ROSSI, Oratorio (della Santissima Trinità e di San Giovanni Battista)
L’oratorio della Santissima Trinità e di San Giovanni Battista è sede dell’omonima Confraternita.
Venne fondato il 24 giugno 1532 ed è comunemente conosciuto come l’oratorio “dei rossi”. L’appellativo deriva dal colore dell’abito che i confratelli indossano durante le funzioni religiose, il rosso appunto, simbolo della regalità di Cristo e del fuoco della carità, con cui la Confraternita assiste i pellegrini ed i carcerati.
L’attuale Oratorio della Trinità risale al 1727 (questa data è incisa sul libro aperto, tenuto tra le mani di San Giovanni evangelista, la cui statua si trova all’interno dell’Oratorio stesso) e costituisce un singolare esempio di barocchetto genovese.
Per il portale di ingresso sono state impiegate colonne di ordine dorico provenienti dalla vicina area archeologica di Libarna.
All’interno dell’Oratorio sono custoditi interessanti manufatti di artigianato sacro ad uso prevalentemente processionale, sopravvissuti alle requisizioni ed alla soppressione delle confraternite del 1804, ed opere d’arte “maggiore” di scuola genovese.
Si segnalano: il gruppo ligneo processionale policromo della Trinità e San Giovanni Battista (Battesimo di Cristo), risalente al XVIII secolo, opera dello scultore Luigi Fasce; la Sacra Famiglia con San Giovannino, dipinto ad olio di scuola genovese, databile tra il 1660 e l’inizio del ‘700, che si ritiene riconducibile al pittore genovese Valerio Castello od a suoi allievi; il baldacchino dell’altare maggiore, in legno e tela policroma, su cui è apposto lo stemma della Confraternita, opera risalente al secolo XVII; la pala dell’altare laterale destro raffigurante San Carlo Borromeo e San Francesco da Paola del XVIII secolo; il primo è il riformatore delle Confraternite in generale, il secondo è il santo la cui devozione si diffuse proprio tra le Confraternite della Trinità; la pala dell’altare laterale sinistro raffigurante la Madonna del Buon Rimedio ed i Santi Giovanni De Matha e Felice di Valois, fondatori dell’Ordine religioso della Santissima Trinità per il riscatto degli schiavi, cui la Confraternita è istituzionalmente legata; il quadro a destra dell’ingresso, raffigurante il Battesimo di Gesù, opera della scuola dello stesso Valerio Castello; il quadro a sinistra dell’ingresso, raffigurante la decapitazione del Battista, di scuola lombarda.
Sono da segnalare anche alcuni oggetti visibili solo durante le processioni: i tabarrini delle cappe, cioè le mantelline degli abiti della Confraternita, i broccati e gli argenti per uso liturgico scampati alle soppressioni napoleoniche del 1811.