Michele Bisio: palcoscenico e passerelle
Secondo alcuni ricercatori, le emozioni e le esperienze vissute dai residenti precedenti possono rimanere impresse sui muri sugli oggetti e in tutto lo spazio abitativo, creando un’atmosfera che i nuovi inquilini possono percepire a livello inconscio. Si tratta di un fenomeno conosciuto come “imprinting delle energie”.
Esistono diverse teorie sulla sua origine. Alcuni credono che sia dovuto alla memoria delle persone che hanno vissuto nella casa, mentre altri ritengono che sia causata dall’energia residua delle emozioni e degli eventi che si sono verificati al suo interno.
Comunque la si pensi, quella casa di via De Rossi a Voltaggio, almeno una certa “influenza” deve averla avuta sul suo ultimo inquilino Michele Bisio, insegnante di professione e artista per vocazione. Abbiamo in precedenza notato come il sacerdote in odore di santità Nicolò Olivieri che l’aveva abitata, potrebbe avergli ispirato la religiosità dalla quale sono scaturite le stazioni della Via Crucis di cui si è già detto lo scorso 29 marzo. Ma c’è di più. Forse non tutti sanno che, prima di abbandonare lo strumento per evitare distrazioni, il Servo di Dio Olivieri aveva coltivato con un certo successo lo studio del violino. Ebbene, sarà una coincidenza ma un’altra grande passione del nostro artista fu proprio la musica. Prediligeva però l’opera lirica e il balletto (che ha praticato con buoni risultati) e durante il suo lungo soggiorno milanese era diventato un assiduo frequentatore del teatro alla Scala. Non si limitava tuttavia al semplice godimento delle arie di Verdi o di Rossini. L’opera e i suoi protagonisti lo affascinavano a tal punto da voler fissare le loro sembianze e le loro emozioni attraverso i disegni dei loro abiti di scena.
Ne sono stati rinvenuti a decine dopo la sua morte: sfarzosi, dai colori vivaci e saturi, ricchi di accessori e soprattutto attenti alla storia, tali da integrarsi al carattere del personaggio e all’ambientazione. Tutti ordinati e catalogati,alcuni con precisi riferimenti perfino all’atto e alla scena. Perché si sa, pur restando fisicamente gli stessi, i personaggi, a seconda delle scene, possono mutare atteggiamenti e stati d’animo sovente rivelati e sottolineati proprio dai costumi. E quindi? Probabilmente a venirgli in soccorso è stata l’esperienza avuta con le statuine settecentesche del Maragliano delle quali aveva restaurati parte degli abiti. Proprio come quelle, anche i suoi bozzetti sono realizzati “a manichino”. La figura rappresentata, cioè, prevede la possibilità di essere abbinata ad un “set” intercambiabile di abiti.
Evidentemente gli abiti erano nel suo destino. Aveva imparato a distinguere e apprezzare i diversi tipi di stoffa nella merceria di famiglia dove si produceva anche maglieria su misura per la clientela. Alla fine degli anni Cinquanta, a Milano, aveva affinato le sue qualità frequentando l’Istituto d’Arte del Figurino per disegnatori di tessuti e di costumi. Queste esperienze si erano spontaneamente legate all’abilità innata nel disegnare soprattutto figure femminili e testimoniata dai molti ritratti che spesso eseguiva, oltre che con gli strumenti tradizionali, con la “matita sanguigna” difficile da usare ma che consente di mostrare l’anima del soggetto rappresentato.
La somma di queste sue sensibilità non poteva non condurre al campo della creatività e dell’immagine. Risale agli anni Sessanta del secolo scorso l’esordio di Michele Bisio nel mondo della moda. Una frequentazione non banale con una stilista di peso con la quale si era avviata una stretta collaborazione: Jole Veneziani.
Jolanda Anna Maria Veneziani è considerata infatti a buon diritto tra le fondatrici e mostro sacro dell’Alta Moda Italiana. Le sue creazioni si distinguevano per estro e profondo senso del colore. D’altra parte, basta dare un’occhiata anche solo ad alcuni delle decine di modelli realizzati da Bisio per apprezzarne l’eleganza delle forme la varietà e l’armonia dei colori.
Terminata l’esperienza con la Veneziani ne seguì un’altra con un coadiutore della stilista milanese, Enzo Sguanci con il quale avviò una lunga e proficua collaborazione favorita dal carattere semplice di Enzo che ben si confaceva all’indole di Michele Bisio.
Infatti, nonostante la sua tecnica magistrale tanto nel concepire quanto nel realizzare creazioni di alta moda gli avesse procurato una clientela internazionale, anche in virtù dei numerosi riconoscimenti ricevuti in giro per il mondo, Enzo Sguanci, poco incline alle luci della ribalta. seppe conservare spontaneità e amore genuino per il suo lavoro caratteristiche facilmente riscontrabili anche nella sensibilità e nell’arte di Michele Bisio.