Il caso Bartolomeo Campora, un XX Settembre serravallese
La Regione Piemonte negli scorsi anni ha realizzato una vasta operazione di digitalizzazione di molte testate giornalistiche locali d’epoca. È una fonte di grande importanza per i ricercatori e per un sito come il nostro: lo è stata in via quasi esclusiva nei mesi del lockdown, quando le porte di Archivi e biblioteche erano sbarrate, e lo è naturalmente anche adesso.
E così, nel corso delle nostre ricerche, un po’ fortunosamente ci imbattiamo in un articolo inaspettato e misterioso. La testata giornalistica che ci capita sotto gli occhi non è infatti fra quelle pubblicate in Provincia di Alessandria nel XIX secolo, ma è stampata a Pinerolo. Però, che strano… Proprio nell’articolo di apertura, ecco comparire in bella evidenza, in prima pagina, un riferimento a Serravalle Scrivia! Che c’entra Serravalle con Pinerolo? Ci siamo incuriositi, ovviamente, e partendo da quell’indizio, piano piano, abbiamo ricostruito una strana storia articolata e complessa, epica e divertente allo stesso tempo.
Siamo nel marzo 1891, ci vogliono ancora decenni per la diffusione di radio televisione e rete internet, ma il fatto successo a Serravalle, al giorno d’oggi, ne siamo certi, occuperebbe tutti i talk show e le trasmissioni giornalistiche, impegnando giornalisti, blogger e raffinati commentatori.
E infatti anche a fine Ottocento, a ben guardare, la nostra notizia si comporta un po’ come accade oggi sugli onnipresenti social: come direbbe Faber, “vola veloce di bocca in bocca”, percorre strani e complicati rivoli e arriva, appunto, sulle pagine pinerolesi, anzi, occupa per due settimane consecutive l’intera prima pagina di quel giornale di sole quattro facciate (quasi tutti all’epoca avevano questa striminzita foliazione), per finire poi anche sulle austere pagine de La Civiltà Cattolica e su importanti pubblicazioni a stampa.
Ecco qui sotto, “illuminata” dalla lampada di un irriverente diavoletto, la testata del periodico pinerolese: lo sappiamo vi dirà poco! Eh sì, perché questo è solamente un tassello, e nemmeno il primo, di un puzzle i cui pezzi arrivano a Roma e a Novi Ligure, a Napoli e a Tortona, a Pinerolo e a Milano.
Noi stiamo recuperandoli con pazienza, cercando di ricostruire il puzzle al quale, già lo sappiamo, mancano diverse tessere. Però si intravvedono i protagonisti di un vero e proprio racconto d’appendice, con eroi risorgimentali come Felice Cavallotti, riviste di cultura, periodici e quotidiani di importanza nazionale, due Papi, Pio IX, quello di Porta Pia e del Non expedit, e Leone XIII, quello dell’enciclica Rerum Novarum.
Insomma, una specie di Porta Pia (la breccia aperta nelle mura vaticane il XX SETTEMBRE, che nel 1870 segnò l’annessione di Roma al Regno d’Italia, e alla quale sono dedicate decine e decine di piazze e vie delle città italiane) in salsa serravallese. Con annessi militari, borghesi, popolani e sacerdoti della valle Scrivia, giornali locali, i Seminari di Tortona e di Stazzano, gli eroi delle Guerre risorgimentali, e infine un parroco, Giuseppe Ozzano cui toccò reggere la Parrocchia di Serravalle per quasi trent’anni, e con lui il presidente di un circolo di reduci Serravallesi, il signor Campora, con tanto di salma, funerale, e ricordo postumo e, appunto, tanta, tanta Serravalle tra fine Ottocento e alba del nuovo secolo.
Insomma, ne sta nascendo un racconto, che vale la pena annunciare proprio nell’anniversario del XX settembre, presa di Roma; un racconto costruito sull’autorevolezza dei documenti, quando ci sono, e con un po’ di fantasia quando la documentazione viene a mancare. Un racconto del quale vi daremmo prossimamente qualche assaggio qui su Chieketè in attesa, in un prossimo futuro, di offrirvelo con “dignità di stampa”.