Chieketè, come tutto ha avuto inizio
martedì 11 febbraio, ore 18 a Serravalle Scrivia, Assemblea dei soci di Chieketè
Il gruppo whatsapp si chiama Serra70. Nove partecipanti. Il nucleo forte è costituito dai nati nel 1956, poi un ragazzino del cinquantotto e due vecchietti del cinquantacinque. Tra i “padri nobili” di Chieketè c’è anche questo pezzettino di social.
Serra70, lo dicono il nome e l’età dei partecipanti, è costituito da chi era adolescente intorno al 1970 e che ha vissuto questa età a Serravalle. Ha un marcato senso di appartenenza e svolge il compito di ribadire la solidità di un rapporto di amicizia lungo cinquant’anni (il che non è poco, ammetterete), per il resto non è diverso dai mille e mille gruppi presenti nell’oceano dei social.
Nella primavera 2020 però, causa lockdown, i messaggi diventano più numerosi e si rievocano con più frequenza storie passate, personaggi e avvenimenti. Guarda un po’ quante cose succedevano a Serravalle… “Perché non facciamo un sito internet?”, inizia a scrivere qualcuno. Poi una discussione più lunga ed emozionante di altre fa scattare la molla. Telefono a Riccardo: “Facciamolo davvero, ‘sto sito…”.
Inizio a stendere un testo, lui lo rivede, lo limiamo ancora e ne esce un vero e proprio progetto: l’ambizione è quella di costruire una vera e propria enciclopedia!
Siamo ormai verso l’estate, non si può uscire, le modalità per comunicare sono il più classico telefono o la sempre più gettonata videoconferenza. Iniziamo a far circolare il nostro testo tra amici e conoscenti. I primi contatti non sono esaltanti, l’idea non entusiasma alcuni dei nostri interlocutori… Che sia una stupidaggine?

Non ci rassegniamo, proviamo ad andare avanti. La videoconferenza con Roberto A. prende una piega tutta diversa, il progetto gli piace, lo considera cosa sua da subito. Non siamo più in due, siamo in tre, andiamo avanti.
Videoconferenza con il Dirigente scolastico di Serravalle, altro “sì” convinto. Qui non si tratta più di una adesione individuale, ma della scuola! Che diventa una nostra compagna di viaggio decisiva e fondamentale.
Continuiamo con le telefonate e le videoconferenze, iniziamo a contattare le Associazioni, arriva qualche dubbio ma soprattutto tantissime risposte positive. Ed ecco Andrea, grazie a lui iniziamo a lavorare alla parte tecnica del sito. Poi entra in scena Renzo, poi Alberto, e grazie a loro l’aspetto informatico è sistemato. Il documento iniziale circola ancora, arrivano altre adesioni, da Serravalle e da chi abita ormai altrove. Enrico, dalla Sardegna, si aggiudica in titolo di “socio più lontano”. Benito diventa un collaboratore da decine di articoli al mese!
Non è possibile citare qui tutti coloro che hanno accompagnato Chieketè verso la nascita. Ma siamo in rete, si rimedia facilmente, basta andare a questo link ed ecco l’elenco completo di chi, da luglio del 2020, ha dato vita all’associazione; oppure spostarsi su quest’altra pagina del sito per poter scorrere l’elenco completo degli autori che nel corso di questi quattro anni si sono moltiplicati. Ormai viaggiamo verso le 100 “firme”, qualche collaborazione si è diradata, ma molte altre se ne sono aggiunte e l’elenco continua a crescere.
Ecco, questa è la cronaca quasi minuto per minuto della nascita di Chieketè.

Accanto ai fatti naturalmente ci sono le motivazioni, le ragioni e le riflessioni per un progetto ambizioso ma, vorrei dire, necessario. Ne parla Riccardo, nelle righe che seguono. Mentre scrivo ho già letto le sue riflessioni, a me piacciono, ma lui non è del tutto convinto, sta riflettendo se rivedere il suo pezzo o no.
Se sarà identico o diverso dalla prima versione lo sapremo solo io e lui.
Del resto la scrittura al tempo di internet è anche questo. Lascia poche tracce del suo sviluppo. Peccato. Però ha sicuramente qualche vantaggio: consente di ritornare sui concetti, rivederli, precisarli, discuterne insieme. Chieketè ora c’è ed è un lavoro di collaborazione, di rete, dove i singoli articoli, quasi sempre, non appartengono solo a chi direttamente li firma ma devono molto ad aiuti e consigli di tanti amici e collaboratori. Ed è, a me sembra, la sua vera forza.
Roberto
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Il tiro al bersaglio non mi piace. Voglio dire, prendiamo la nostra Serravalle. Le sue criticità le conosciamo tutti. Un paese letteralmente sventrato da grandi vie di comunicazione. Ma ve li immaginate i serravallesi del 1800? Arrivano alcuni forestieri, iniziano a prendere misure, fare rilievi, girano con mappe catastali. Sembra di vedere ‘Amici Miei’, quando in un paesino piantano una gazzarra boia segnando con delle “X” i portoni delle case. “”Qua tutto giù.” “Là a sud… cavalcavia!” “Da questa parte due colline da spianare.” “Ma come non lo sa Reverendo? Qua passerà l’autostrada delle Ginestre!”.
Ecco più o meno così. Solo che non era un film. Non lo è stato nel 1823, quando allargando l’attuale via Berthoud, tagliarono negozi e facciate delle case, e fu ancor peggio con la ferrovia nel 1852: lì le case le rasero proprio al suolo per far posto a un lungo viadotto con sopra i binari. Poi tornarono nel 1916 con un’altra ferrovia e nel 1935 con la camionale. Ancor oggi, poiché non c’è proprio più posto, ci scavano sotto i piedi per fare una terza ferrovia. E per i Serravallesi? Poco in effetti.

