Il Museo della Resistenza e della Vita Sociale di Rocchetta Ligure
La Memoria va conservata. Coltivata e insegnata alle nuove generazioni. Affinchè non dimentichino chi fu capace di costruire, anzi ricostruire le fondamenta di questo Paese. Un biennio di sangue, paura, morte, gesti eroici e tanta speranza. Le date, quelle che non si scordano: 1943 – 1945. Un nome. Resistenza. Lotta armata ai nazifascisti da parte di tantissimi giovani che avevano deciso di sfuggire alla chiamata del regime fantoccio di Salò. Con il rischio della pena capitale a pendere sulla loro testa, ma con l’orgoglio di liberare l’Italia dall’invasore tedesco e dalla dittatura di Benito Mussolini.
Come tanti altri luoghi dello Stivale, anche la val Borbera fu teatro di scontri e battaglie. Bande partigiane che agivano tra Vignole e Carrega, nascoste sui crinali dei monti o tra i boschi che si stagliano ai due lati del fiume. La Battaglia di Pertuso, agosto 1944, il sacrificio di Feodor Poletaev a Cantalupo, i renitenti alla leva del 1943 di cui abbiamo parlato pochi mesi fa. Naturale che, anche in questi luoghi, potesse sorgere un luogo dedicato a quel periodo storico spartiacque. Si trova a Rocchetta, dentro Palazzo Spinola. Parliamo del Museo della Resistenza e della Vita Sociale della Val Borbera. A raccontarlo, Alessio Parisi, da oltre un anno direttore dell’ente. Una chiacchierata che, da oltre tre decadi fa, arriva sino al futuro prossimo. “Il Museo” esordisce “nasce nel 1990. In un borgo famoso per aver dato i natali a Umberto Lazagna Canevari e a suo figlio Giovanbattista”. Il partigiano “Carlo”, figura di spicco della lotta ai nazifascisti in alta val Borbera e, in seguito, consigliere provinciale a Genova e comunale a Novi. “La sede è sempre rimasta all’interno dell’antico palazzo, anche se, nel corso degli anni, ha spesso cambiato il suo percorso espositivo. Il nostro obiettivo primario rimane quello di raccontare la Storia non come fosse un manuale, ma in maniera dinamica”.
Il direttore afferma che l’idea è quella di staccare, in forma metaforica, dalle teche di esposizione tutti i documenti, le foto, le testimonianze dedicate alla Resistenza nelle valli del Genovese e del Basso Piemonte. “Questo, anche grazie alle tavole costruite da Manlio Callegari, Fulvio Fossati e tanti altri volontari. Senza dimenticare il preziosissimo apporto della Curatrice, Maria Cristina Pertica e del Comitato Scientifico. Ci occupiamo, soprattutto, di public history. Vogliamo dare ampio respiro alla Storia, andando oltre il semplice spazio museale. Una missione che perseguiamo attraverso conferenze, incontri, dibattiti, presentazioni di volumi sul tema. Il tutto, con il grande aiuto dell’Associazione Memoria della Benedicta, gli Istituti della Resistenza di Genova e Alessandria, la Cassa di Risparmio di Alessandria. Oltre, per alcuni eventi, all’Agenzia dei Veterani Americani e all’Ambasciata degli Stati Uniti”.
Una fitta rete di grandi e piccole realtà, capaci di operare insieme per realizzare molte iniziative di carattere nazionale e internazionale. Senza dimenticare un particolare non di poco conto. “Nel 1990, quando l’Ente aprì i battenti, eravamo il primo museo in tutta Italia dedicato alla Resistenza” spiega Parisi. Un orgoglio del territorio che vive, soprattutto, durante i mesi primaverili ed estivi. Quando la valle si apre al turismo, alla riapertura delle seconde case, agli amanti della natura e della Storia, appunto. “Il nostro lavoro, però, prosegue dodici mesi all’anno” continua il direttore “infatti collaboriamo a stretto contatto con le scuole medie e superiori del territorio. Sia per quanto riguarda i laboratori sia per le attività didattiche. Ovviamente, d’estate cerchiamo di massimizzare l’offerta per fare in modo che ne beneficino quante più persone possibili”. I convegni e le presentazioni alle quali abbiamo accennato, infatti, sono gli eventi di punta nei mesi caldi dell’anno. Intanto, il museo cresce. Nulla rimane immutato. Occorre restare al passo delle nuove generazioni. Coinvolgerle. Renderle protagoniste di un biennio lontano ormai quasi ottant’anni, ma sempre vitale per il Paese. Due anni che hanno posto le fondamenta per una democrazia solida, che divenne perno fondante della prima Comunità Europea una decina d’anni dopo. “Il tempo scorre e anche noi siamo cambiati. Le esigenze museali e del racconto della public history variano a seconda del pubblico. Inoltre, la nostra intenzione resta quella di allargare l’offerta anche alla…seconda parte del nostro nome”. Ovvero la vita sociale. “Di grande aiuto è il Centro di Documentazione. Il cuore storiografico che supporta il museo. Siamo orgogliosi di poter ospitare una biblioteca, tutta dedicata alla Storia della Resistenza, con documenti originali dell’epoca e testimonianze accessibili a tutti. Inoltre, come anticipato, alla Vita Sociale. Vogliamo dare maggiore risalto alla cultura popolare della val Borbera, raccontando gli antichi mestieri e la quotidianità a partire dagli inizi del Novecento sino agli Anni Sessanta”.
Decade che segna un triste cambio di passo per questa vallata, al confine tra Piemonte e Liguria. Lo spopolamento. La fuga verso le grandi città di pianura o in direzione di Genova. Il sogno di un lavoro migliore, maggiori comfort. All’inseguimento del boom economico. Il passato resta, ma il futuro attende questo piccolo gioiello incastonato dentro mura che profumano di storia. Alessio Parisi ci anticipa gli eventi dei prossimi mesi a Rocchetta. “In primavera il museo riaprirà. Ovviamente, l’appuntamento principale resta il 25 aprile, al quale dedicheremo una due giorni che verrà introdotta a marzo. Inoltre, avremo il piacere di ospitare la presentazione del volume di Santo Peli, autore ed ex docente di Storia Contemporanea all’Università di Padova. Mentre continueranno le conferenze e le giornate dedicate alle scuole. Quest’anno, avremo la fortuna di ospitare classi che arriveranno dal Levante ligure. Segno che il nostro lavoro è apprezzato anche fuori dal territorio provinciale”. E tra un ricordo degli eventi del 2023, dedicato al centenario della nascita e ai venti dalla scomparsa di Lazagna, e un laboratorio di fotografia aerea che racconterà la ricostruzione post bellica, Parisi non dimentica quanto sia importante fare rete. “La collaborazione, per esempio, con l’Associazione Memoria della Benedicta, sottolinea la nostra intenzione di lavorare ad ampio respiro con altri enti di altri territori. Si tende a pensare che la Resistenza resti dentro gli spicchi di piccoli territori. Noi vogliamo fare in modo che si dia importanza alla connessione tra vari luoghi che questo periodo storico ha avuto. E non vi è modo migliore che realizzare sinergie tra vari enti che custodiscono la Memoria per le future generazioni”.