Incredulità di Tommaso – dal Vangelo secondo S. Giovanni – traduzione in serravallese di Sergio Marchesotti
Sergio Marchesotti, classe 1939, è il terzo serravallese che si cimenta con il dialetto scritto, dopo Roberto Allegri e Gianni Bobbio.
Marchesotti è un autodidatta, ma è molto attento e preciso nelle sue traduzioni dialettali: a differenza di Bobbio, che in disaccordo con Allegri, utilizza un’ortografia leggermente differente, più affine a quello ligure e simile all’italiano, Marchesotti si rifà esplicitamente alla grafia fonetica adottata da Allegri.
Il suo maggiore impegno come culture del dialetto lo dedica da molti anni all’obbiettivo di completare il vocabolario, purtroppo lasciato incompiuto da Allegri, arricchendolo con nuovi lemmi e con la sezione italiano/serravallese; inoltre traduce testi in lingua serravallese, tra essi i quattro vangeli. Ha anche composto diverse poesie, molte dedicate a Serravalle e al suo territorio . Sono scritte in italiano, ma, su impulso di Chiekete, le sta ora volgendo in dialetto.
Qui vi proponiamo un passo celeberrimo tratto dal vangelo secondo San Giovanni: “L’incredulità di Tommaso”.

Giözu us fa véde ai dlscepuli
A sàja id kuél giurnu, è primu dàa zmàuna, màintre érnu serè è pòrte du situ dóunde is truvova i discepuli per timù di Giüdei, l’è gnüu Giözu, l’è statu in mèzu a lu dindu: “Pòze a vui!”. Ditu istu, l’à mustrò a lu è màun e è fìàunku. E i discepuli i giuirnu a véde u Signù. Giözu ug diza turna a lu: “Pòze a vui! Kmè è Pupa l’à mandò mi, àunke mi a màundu vui”. Ditu istu, l’à bufò e ditu a lu: “Risevài u Spiritu Sàuntu. A kuéli kì perdunerè i pekati, i saràun perdunè; a kuéli k’in ghe perdunerè, in ghe saràun perdunè.
Tumòzu Inkrédulu e krédàinte
Tumòzu, öin di dùze, ciamò Didimu, un’ea in ku lu kuande l’è gnüu Giözu. Ig dizàiva i ótri discepuli: “Emu visto u Signù!”. Ma leu g diza a lu. “S’an vedu intee sò màun u segnu dèe broke e an métu è me digu in tu segnu dee broke e an métu a me màun in tu so fìàunku, mi an kredu no”. Òtu giurni dopo i discepoli ernu turna in ka e u gh’ea in ku lu àunke Tumazu. L e gnùu Giözu a pente serè, l’e statu in mezu e ditu: “Poze a vui!”. Poi l’a ditu a Tumòzu. “Metakì u tò diga e guacia è mè màun; tàìnda a tò màun e metla in tèe mè fiàunku; e nu sta a ese ìnkredulu, ma krédàinte.
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Gesù appare ai discepoli
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono a vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.
Tommaso Incredulo e credente
Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù a porte chiuse, stette in mezzo e disse “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente.