locali riflettono il colore politico della testata.
La crisi occupazionale che colpisce Serravalle in quegli anni è grave. Alcune aziende hanno chiuso i battenti, per altre il futuro appare incerto. Dopo la Fidass e la Gambarotta, ora preoccupano la Mia e la Barre Italia.
I partiti di sinistra provano ad arrivare ad una sintesi e, due mesi più tardi, la situazione pare ricomporsi. Austa è riconfermato Sindaco a capo di una giunta PCI – Partito Socialista Italiano (PSI), con Emanuele Dazzi Vicesindaco, Michelangelo Grosso all’Urbanistica e Angelo Cappone ai Lavori Pubblici, tutti e tre socialisti. Per i comunisti Ciarlo al Lavoro, Titolo al Bilancio e Anna Massone ai Servizi Sociali.
Un altro grave problema è rappresentato dai lavoratori della Oli Gastaldi che hanno già ricevuto le lettere di licenziamento. La fabbrica chiuderebbe infatti nel successivo marzo 1983 in mancanza del rinnovo della licenza da parte del Ministero dell’Industria.
A marzo 1983 una soluzione pare a portata di mano. Una nuova società sarebbe interessata a subentrare alla Gastaldi. Anche per Barre Italia il cielo sembra rasserenarsi.
Inoltre una buona notizia arriva per un possibile restyling del centro storico. Un concorso per architetti urbanisti accende buone speranze per una zona del paese avviata, in mancanza di interventi, a un progressivo decadimento.
Austa, tuttavia, deve gestire un nuovo rimpasto in giunta. Muore il consigliere Baiardi, socialista e Michelangelo Grosso si dimette. Al suo posto, come assessore all’Urbanistica subentra, per il partito socialista, Evaldo Montecucco.
La situazione relativa al sito gestito dalla Oli Gastaldi sembrerebbe aggravarsi. Il rio Negraro presenterebbe segni di inquinamento preoccupanti. Ne dà notizia La Stampa in un articolo comparso il 10 giugno 1983.
Poco dopo esplode nuovamente una crisi nella maggioranza. Il PSI accusa il comunista Gandini di paralizzare l’attività della giunta. Il PCI, tramite il segretario di sezione, Antonio Molinari, rigetta le accuse
Riccardo Austa in una conferenza stampa prova a calmare gli animi e a gettare acqua sul fuoco. Deve inoltre affrontare anche le dimissioni di un altro socialista, il neoassessore all’Urbanistica, Evaldo Montecucco.
Il PSI ribadisce la necessità di una crisi facendo mancare l’appoggio alla maggioranza. I componenti del partito socialista tuttavia si spaccano al loro interno. Non ubbidiscono infatti alle disposizioni della segreteria del partito i consiglieri Dazzi e Cappone che, in pratica, vengono espulsi.
Si vota in consiglio il bilancio, che ovviamente non passa. Dieci pari. Votano sì gli otto comunisti e i due socialisti dissidenti. Contrari i democristiani, i socialisti “ortodossi” e il consigliere socialdemocratico. È crisi, sancita anche dalla segreteria provinciale del PSI.
In piena estate Riccardo Austa si presenta in Consiglio Comunale per rassegnare le proprie dimissioni, cercando così di velocizzare l’iter per un possibile incarico prefettizio volto all’approvazione del bilancio.
Il Consiglio si deve comunque riconvocare per cercare una possibile soluzione. Le regole sono quelle e si devono rispettare. Ma è inutile. Dieci voti vanno ad Austa e dieci ad Antonio Ferrarazzo, esponente della Democrazia Cristiana.
Al ballottaggio, dove in caso di parità il vincente risulterebbe proprio il Ferrarazzo, in quanto più anziano di Austa, i dieci schierati per il Sindaco uscente abbandonano il consiglio, facendo mancare il numero legale. Le polemiche sono roventi. Il Prefetto tenta di sbloccare la situazione riconvocando per l’ennesima volta il Consiglio Comunale. Inutilmente. Si arriva allo scioglimento del Consiglio stesso e al ricorso alle elezioni anticipate.
Le nuove elezioni sono indette per il mese di gennaio 1984. Commissario del Comune fino a quella data è il Dr. Giovanni Zito, di nomina prefettizia. Poco prima di Natale i serravallesi vengono a conoscenza delle liste. Saranno cinque.
Il 15 gennaio il Partito Comunista è il grande sconfitto alle elezioni. Austa viene rieletto con 490 preferenze ma il PCI perde il 9% dei consensi e un consigliere. Dagli accordi fra i partiti esce una maggioranza di centrosinistra, con Sindaco il socialista Raffaele Palamone.
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