Ascesa e declino dell’attività industriale
Nel 2005 a cura del Rotary Club di Novi Ligure è stato pubblicato un’interessante monografia, curata da Natale Spineto ed edita da Mauro Traverso, dal titolo “Profilo storico di un’area industriale. Media Valle Scrivia e Piana di Novi“.
Giudichiamo questo studio di estremo interesse, perché ci permette di comprendere al meglio, quale sia stata quella sorta di parentesi economica, rappresentata da una sorta di epopea “economico industriale” vissuta da Serravalle a cavallo del XIX e XX secolo, modificando un quadro di fondo, attivo da secoli, a spiccata valenza commerciale. Detta connotazione specifica è infatti evidente fin dall’epoca romana. Nel 148 i Romani aprono la via Postumia per collegare Genova con la padana via Emilia. Le ragioni sono inizialmente dovute alla loro guerra di conquista a discapito delle popolazioni liguri. Ma successivamente, intorno ad un nucleo urbano preesistente si sviluppa Libarna, un centro importante per la sua funzione itineraria, strategica ed economico commerciale. La città vive il suo momento migliore fino al IV secolo, quando successivamente declina in seguito alle cosiddette invasioni barbariche già alla metà del secolo successivo. L’eclissi della Postumia crea problemi per i traffici genovesi. Per assicurarsi un percorso alternativo, necessario per creare buoni collegamenti al suo porto, Genova spinge la sua presenza oltre la Bocchetta, lungo l’intera valle del Lemme sino a Capriata. Da Gavi si scende a Serravalle, in territorio controllato da Tortona e da Milano, ma nel 1589, per evitare le forche caudine rappresentate da Serravalle e la sua formidabile fortezza costruita quasi a strapiombo sulla Scrivia, viene aperta la Strada Nuova da Gavi a Novi, che è in pieno possesso di Genova, e lì si sviluppa un importante centro di smistamento.
“Tutto cambia nel 1815 con il Congresso di Vienna, perché l’intero territorio si ritrova unito entro il Regno di Sardegna. Le novità che ne seguono sono tante, ma la più importante è rappresentata nel 1823 dall’apertura della Strada Regia fra Torino e Genova. Da Serravalle la strada corre lungo la valle dello Scrivia, scavalca il passo dei Giovi e scende nella valle Polcevera. Lungo questo percorso naturale viene condotta anche la linea ferroviaria che da Torino giunge a Novi nel 1850, ad Arquata nel 1851, a Genova nel 1853″.
Ragioni nazionali e sovranazionali spingono Serravalle e tutto il territorio del Novese verso una radicale trasformazione dell’attività economica. Le nuove vie di comunicazione ci sospingono, dal punto di vista industriale, ben oltre le medie presenti nelle altre aree della provincia. “Nel 1861 la struttura professionale della popolazione si presenta così: il 50% degli attivi lavora nell’agricoltura, il 35% nell’industria e il restante 15% nel terziario. Ma, nel 1911 quasi la metà della popolazione svolge un’attività professionale. E una popolazione nel suo complesso giovane e il ventaglio delle occupazioni che le si offrono si va facendo più vario. Il tasso di ruralità, sceso sotto il 40%, è molto inferiore rispetto a quello della provincia (64%) e lontano anche da quello del Piemonte (55%). Il tasso di industrialità è ora pari ad un buon 45%. La percentuale del terziario è ancora ferma attorno al 15%“.
“Per quanto riguarda il nostro paese, la collina da una parte e lo Scrivia dall’altra hanno sempre condizionato lo sviluppo topografico di Serravalle, facendone un tipico centro di strada. Così è stata Serravalle sino alla metà del secolo scorso, poi la sua pianta si è fatta più complessa. Per una popolazione che si è via via raddoppiata, si è rinnovato il già ricco patrimonio edilizio, caratterizzato dalla presenza di alti edifici, come si riscontra in tutti i centri con spazi carenti, ad esempio nella fascia costiera della vicina Liguria. L’edificato si è progressivamente espanso sino al vecchio cimitero e al casello dell’autostrada, convertendo ad uso abitativo l’area dello stabilimento Fidass, ha cercato nuove aree operando sbancamenti, si è inerpicato sulla collina, creando un quartiere di circa 1.500 abitanti a Ca’ del Sole e dintorni, ha infittito il Lastrico, sobborgo sulla riva opposta della Scrivia. La crescita esponenziale del traffico ha reso più difficile l’attraversamento di un abitato ora esteso per oltre un chilometro e la costruzione di una circonvallazione è diventata indifferibile“.