I più astuti di noi, anni fa, si son dati al commercio. Passavano le macchine e crescevano i negozi. La circonvallazione nel 1965 si rifiutò. Come fai a vendere il prosciutto se la gente passa da un’altra parte? Nèinte circunvalasiòun. E dunque avanti con le automobili! Venite a Serravalle a comprare! Venite, venite! Solo che alla fine le auto sono diventate così tante che fermarsi non era più possibile. Non ci si riusciva più. E così, qualcuno ancor più intelligente di tutti pensò che le vie di comunicazione servono, perbacco, ma ci vogliono anche i parcheggi! Meglio andar più al largo, fare nuovi esercizi, comodi larghi, con tanto bello spazio per parcheggiare e far due passi, meglio andare… si insomma, avete capito, sto parlando dell’Outlet.
Ma sto divagando. Serravalle piaccia o no, negli ultimi duecento anni è stata questa. Un posto dove ci vai perché ci si arriva facilmente, c’è lavoro, affitti e case che, ora, con tutte ‘ste macchine intorno, non costano molto. Ci vengono a stare in tanti. E poi intorno c’è anche del bel verde, dolci colline, servizi… da settant’anni ci vengono da tutto il mondo. Prima i veneti e i toscani, poi i calabresi e i pugliesi, poi i marocchini, gli albanesi e i rumeni, poi quelli neri, tutti con le stesse speranze, con la stessa voglia di vivere. E allora? Allora ci sono due possibilità. O vai muro contro muro. Oppure provi la strada del dialogo, perché la reciproca conoscenza garantisce la sicurezza di tutti.
E così ad aprile 2020, quando Roberto Botta, mi propone, durante il primo lockdown, di provare a costruire un sito web su Serravalle, accetto. Non si può solo denigrare questo paese. Serravalle è bella. L’ho provocatoriamente detto il 3 luglio del 2011 quando, da assessore, riuscii a chiudere il paese per qualche ora al traffico, rovesciando tutte le associazioni lungo il centro storico. E tutti videro Serravalle per quello che potrebbe essere. Altro che tiro al bersaglio, sputando nel piatto dove mangi. Serravalle è bella, bellissima, ricca di storie e di testimonianze. Basta guardarsi un po’ tutti negli occhi iniziando a parlarsi. Ma soprattutto tendendo la mano e ascoltando.
Riccardo
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Cosa è successo in questi quattro anni?
Il dato certo è che siamo tutti di quattro anni più vecchi. Non che questo aggiunga in saggezza e maturità, però, se invece di guardarci allo specchio, guardiamo al percorso di Chieketé, ci accorgiamo che questa strana associazione di strada ne ha fatta, e molta. Lo dimostrano i contatti quotidiani con persone che ci raccontano di aver letto qualcosa di interessante sul sito, di aver sfogliato con piacere un nostro libro a casa di amici, di aver applaudito a un nostro evento. Persone che ci dicono di consultare abitualmente il sito alla ricerca di informazioni sul nostro territorio. Insomma, Chieketé ha conquistato una sua collocazione ben precisa, garantendo affidabilità e autorevolezza: era quello che avevamo in mente quattro anni fa, anche se non eravamo affatto sicuri di riuscirci. Merito dei “quattro ragazzi” di allora? In parte sì. Ma soprattutto merito dei tantissimi che hanno aderito al progetto, come collaboratori, stabili o saltuari, o come semplici lettori.

Il resto è cronaca di questi quattro anni. Il sito è rimasto il fulcro dell’attività di Cheketé. Ha ormai superato abbondantemente il migliaio di articoli, che vanno dal “saggio” storico alla biografia, al veloce bozzetto di vita vissuta. Quasi subito a questo nucleo si è affiancata un’attività editoriale: pochi libri, ma studiati a lungo e concepiti con grande attenzione per la qualità, sia nei contenuti che nella grafica. E infine, una volta usciti dal tunnel del covid, qualche iniziativa “dal vivo”: presentazioni di libri, serate musicali, incontri culturali. E anche, cosa che ci inorgoglisce parecchio, la collaborazione con le scuole, per trasmettere ai più giovani, per quanto possibile, quanto c’è di bello e di originale nel nostro territorio.
E, a proposito di territorio, in questi quattro anni la nostra iniziativa ha suscitato l’interesse dei paesi limitrofi, spingendoci ad allargare, con la dovuta prudenza, il nostro raggio di azione da Serravalle al territorio dell’Oltregiogo, con il piacere di incontrare nuovi amici e nuovi collaboratori.
E per il futuro? Qualche idea ce l’abbiamo, ma la scopriremo a tempo debito. In un contesto sociale “liquido” come ai giorni nostri, un’associazione culturale come Chieketé vive in uno stato di quotidiana precarietà. Bisogna crederci, e contare sull’aiuto di tutti gli amici che ci hanno affiancato lungo la strada. Il resto arriverà.
Walter

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