1951. A Serravalle Scrivia, un 1° maggio drammatico e imprevedibile
Quello che avvenne il 1° maggio 1951, a Serravalle Scrivia, fu davvero particolare e sorprendente. Volendo un po’ enfatizzare, potremmo dire che fu una giornata fuori dagli schemi, che seppe, certo inconsapevolmente, precorrere i tempi. Di sicuro fu una giornata in cui il senso della comunità riuscì a prevalere su tutto. Ma procediamo con ordine, e scopriamo insieme cosa successe.
SERRAVALLE E IL MOVIMENTO OPERAIO NEL DOPOGUERRA
Negli anni del dopoguerra Serravalle è uno dei centri più industrializzati della provincia. Gli addetti all’agricoltura, che in tutto l’alessandrino rappresentano quasi il cinquanta per cento del totale degli occupati, a Serravalle sono solo il 15 per cento. A prevalere sono gli occupati nel settore industriale: quasi il 60 per cento della popolazione attiva lavora nelle fabbriche del paese, tra cui spiccano la Gambarotta e la Fidass, industrie note in tutta Italia e destinate ancora per diversi anni ad uno sviluppo significativo.
I partiti di sinistra, in paese, sono molto radicati: alle elezioni del 1948 il Fronte popolare (socialisti e comunisti), che in provincia si è fermato al 25 per cento, a Serravalle sfiora il 40 per cento dei voti. Anche la CGIL può contare su un largo seguito: in paese è attiva una Camera del Lavoro che svolge una intensa attività sindacale e di iniziativa politica.
Per queste organizzazioni la giornata del 1° maggio è un appuntamento solenne: per l’occasione organizzano una manifestazione caratterizzata da un lungo corteo che sfila per le vie del centro accompagnato dalla banda e da carri allegorici e si conclude, tradizionalmente, con un comizio dai toni accesi. Naturalmente, anche il 1° maggio 1951 è stato preparato con cura, tutto è pronto per celebrare la Festa dei Lavoratori e della sinistra.
MONSIGNOR LUIGI GUERRA
Dal 1935 è parroco di Serravalle – una delle più grandi parrocchie della Diocesi di Tortona – Monsignor Luigi Guerra: sono anni difficili, in cui si passa rapidamente dal grande consenso per il regime fascista, alla guerra e all’occupazione nazista, all’eccidio della Benedicta, alla Resistenza e poi alla Liberazione. E sono anni, come abbiamo visto, in cui Serravalle cambia volto e diventa un paese a vocazione industriale e commerciale.
Monsignor Luigi Guerra è un sacerdote dalla personalità complessa. Marisa Camera, una serravallese “doc” che abbiamo intervistato qualche anno fa, così lo ricorda:
Abitavo dalla chiesa, e don Guerra lo vedevo tutti i giorni. Era un pezzo d’uomo, e sempre con il sorriso… Appena passava vicino… “Testone!”, e sempre con il sorriso. Me lo ricordo perché era di una gentilezza… e poi con quel sorriso… proprio da bonaccione, lui parlava con tutti, era disponibile con tutti”.
Anche i giovani che lo commemorano in un opuscolo stampato subito dopo la sua morte ripropongono questa immagine del “prete buono e sorridente”[1], e ricordano quell’abitudine di apostrofare tutti con il termine “testone”, probabilmente sintomo di un carattere se non burbero certo piuttosto introverso.
Ma questa è l’esteriorità, certamente importante, perché segno di un forte legame con la sua comunità. Tuttavia, don Guerra non è affatto un prete sempliciotto. Anzi, è un raffinato intellettuale. A soli ventisei anni, viene nominato vicerettore del Seminario di Stazzano, e poi, nel 1933, Rettore. È molto apprezzato come conferenziere e predicatore in ogni angolo della Diocesi e non si risparmia mai! Ha frequentazioni con figure di spicco del cattolicesimo dell’epoca che acquisteranno ancor più notorietà negli anni del pontificato di Giovanni XXIII: una per tutte, Padre Nazareno Fabbretti, all’inizio degli anni Cinquanta in esplicito e netto contrasto con le posizioni del Cardinal Giuseppe Siri e in seguito grande sostenitore delle tesi conciliari.
Anche riguardo alle questioni politiche e sociali Monsignor Guerra propone riflessioni piuttosto originali e, per l’epoca, assai avanzate. Nelle sue purtroppo brevi e incompiute Note spirituali redatte nel 1950-1951 scrive a proposito del movimento operaio e delle sue organizzazioni,
Coi miei comunisti come devo fare? Avvicinali, conoscili, fatti conoscere… AMALI… Fai in modo che capiscano che quando condanni il comunismo il tuo cuore è sempre aperto per loro.
