FIRPO GIUSEPPE & C. S.r.l.
Per descrivere l’attività di questa Azienda utilizziamo un’intervista realizzata da “Magazine” al Signor Firpo Giuseppe Rinaldo
Signor Firpo, può descrivere in poche parole la sua azienda?
Siamo presenti nel settore dell’impiantistica elettrica dal 1977, la nostra missione è di offrire la massima sicurezza e la massima qualità al nostro cliente utilizzando tecnologie all’avanguardia nel settore e personale altamente qualificato. Le applicazioni sviluppate spaziano dalle cabine di trasformazione dell’energia elettrica distribuita in media Tensione dal gestore della rete nazionale ai quadri di distribuzione di impianto in bassa tensione, al cablaggio dei quadri a bordo macchina ed ai sistemi di automazione e controllo delle macchine operatrici. La progettazione è seguita direttamente dal nostro ufficio tecnico, il cui personale, costantemente formato, opera anche nei settori dei collaudi e verifiche strumentali e nel campo della sicurezza. La nostra Azienda è stata una delle prime del settore ad ottenere la certificazione del sistema di gestione della qualità da parte dell’organismo di certificazione IMQ e recentemente ha acquisito la certificazione per la nuova norma ISO 9001:2015; da pochi mesi abbiamo inoltre ottenuto anche l’autorizzazione a marchiare autonomamente i quadri destinati al mercato USA secondo la norma UL508A.
Opera solo a livello interregionale e nazionale?
No, abbiamo collaborazioni con i principali costruttori meccanici delle macchine operatrici in vari settori industriali (ad es. siderurgia, carta, vetro, macchine utensili, plastica, alimentare, trattamento dei rifiuti, farmaceutico, ecc.) che hanno portato i nostri tecnici di avviamento ad operare nelle varie parti del mondo.
Come valuta la crisi globale economica e produttiva che stiamo attraversando, dal suo punto di vista di operatore trasversale nel mondo industriale?
La crisi economica globale che sta interessando ormai tutti i mercati rappresenta purtroppo un problema concreto che non può essere sottovalutato; tuttavia, per quanto ci riguarda, posso affermare che, attualmente, grazie alla diversificazione dei settori operativi da me sempre ricercata e alle energie spese nel campo dell’innovazione tecnologica, non abbiamo ancora risentito pesantemente della situazione di incertezza dei mercati che affligge l’economia.
Limitatamente all’industria, quali pensa siano gli strumenti per reagire alla contingenza negativa ed alla concorrenza dei paesi emergenti?
Credo che il nostro sistema paese possa affrontare la crisi solo puntando su prodotti e servizi industriali ad alto contenuto di qualità ed innovazione: una delle caratteristiche positive del nostro carattere, come italiani, e del nostro DNA è proprio la capacità di vedere i problemi e le opportunità conseguenti in maniera diversa, con più fantasia e creatività. Se tali caratteristiche sono ben gestite e finalizzate in maniera adeguata possono fare ancora la differenza.
Non ritiene che sia necessario anche un approccio più coordinato a certe problematiche, legate ad esempio alla ricerca applicata e allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, che non possono essere gestite solo da un unico imprenditore?
Certo, penso che sia nei compiti istituzionali delle nostre organizzazioni territoriali informare e supportare nel dialogo e nella collaborazione ad esempio con le università e con altre aziende complementari a livello europeo, per rafforzare l’offerta di prodotti e servizi innovativi.
Sono al corrente che avete lavorato anche con il gruppo Ansaldo in diversi campi, ma sempre per applicazioni connotate dall’innovazione tecnologica, per tale motivo nel titolo dell’intervista è stato definito imprenditore dell’innovazione, può farci quindi una carrellata?
Certo, premettendo che anche dal punto di vista personale ho sempre cercato di studiare insieme al costruttore meccanico non solo le migliori soluzioni ma anche quelle innovative, proprio per conferire quel valore aggiunto ai macchinari ed alle applicazioni che si possono a questo punto definire “speciali” cioè il risultato di un progetto particolare di sviluppo. Una delle primissime è stata per una azienda di automazione di Alessandria, avevamo cablato un grosso quadro per il controllo di un motorino ad altissima velocità, che viaggiava senza cuscinetti a lievitazione magnetica, per una applicazione per la NASA.
Una seconda applicazione, e qui siamo agli albori dell’elettronica, riguardava la simulazione, con il CNR e l’Ansaldo, di un precursore di navigatore “satellitare”, che era infatti costituito da un plastico di una città abbastanza grande al di sopra del quale viaggiava una specie di carroponte dotato di un braccio con appesa una telecamera che, tramite un computer dotato di un sofisticato (per l’epoca) software, veniva comandato per percorrere la strada fino alla via di destinazione.
Altri due lavori importanti fatti subito dopo hanno riguardato 2 robot manipolatori per le centrali nucleari inglesi, uno era un robot “piastrellista” e uno “muratore”. Mi ricordo che era venuta anche la BBC a riprenderli. Anche questi costruiti con l’Ansaldo, che allora era leader sul nucleare in Italia, e anche con il CNR.