La presenza della Scrivia e del suo bacino idrografico è fondamentale per assecondare lo sviluppo industriale di tutto il territorio preso in esame. “Fra le industrie che della buona disponibilità d’acqua hanno fatto la ragione primaria della loro localizzazione, nell’ottocento hanno assunto una certa rilevanza le cartiere di Serravalle, che la derivavano dallo Scrivia, e più tardi il cotonificio di Vignole, collegato con una galleria lunga più di un chilometro a una diga sul Borbera. Non meno importante della quantità risultò talora la qualità, se è vero, come è vero, che l’eccellenza della seta bianca di Novi era in parte dovuta proprio all’acqua. Oggi il ricorso alla forza idraulica è un fatto consegnato alla storia; la buona disponibilità di acqua resta comunque uno dei più importanti fattori dello sviluppo industriale. Lo si rileva in tutti gli insediamenti e in tempi recenti è stata ragione decisiva per la Spad (Roquette) di Cassano (1962), il Delta (Europa Metalli) di Serravalle (1966) e la Campari di Novi (2003)”.
Il dinamismo industriale della seconda metà dell’ottocento a Novi si trova in parte trasmesso alla vicina Serravalle. Qui ha grande peso la presenza di un cotonificio di ascendenze ormai lontane, segnate dalla presenza dei Fratelli Gruber. Questa attività è stata favorita dalla possibilità di fruire delle acque derivate dalla Scrivia, in precedenza utilizzate solo a servizio delle cartiere. L’impianto è giunto a contare quasi 400 addetti; nel 1911 ne censisce 250. Mantengono un discreto livello occupazionale le Fornaci Bailo, Balbi, Traverso e Cabella, con un totale di 162 addetti. Nel 1906 hanno iniziato la loro attività la distilleria G.B. Gambarotta, la Luminosa e un’industria chimica impegnata nella produzione dell’acido tannico. Come evidenzia il loro indice di industrializzazione (posti di lavoro industriale ogni 100 residenti) elaborato sui dati censuari del 1911, i sette comuni hanno partecipato allo sviluppo con esiti assai diversi:
Comune Popolaz. Addetti % |
Arquata 3.347 207 6,18 |
Cassano 1.828 88 4,81 |
Novi 20.106 3.634 18,07 |
Pozzolo 4.613 346 7,50 |
Serravalle 4.019 655 16,29 |
Stazzano 2.021 157 40,32 |
Vignole 2.165 873 7,76 |
Totale 8.099 5.960 15,64 |
La presenza di fornaci è un elemento che caratterizza il nostro territorio fin dai tempi di Libarna. La produzione di laterizi è documentata dai ritrovamenti archeologici nel sito dell’antica Libarna dove esistono impianti fognari in terracotta ed i laterizi venivano usati per l’edilizia urbana; questo perché nel sottosuolo di tutta l’area circostante abbondano ancora oggi strati di argilla con ottime caratteristiche di plasticità e coesione, risorsa naturale che ha consentito per secoli là produzione del “cotto” in opportuni impianti. Anche nell’alto evo la presenza di fornaci è un dato certo (vedi Una fornace dell’ottavo secolo).
