Cravero Gianpiero
Il Gian, come lo chiamano molti, nasce da Luigi e Maria Viano a Serravalle il 29 settembre 1936, il giorno di San Michele o meglio lo stesso giorno di Silvio Berlusconi, come lui stesso ama scherzosamente ricordare. L’infanzia la trascorre nel centro storico del suo paese d’origine insieme ai famigliari, in particolare a sua mamma e a sua sorella Santina, a cui è molto legato (la sorella muore a dodici anni per un’endocardite; questo è un ricordo che affiora accorato pure oggi, quando il Gian parla delle vicende dei suoi congiunti).
Durante la Seconda Guerra mondiale rischia di essere arrestato dalle ronde naziste che perlustrando Serravalle sentono il fischiettare di un ragazzino (lui stesso) che per cercare di esorcizzare la paura, zufola mentre entra ed esce dai vicoli, oscurati dal coprifuoco, per portare in casa la legna da ardere. Alla fine del conflitto è testimone della morte del papà di un suo concittadino, investito dallo scoppio di residuati ordigni bellici che venivano disarmati per ricavarne qualcosa dalla vendita del metallo oppure usati come mortaretti per le feste, con tutti i rischi del caso.
Il suo ingegno lo porta, come tanti, ad una autentica resilienza negli anni del Dopoguerra. Siccome bisognava costruire o ricostruire tutto o quasi, ecco che le sue innate capacità, in primis una spiccata manualità, gli permettono di inserirsi presto nelle diverse officine elettromeccaniche e metallurgiche della zona, in particolare presso la Schiavetti di Stazzano dove riesce a risolvere alcuni non semplici problemi di lavorazione di qualche stampo metallico. I risultati del lavoro vanno ricompensati e quindi con qualche spicciolo in più in tasca si può anche pensare ad una moto o a una macchina, con cui recarsi con amici nei paesi vicini per cercare di allargare la cerchia delle persone da conoscere… e magari cercare di conoscere qualche ragazza.
Gli anni passano ma nondimeno la voglia di cambiare è viva, al punto di non accontentarsi del solito andamento di vita-casa-lavoro ma addirittura di giungere a dare un sonoro “addio” a un datore di lavoro fastidioso. Attratto dal mondo circostante e da un profondo rispetto per le istituzioni, complici i molti serravallesi che col loro modo di fare hanno lasciato un segno nella comunità per quello che hanno saputo incarnare ed esprimere, il nostro si avvicina dunque al volontariato, in particolare alla Croce Rossa locale, prima ancora che alla Confraternita della Trinità.
Si porta dietro un’esperienza di servizio militare di leva nel 31° reggimento corazzato carristi di stanza nel Novarese. Qui gli aneddoti si moltiplicano, è lui stesso a raccontarli. Un suo amico, durante le licenze, raggiunge casa con attrezzature dell’officina della caserma con le quali esegue riparazioni… Forse vorrebbe anche vendere questi elettroutensili se il nostro non lo redarguisse inducendolo a riportarli al loro posto. Un altro commilitone per niente ligio ai ritmi della caserma, raccoglie così tante punizioni che se lo ritrovano le reclute degli scaglioni successivi fino a che un comandante stufo di vederselo ancora tra i piedi, finalmente lo congeda.
Questa forma mentale gli sarà utile in Croce Rossa dove in oltre 45 anni di servizio parteciperà a numerose azioni umanitarie: Vajont, Friuli, Colfiorito, emergenze varie, ecc. Qualcuno, non necessariamente dei nostri posti ma pure Oltralpe (Germania), lo ricorderà a lungo per averlo visto arrivare come conducente dei mezzi della Croce Rossa con cui recare generi di conforto ed attrezzature. E non c’erano di certo le strade o i mezzi di adesso, per accedere alle zone colpite…
Anche solo andare a prendere una nuova ambulanza può essere un momento di condivisione con nuovi e vecchi volontari (i c.d. militi); infatti un po’ tutti lo ricordano tutt’ora sia per il suo darsi da fare nelle riparazioni oltreché, ovviamente, beninteso, nei servizi di soccorso, al punto che egli arriva a donare una delle sue autovetture (una delle sue passioni è sempre stata il conservare i mezzi che ha avuto in precedenza) alla CRI serravallese, e a donarle l’auto probabilmente più curiosa e chiacchierata della storia: la Prinz verde! (con la quale negli anni ’70 iniziò embrionalmente il servizio di guardia medica locale, autogestita a turno dai nostri “medici condotti” come allora venivano chiamati). Due originali servizi (tra i tanti) non riuscì a compiere perché non “in turno”: non essere stato alla guida dell’ambulanza che doveva portare un paziente all’Ospedale Santi Giuliano e Guglielmo di Serravalle… (ma l’autista di turno si sentì poco bene ed il paziente si mise alla guida al suo posto), e non aver fatto parte della squadra che a metà anni ’60 soccorse in piena notte Maria Benaglia (una delle pellegrine contemporanee più originali, morta in concetto di santità) investita nei pressi di Libarna mentre a piedi tornava dal Santuario della Guardia di Genova per rientrare alla natia Bergamo.
Il suo ampio e significativo curriculum è ricavabile dagli articoli di Chiekete riguardanti la storia del soccorso socio-sanitario serravallese. Questo gli valse menzioni ed onorificenze nazionali e fu motivo della sua nomina a cavaliere della Repubblica nel 1995 e a Ufficiale nel 2022.
E qui ci avviciniamo agli aspetti più religiosi del personaggio. Non vanno innanzitutto trascurate le sue citate competenze tecniche applicate al presepe della Collegiata, al quale installò una piastra giradischi su cui erano saldati dei contatti magnetici che girando facevano ciclicamente accendere e spegnere luci, suoni, movimenti, getti d’acqua, ecc. Altro che elettronica!
Unita alla sua manualità va abbinata, in alcuni casi, la sua spericolatezza, come quando assieme a Piero Gatti, storico Priore dei “rossi”, si arrampicarono fino alla punta del campanile dell’omonimo Oratorio per ripristinarvi la croce. A questo Oratorio è sempre stato legato, sia per motivi di famiglia (allora gli abitanti di un quartiere si riconoscevano pure per l’appartenenza a qualche istituzione rionale) e sia perché, abitandovi in pratica alle spalle, lo ha avuto a portata di mano per partecipare alle funzioni ivi celebrate, accompagnandovi i suoi. Con un po’ di rassegnazione egli infatti indica, ad esempio, il corrimano da lui costruito ed installato per agevolare chi passa sulla scala interna di questa chiesa, ricordando come l’avesse saldata per gli anziani e ora, purtroppo, l’anziano è lui. Con un saggio occhio di riguardo ad impedire che la storia si interrompa, fa sì che il testimone passi alle future generazioni: infatti è merito suo se poco dopo il 2000 è ripresa la processione della Trinità in paese. Negli stessi anni si rende disponibile a ricoprire l’incarico di Priore della Confraternita, passando quindi le consegne non in maniera “improvvisata”, ma continuando assiduamente a presenziare alle attività associative, al punto da regalare un furgoncino acquistato appositamente per garantire il trasporto della statua della Trinità (titolare di questo ente) senza problemi di movimentazione dei carichi ecc. Tra le sue ultime realizzazioni, mi piace segnalare uno scivolo in metallo, smontabile, praticissimo per agevolare l’ingresso ed il regresso della statua citata dall’Oratorio, in occasione della festa annuale, evitando così macchinosi e faticosi passaggi prima dell’avvio della processione.
Gian, non appena fu attivata in Serravalle la sezione dell’Associazione Nazionale Insigniti Onorificenze Cavalleresche, vi è ovviamente incluso. Suo è l’impegno, presso l’Amministrazione Municipale, per trovare una sede che, per alcuni anni, ottenne presso i portici del palazzo della Polizia Municipale. Nelle sue intenzioni quel locale avrebbe dovuto garantire progetti sociali ed assistenziali. L’evolversi dei fatti (forse la poca lungimiranza e/o il defilarsi di alcuni suoi collaboratori, forse il crogiolarsi sugli entusiasmi degli inizi e solo di questi) non gli diede ragione ma i valori umani, cristiani, e cavallereschi di quest’uomo sono e restano indiscutibili.
Cravero va infine ricordato per la sua attiva partecipazione alla Polifonica del Maestro Luigi Bolchi (Gigi per tutti), come basso del coro; inoltre, come al solito grazie alle sue abilità di vero artigiano, realizza il grande palco utilizzato dai 140 coristi.