Un altro progetto iniziato ma subito bloccato dal referendum contro il nucleare era relativo ad un robot di rettifica dei tondini di uranio non ancora arricchito da mettere nei tubi dei reattori nucleari (per l’occasione ero andato nella famosa Zona Rossa tutto bardato come un astronauta!!!!!).
Sempre anni fa siamo stati i primi ad applicare il sistema CAD CAM alle macchine utensili collegate ad accoppiatrici, era uno dei primi impianti innovativi per l’epoca.
Abbiamo costruito assieme alla LINCOLN per più di 20 anni, robot automatici di saldatura utilizzati dalle più importanti industrie siderurgiche ed automobilistiche del mondo.
Abbiamo collaborato con l’azienda di Ansaldo che si occupa di celle a combustibile, per la costruzione di impianti che producono energia elettrica e termica dall’idrogeno sfruttando una reazione chimica e quindi non inquinanti, poiché l’idrogeno “verde” può essere a sua volta prodotto mediante energie rinnovabili ad esempio attraverso l’elettrolisi dell’acqua e ultimamente abbiamo iniziato, con un’Azienda leader, la costruzione di una macchina che utilizza il processo di pirolisi lenta per produrre energia elettrica.
Comunque di macchine particolari ne abbiamo costruito di tutti i tipi, dalla macchina che impaginava il libro delle pagine gialle, macchine rotocalco con controllo automatico a 12 colori, macchine accoppiatrici, anche linee complete per la lavorazione del vetro, linee per la trasformazione di bottiglie di PET (quelle dell’acqua minerale) in lana, sino alla macchina che incastonava i diamanti dentro le filiere per le trafile ed una macchina automatica per la rettifica della calibratura del foro fatto con il laser sul diamante della trafila e tante altre.
Avendo accennato all’esperienza pregressa sui robot, sono al corrente del Vostro coinvolgimento attuale anche in un Progetto molto interessante con l’Istituto Italiano di Tecnologia – I.I.T., che ha sede a Bolzaneto (GE). Può presentarlo brevemente?
La collaborazione con I.I.T. è nata a metà del 2008 per il fatto che la mia azienda era conosciuta anche in ambito genovese sia per la competenza che per la qualità degli interventi e, quando è iniziata la produzione della prima serie di robot umanoidi “RobotCub”, siamo stati scelti per dare un contributo, nella parte di nostra competenza, alle attività di cablaggio miniaturizzato.
Come prototipi, stiamo parlando di robot umanoidi nell’ambito di un progetto finanziato dalla Commissione Europea che si pone l’obiettivo di studiare il sistema della conoscenza umana attraverso appunto la realizzazione di questi robot dall’aspetto di un bambino di pochi anni dotati di una conoscenza artificiale. Ci può raccontare qualche particolare dell’esperienza fatta finora?
Il progetto RobotCub si basa sulla realizzazione di un prototipo di robot con le sembianze fisiche di un bambino di tre anni e dotato della capacità di apprendere. Questo robot utilizza per i suoi movimenti motori elettrici, sensori ed attuatori innovativi, la nostra attività è finalizzata alla realizzazione pratica dei collegamenti e delle interconnessioni elettriche di tutti i componenti dell’umanoide. Tale compito è reso estremamente complesso dalla miniaturizzazione dei componenti e dall’elevatissimo numero di sensori e attuatori da collegare. La nostra collaborazione con gli ingegneri ed i ricercatori dell’IIT, che hanno progettato il robot, ha portato alla realizzazione di parecchie unità complete e funzionanti grazie all’impegno dei nostri tecnici più preparati.
Certamente i risultati dell’utilizzo da parte di diversi centri di ricerca mondiali di tali robot consentiranno di effettuare importanti progressi nella comprensione dei complessi meccanismi che sono alla base della conoscenza e della intelligenza umana, lo può confermare?
Dalle mie visite ai laboratori IIT e dai colloqui con i ricercatori che vi lavorano ho sviluppato la convinzione che questo robot umanoide rappresenti un grande progresso per la ricerca, infatti realizza una sintesi tra molteplici discipline: meccanica, elettronica, controlli, nanotecnologie e neuroscienze, nel corso del suo cammino progettuale e realizzativo acquisirà capacità che lo renderanno sempre più simile all’essere umano. Una delle grandi innovazioni è rappresentata ad esempio dal brevetto che consentirà al robot di acquisire sensazioni tattili.
ICUB può adattarsi all’ambiente e quindi apprendere in maniera progressiva come fa un bambino?
L’obiettivo è proprio questo, fornire una piattaforma “open” ai diversi centri di ricerca europei, in modo che da questa collaborazione nasca uno dei sistemi più avanzati dotati di intelligenza artificiale in grado di apprendere dall’esperienza.