archeologia industrialeCollezionistiGambarotta

COLLEZIONARE LA MEMORIA – Giovanni Castanò: dai whisky della Scozia alla Serravalle di Gambarotta

Giovanni Castanò da oltre trent’anni si dedica alla sua grande passione: collezionare bottiglie e oggetti legati alla produzione del whisky e, successivamente, dei liquori della fabbrica serravallese Gambarotta.
La collezione di Giovanni Castanò verrà presentata a Serravalle Scrivia il 5 luglio, a cura dell’Associazione CHIEKETÈ, nel corso della manifestazione “LA NOTTE BIANCA DI SERRAVALLE” organizzata dal Comune. Alle 21, nel cortile di Palazzo Grillo, via Berthoud 52, conversazione- intervista con Castanò, alle 22 concerto del gruppo “Tri Martolod”. In esposizione per tutta la serata diversi oggetti tratti dalla collezione. 

E così, oggi sei uno dei più importanti collezionisti italiani…

Faccio una premessa abbastanza curiosa: sino all’età di vent’anni ero astemio. A quell’età però sono andato a militare, alpini, nel cuneese, e lì era impossibile non bere! 
Siamo nel 1973, ed è iniziata così la mia passione per la produzione dei vini; dico produzione, e non semplicemente “vini”, perché mi interessava capire come venivano impiantati i vigneti e come si diffondevano nel nostro territorio. Ho cominciato a viaggiare per l’Italia, per conoscere i vini e soprattutto chi li produceva, capire la loro storia. Ho stabilito molti contatti con produttori che allora erano quasi sconosciuti, e ora sono diventati delle eccellenze.

Acquistavo, ma non tantissimo, le mie risorse erano e sono limitate, ma viaggiando, dalla Val d’Aosta fino al meridione, mi son ritrovato con novecento bottiglie di vino! È andata avanti per un po’ di anni, ma poi ho smesso per varie ragioni, ma una in particolare: più conoscevo i vini, più avevo dubbi sul modo in cui venivano assegnate le DOC. Diciamo che sono rimasto un po’ deluso. Ma è un discorso complicato, qui non credo ci sia lo spazio per affrontarlo.

Poi succede un fatto importante nella mia vita lavorativa: nel 1989, insieme ad alcuni amici, ho rilevato la Novesina. Vendevamo e distribuivamo vino e altre bevande, e grazie al nuovo lavoro è ritornata la voglia di collezionare.

Io ho un’altra grande passione, quella per la storia della Scozia. Leggendo libri sulla Scozia è impossibile non imbattersi nel whisky! Allora ho proposto ai miei colleghi di importare whisky. Teniamo conto che a quell’epoca in Italia c’erano degli importatori, anche di grande livello, ma non erano molti: io ho proposto di puntare sull’importazione dei whisky di piccoli produttori per cercare di diffonderli nelle nostre zone.

Mentre importavo, collezionavo. Mi sono documentato molto, e ho anche cominciato a partecipare alle degustazioni, e devo dire che mi ha aiutato avere smesso di fumare: percepivo meglio i profumi e i sapori, notavo le sottili ma grandi differenze tra un prodotto e l’altro. Insomma, trent’anni di collezionismo, e ora la mia raccolta conta più di 600 pezzi!

Ecco, parliamo un po’ dell’importazione del whisky…

Come ti ho detto, all’inizio degli anni Novanta c’erano pochi importatori. C’era una grande cultura della grappa, ma poca del whisky. I primi viaggi in Scozia sono stati una grande esperienza. Diversi produttori mi facevano visitare le loro riserve, e potevo toccare con mano che nel prodotto artigianale le differenze, se le sai percepire, sono enormi: lo stesso whisky, ma conservato in due botti differenti, ha profumi e gusti diversi.

C’è un fatto importante da ricordare: i piccoli produttori vendevano solo in distilleria e ad ogni cliente solo una bottiglia uscita da una determinata botte, bottiglie numerate!  

E siccome da una botte si possono ricavare più o meno 600 bottiglie, e chi compra in genere lo fa per bere e non per collezionare, oggi mi ritrovo con bottiglie che sono uniche al modo e che hanno un certo valore dal punto di vista collezionistico ma anche economico.

