Roberto Allegri consigliere comunale a Novi (1985 – 1990)
QUELLA VOLTA IN CUI CI SPIEGÒ I MOTIVI PER CUI LA STRADA IN COLLINA NON ANDAVA FATTA
Roberto Allegri, avvocato, uomo di cultura, conoscitore e studioso della storia di Serravalle e di tutto il novese è stato anche un pubblico amministratore. Dal 1985 al 1990 fu infatti consigliere comunale e capogruppo del Partito Liberale Italiano.
Parliamo di un quinquennio particolare per Novi: dal 1946 al 1985 la città era stata guidata dal Partito Comunista e dal Partito Socialista, ai quali, nei cinque anni precedenti, si era aggiunto il partito Socialdemocratico. Il sindaco era sempre stato espresso dal PCI, di gran lunga il partito di maggioranza, con consensi oltre il quaranta per cento. Un’alleanza che sembrava indissolubile, destinata a durare per un periodo di tempo tendente all’infinito. Ma la politica riserva sempre delle novità.
Nella tornata elettorale del 1985, Armando Pagella, Sindaco per ventidue anni, viene candidato in Provincia. Il PCI vorrebbe il subentro di Mario Lovelli, ma il PSI rivendica per un suo uomo la carica di Primo cittadino. Improvvisamente, l’alleanza non è più così solida.
Quell’anno, alle elezioni comunali, il PCI perde due seggi nel consiglio, allora composto da 40 persone: scende da 19 a 17. C’è spazio per una maggioranza diversa.
All’inizio sembra un’operazione impossibile, poi poco alla volta i tasselli vanno a posto. Nasce il pentapartito novese: Angeli Sindaco, Chessa Vicesindaco. Ventidue voti in consiglio comunale: sei del PSI, dieci della DC, due ciascuno PSDI, PLI e PRI. Uno dei due consiglieri del PLI è Roberto Allegri, che sarà anche capogruppo per tutto il quinquennio.
Ci aveva pensato a lungo prima di accettare la candidatura al consiglio comunale. Lui, serravallese a tutto tondo, aveva forti legami con Novi: lo studio, condiviso da sempre con Domenico Avanti, e la Società Storica del Novese, ente benemerito che nei decenni ha raccolto e messo insieme tanti pezzi di storia locale e ha avuto la capacità di evitare che si perdessero le tradizioni e gli usi delle precedenti generazioni, dialetto compreso.
Lo avevamo corteggiato a lungo, noi del piccolo PLI, per portarlo in lista: eravamo convinti che sarebbe stato un valore aggiunto, non solamente per i voti strettamente personali che poteva portare al partito, ma prima di tutto per la sua intelligenza e la sua capacità di mettere subito a fuoco un problema.
Come detto, il PLI confermò i due consiglieri che eleggeva dal 1975 e Allegri fu eletto insieme a me. Poi vide la luce la giunta di pentapartito , io divenni assessore, lui capogruppo.
Di quei cinque anni, frugando nei cassetti della memoria, mi piace ricordare un episodio che la dice lunga sulla cifra del personaggio.
L’assessore ai lavori pubblici era il compianto geometra Domenico Cattaneo, un libero professionista prestato alla politica, si direbbe oggi. In gioventù era stato anche un buon calciatore.
Cattaneo cullava da tempo l’idea di alleggerire il traffico che già allora pesava sull’incrocio vicino a Piazza XX Settembre aprendo una nuova arteria verso Serravalle, a monte di Via Raggio. Per essere più precisi, Cattaneo immaginava di allargare la strada del Castellone, che inizia nella parte alta di via Oneto e che era poco più di una strada di campagna al servizio di alcune cascine, per trasformarla in una via aperta al passaggio delle auto; un percorso che avrebbe tagliato la collina, con il conseguente disboscamento, fino a scendere sulla strada per Serravalle prima dell’incrocio vicino allo stabilimento Vosa, oggi DKC.
La proposta raccoglieva un consenso diffuso tra i gruppi di maggioranza e non solo, proprio perché sembrava una buona idea per risolvere lo snodo di piazza XX Settembre.
Quello che oggi verrebbe qualificato senza mezzi termini come uno scempio ambientale, negli anni ’80 veniva visto da molti come una scelta intelligente per migliorare la viabilità cittadina e rendere più appetibile e più fruibile quella che, a tutti gli effetti, è la prima collina novese.
Roberto e io avevamo un’abitudine consolidata: alla vigilia di ogni consiglio comunale ci vedevamo nel suo ufficio di Novi per l’esame dei punti all’ordine del giorno.
Mi esternò subito i suoi dubbi su questa strada in collina e mi disse che quella sera non se la sarebbe sentita di votare la proposta di Cattaneo: era la prima volta che capitava e, a mia memoria, sarebbe stata l’unica, perché Allegri aveva sempre dimostrato grande lealtà alla maggioranza di cui faceva parte.
Vi risparmio i dettagli, le telefonate con i colleghi di giunta per metterli al corrente eccetera.
La sera, in consiglio, Allegri, con quel suo eloquio semplice e chiaro che tutti gli riconoscevano, ci spiegò, con decenni di anticipo, che l’uomo non può continuare a distruggere la natura che lo circonda, che ci vuole maggiore rispetto per tutto quello che sta attorno a noi, e paventò i rischi a cui saremmo andati incontro, visto che la collina con i suoi alberi erano un vero e proprio baluardo per trattenere la discesa dell’acqua verso la città.
La nuova strada sulla collina fu riposta in un cassetto e non se ne parlò più
Roberto Allegri aveva lasciato una traccia importante anche nella gestione della vita pubblica novese.