Parole in cui pare di sentire la voce del don Lorenzo Milani di Esperienze pastorali, o quella, più accorata e quasi contemporanea alle riflessioni di don Guerra, della celeberrima Lettera a Pipetta[2].
1° MAGGIO 1951. TUTTA SERRAVALLE SI FERMA
Poco dopo le 20 di sabato 28 aprile 1951 Monsignor Luigi Guerra ha un malore improvviso. Viene assistito dalla mamma Angela, che vive con lui e chiama i soccorsi, ma non c’è nulla da fare. Alle 23,45 Monsignor Luigi Guerra spira a soli 54 anni. I funerali vengono organizzati per martedì 1° maggio.
Di fronte alla scomparsa di una figura così legata alla comunità serravallese, la Camera del lavoro, e i partiti Comunista e Socialista, che hanno già tutto pronto per celebrare la Festa del Lavoro, decidono che in segno di lutto la manifestazione sarà annullata.
Con lo sguardo dell’oggi quella decisione appare del tutto “normale”, come un atto doveroso e scontato. Ma nel 1951 non è così: non solo i rapporti tra la Democrazia cristiana e i partiti di sinistra sono al minimo storico, ma è freschissima, sul piano sociale e delle mentalità, la ferita aperta dalla scomunica dei comunisti sancita dal decreto della Congregazione del Sant’Uffizio del 1º luglio 1949 [3]. Ferita non di rado dolorosissima, perché lacera le famiglie, sconvolge le amicizie, rende difficili i rapporti di lavoro.
Anche il contesto internazionale è fosco, siamo in piena “guerra fredda”, il conflitto in Corea è appena iniziato e soffiano altri inquietanti venti di guerra.
Ma se questo è il quadro sociale e politico di quel maggio 1951, ecco che a Serravalle tutto sembra improvvisamente passare in secondo piano: il senso della comunità e del cordoglio popolare prevale senza alcuna esitazione sulla lotta e le divisioni politiche. Alle 9 del 1° maggio tutto il paese si riunisce intorno al feretro del parroco scomparso prematuramente:
Per tutta la domenica e il lunedì fu un susseguirsi di folla a visitare la salma: i suoi giovani non l’abbandonarono neppure di notte. […] I funerali, svoltisi il 1° maggio, riuscirono imponentissimi per la partecipazione di Clero – forse 150 sacerdoti – e di popolo e commoventissimi per la spontaneità del cordoglio [4].
Le fonti a stampa parlano di migliaia di partecipanti, confermate dalle poche foto disponibili. Il cordoglio per Monsignor Luigi Guerra, per un giorno, unisce coloro che all’epoca erano profondamente divisi.
Ecco, tutto qua. Una piccola storia locale che però vale la pena di essere raccontata e ricordata. Con l’aggiunta di una chiosa forse un po’ enfatica, come si è detto, o forse no: chissà se questa Italia sarebbe stata diversa, anche solo un poco, se in quei lunghi decenni, arrivati per lo meno sino alla caduta del muro di Berlino, storie di questo genere fossero state più numerose.
La società italiana ha vissuto momenti di intensa lotta politica e sociale, scontri e tensioni probabilmente inevitabili e a volte anche necessari. Ma in molte circostanze, anziché la contrapposizione frontale, l’intolleranza, la prevaricazione sino allo scontro violento, era forse possibile far prevalere altri sentimenti e altri comportamenti, in nome di quel senso della comunità che a Serravalle in quel 1° maggio seppe imporsi.
Impossibile saperlo, ma se in circostanze grandi e piccole la tolleranza, il confronto, la voglia di discutere e ragionare, financo la pietas, avessero prevalso… Chissà…
[1] L’opuscolo In memoria di Mons. Luigi Guerra è stato edito nel 1951 (o 1952) a cura del Comitato “Fondo Opere Parrocchiali” di SErravalle Scrivia, e ristampato nel 2022 a cura della Parrocchia di SErravalle Scrivia e dell’Associazione storico culturale serravallese e dell’Oltregiogo Chieketè.
[2] Cfr. Lettere di don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana, Mondadori, 1970 (poi Oscar attualità 1988), e recentemente ripubblicata in Don Lorenzo Milani, Duecento lettere. Nel centenario della nascita, EDB, 2023.
[3] Cfr Cesare Catananti, La scomunica ai comunisti: protagonisti e retroscena nelle carte desecretate del Sant’Offizio, prefazione di Andrea Riccardi, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2021.
[4] “Il Popolo”, 10 maggio 1951.