Queste attività ora assenti fanno sì che ci si ponga la domanda del perché si sia assistito all’improvvisa scomparsa dell’attività di produzione dei laterizi dopo il boom economico degli anni 60. E difficile individuare un’unica causa. L’ingresso nel settore di molti investitori attirati dal momento favorevole incrementò la capacità produttiva e di offerta di prodotto; il successivo calo del mercato, anche conseguente alla crisi edilizia in concomitanza della doverosa introduzione di piani regolatori di sviluppo e crescita urbanistica che di fatto rallentarono la richiesta, dilatarono i tempi di realizzazione delle opere in un momento di fortissimo squilibrio tra domanda e offerta. Non solo, ma nel mercato si affermò prepotentemente la richiesta di nuovi materiali: cemento, argilla espansa. Ciò contribuì ad un crollo dei prezzi che durò a lungo mettendo n crisi le piccole e medie industrie, non in grado di affrontare un’adeguata riconversione degli impianti produttivi. Per quanto riguarda l’industria alimentare, anch’essa scomparsa rimandiamo il lettore alle voci specifiche presenti nella nostra enciclopedia: Fidass e Gambarotta. Tuttavia nuove realtà industriali si insediano in paese. Oltre al già citato Delta (oggi HME), una storia interessante è quella della D’Amore e Lunardi che si può ricavare direttamente dal suo sito, dove è presente una breve cronistoria.
1865. La famiglia D’Amore inizia la commercializzazione dei metalli non ferrosi. 1945. Nasce la D’Amore & Lunardi S.p.A. che sviluppa una graduale espansione commerciale nel campo delle forniture navali, edili industriali.
1965. Esattamente a cento anni dall’inizio della sua attività, l’Azienda si insedia con i nuovi magazzini (100.000 mq ) a Serravalle Scrivia (AL), in una posizione strategica al centro del triangolo industriale Genova – Milano – Torino.
1989. Lo sviluppo dei consumi nel Sud Italia porta all’apertura di una sede meridionale, in prossimità degli stabilimenti di produzione, atta a commercializzare e rivestire i prodotti tubolari. Nasce così a Taranto la D’Amore Sud S.p.A. (70.000 mq).
1992. La D’Amore & Lunardi S.p.A. con sede a Serravalle Scrivia, ottimamente servita da connessioni autostradali, ferroviarie ed a brevissima distanza dai più importanti scali marittimi del Mediterraneo nord occidentale, è specializzata nella distribuzione in Italia e all’Estero di una vasta gamma di tubi d’acciaio saldati e senza saldatura, nel settore specifico delle condotte. Tutti i prodotti provengono da qualificati tubifici con elevate caratteristiche di qualità e conformità alle specifiche normative richieste. 1994. La D’Amore & Lunardi S.p.A. sempre sensibile alle esigenze qualitative dei propri clienti, qualifica il proprio sistema gestionale secondo le Norme ISO 9002; il costante impegno nel soddisfare la propria clientela ha permesso all’azienda di ottenere nel 2003 la certificazione ISO 9001. La D’Amore & Lunardi S.p.A., grazie ad una moderna impiantistica ad alta tecnologia, è in grado di fornire tutte le lavorazioni di finitura che qualificano il tubo a seconda dei diversi impieghi. La D’Amore & Lunardi S.p.A. può quindi soddisfare le più svariate esigenze di impiego di tubi d’acciaio destinati ad acquedotti, gasdotti, metanodotti, impianti chimici, alimentari, etc., con importanti prerogative commerciali al servizio della Clientela. La qualità dei prodotti, la grandissima disponibilità dal pronto, la rapidità di consegna, le ampie e diversificate capacità produttive nelle lavorazioni di finitura, fanno della D’Amore & Lunardi S.p.A., il punto di riferimento nella commercializzazione di qualità.
2012. La D’Amore & Lunardi Spa apre un deposito a Napoli per meglio commercializzare i propri prodotti nel Centro Sud Italia
2015. La D’Amore & Lunardi Spa compie 150 anni e la Camera di Commercio Italiana le conferisce il prestigioso riconoscimento di impresa storica d’Italia. Sempre sensibile alle esigenze dei propri clienti ed anticipando le richieste del mercato la D’Amore & Lunardi Spa ottiene dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il certificato di Centro Trasformazione Qualificato per le lavorazioni meccaniche sui tubi per impiego strutturale (micropali).
Nel 2000 si assiste all’insediamento della Metra, industria attiva nel settore dell’alluminio, dedicata alla produzione di estrusi leggeri.
L’industria che può vantare il record della longevità a Serravalle è la Saffo, oggi Solmine. Questo insediamento vede la sua apertura il 18 dicembre 1932. Saffo è un acronimo che sta per Società Anonima Fosfati Fosfo Organici.