Altra cosa importante. In Scozia ho conosciuto dei ragazzi di Milano che andavano anche loro a caccia di whisky. Abbiamo iniziato a lavorare insieme. Viaggi bellissimi e pieni di scoperte. Con loro ho anche partecipato alla ideazione e alla realizzazione di una rassegna che si chiama “Milano Whisky”. Si svolge ancora, all’inizio dicembre: ha iniziato con 400 visitatori e oggi ne conta più di 5.000.

E poi al whisky si è affiancata un’altra collezione…

Eh sì, siamo più o meno nel duemila, quando hanno venduto la Gambarotta, che è sempre stata una fabbrica simbolo di Serravalle: oggi lo stabilimento è un cumulo di rovine. Ho pensato che di quella fabbrica non sarebbe rimasto più nulla, nemmeno la memoria storica e le testimonianze del lavoro.  E siccome aveva già una pratica come collezionista, ho iniziato a raccogliere cimeli.

Il mio primo interesse è stato per le bottiglie: cercare di raccogliere tutti i tipi messi in commercio dalla Gambarotta nei suoi cento anni di attività. Un’impresa molto difficile, non te lo nascondo, anche perché ovviamente chi acquistava i liquori lo faceva per berli, e allora… addio bottiglie!

Negli anni sono stati messi in vendita liquori con etichette sempre diverse, e dunque le bottiglie come oggetti da collezione sono davvero tante! Comunque, ad oggi possiedo più di 200 bottiglie, raccolte in tutta Italia, prima attraverso i mercatini e poi anche utilizzando ebay e altre piattaforme di e-commerce. Ad oggi, la bottiglia più antica che ho risale agli anni Venti.

Ma nella tua collezione non ci sono solo bottiglie, c’è molto di più…

Mi sono subito accorto che esiste molto altro materiale sul quale compaiono i marchi della Gambarotta, ad esempio l’oggettistica legata alla pubblicità o destinata a impreziosire le confezioni. Ho raccolto svariati oggetti in ceramica, ad esempio molti posaceneri, e poi molte serie di bicchierini da liquore, tutti rigorosamente marchiati Gambarotta e volte addirittura con il disegno del corsaro con la gamba tagliata!

Un altro oggetto che “andava” molto era il salvadanaio, ne ho recuperati diversi. Ma l’oggetto a cui sono più affezionato è un orologio, da muro, neanche a dirlo marchiato. È un orologio a corda ancora perfettamente funzionante. È di epoca fascista, degli anni Trenta.

Possiedo anche molte stampe pubblicitarie, alcune davvero belle.

Tornando alle bottiglie, ne esiste una dalla forma particolare che tutti conoscono…

Sì, quella della grappa Libarna, che è stata ideata nel 1966. Dal punto di vista collezionistico, su quella bottiglia c’è da sbizzarrirsi, perché se la forma rimaneva sempre la stessa le etichette sovente cambiavano, magari per piccoli particolari, ma cambiavano continuamente.
Qualche curiosità: per un certo periodo è stata prodotta anche la bottiglia da due litri, oppure la grappa denominata “cinque stelle” che veniva messa in vendita solo nei periodi festivi, soprattutto nei cesti natalizi, e aveva una etichetta tutta sua. Queste bottiglie in effetti sono piuttosto rare.

Esisteva poi la produzione di mignon, naturalmente, anche se devo confessare che la mia collezione qui è un po’ carente… Oppure la serie di confezioni da tre bottiglie da venticinque centilitri, una per ciascuna delle tre grappe classiche: la stravecchia, la grappa alla ruta e la botte d’oro.
Pensa che possiedo alcune bottiglie che ho mostrato a persone che hanno lavorato alla Gambarotta per molti anni e sono rimaste sorprese, non le avevano mai viste!

Siamo partiti dal whisky e con il whisky possiamo concludere questa chiacchierata, Il cerchio si chiude, perché anche la Gambarotta è legata al whisky…

Eh sì, la Gambarotta è stata anche una importatrice di whisky. Hanno iniziato negli anni Settanta, importavano almeno quattro o cinque marchi, in particolare blended malt, ossia whisky miscelato: sono prodotti ottenuti da grano soprattutto con l’aggiunta di piccole dosi di malto.La Gambarotta ha importato per una ventina di anni, sino agli anni Novanta: ovviamente io ho diverse bottiglie anche di questi prodotti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *