La Val Borbera era la nostra Amazzonia. La strada Serravalle Rocchetta.
Forse l’articolo di giornale più remoto, in cui viene citata Serravalle, reca la data del 7 giugno 1872. Lo ritroviamo su una testata non più attiva, La Società, che aveva la sua sede a Novi Ligure, in vico della Misericordia.
Siamo nel pieno dell’Italia liberale post unitaria. Con un tasso di alfabetizzazione estremamente ridotto, prima che fosse promulgata la legge Coppino, nel 1877, seconda disposizione del Regno d’Italia in materia scolastica, i dati del 1870 sono infatti impressionanti: il 67,04% degli uomini non sa né leggere né scrivere e, ancor peggio, stanno le donne col 78,94%.
Ora quel articolo non solo ci dà notizia di un’opera viaria fondamentale per la Val Borbera, la Serravalle Rocchetta, ma anche come gli occhi della classe dirigente e istruita novese vedessero il mondo rurale delle nostre valli. Lo stile pomposo, tipicamente ottocentesco, proprio degli uomini liberaldemocratici di allora, oggi può far sorridere. I valligiani del val Borbera, infatti, sono visti né più né meno come le popolazioni indigene dell’Amazzonia, un atteggiamento, diremmo ora, francamente un po’ snob.
Dicemmo nel passato numero che la desiderata strada da Serravalle a Rocchetta Ligure si può dire ormai un fatto compiuto. I rappresentanti dei comuni costituenti il Consorzio, nella convocazione del 31 ultimo scorso procedevano alla nomina della Deputazione Consorziale, di cui eccone il risultato:
Gazzi cav. Pietro Presidente (di Serravalle nda), Cumo avv. not. Pasquale, Ferrari avv. cav. Carlo, Nicola Gerard e Maggiani not. Giacomo membri effettivi, Vernetti cav. Luigi, Remiti Domenico, Porta not. Agostino supplenti.
Chiamato nel seno di quest’assemblea l’ing. Rivera, autore del progetto della strada in discorso, questi espose con chiari ed evidenti termini i vantaggi che ne verranno da tale opera. I rappresentanti, convinti dell’utilità della progettata impresa accoglievano favorevolmente la proposta che lo stesso ingegnere faceva a nome della Società Industriale di questa città, dando intanto incarico alla Deputazione di intavolare trattative in proposito.
Cosi quest’opera darà nuova vita ad uno dei più estesi mandamenti del nostro Circondario, aprirà l’adito facile e pronto a luoghi ora affatto inaccessibili e quasi selvaggi, fornirà i voluti mezzi di esportazione alla legna da ardere, che in quei paesi straordinariamente abbonda, e porrà fine all’obbrobriosa segregazione di quelle oscure ed inospite convalli: sarà insomma questa strada non solo di sommo beneficio materiale reciproco a Novi e Rocchetta, a quei semplici montanari apporterà l’incommensurabile vantaggio della comunanza con abitanti colti e civili. Anche il nostro Sindaco cav. Vernetti, ha contribuito non poco colle sue vive e continue sollecitazioni a questa utilissima impresa.
La situazione sociale ed economica della valle viene ben fotografata da alcune note storiche presenti sul sito comunale di Rocchetta. Palese è il malumore nei confronti delle disposizioni amministrative di Urbano Rattazzi che, disegnando nel 1859 la provincia di Alessandria, a lui cara, cancella per sempre l’Oltregiogo legato storicamente alla Liguria.
Dal Mandamento di Rocchetta ogni anno partono per Genova e Novi 13.000 ettolitri di vino, 5.000 quintali di uva, oltre 10.000 quintali di carbone e 4.000 di castagne, ed entrano grandi quantità di prodotti irreperibili localmente, ma le condizioni diventano sempre più pesanti e, come si legge in una delle numerose relazioni tecniche allegate alla richiesta di interventi, scritte tra il 1852 e il 1869, la popolazione paga “ormai la legna da ardere e il carbone di legna a più caro prezzo che a Genova, Alessandria, Torino”. L’alessandrino Urbano Rattazzi, nel 1859, riorganizza la struttura amministrativa del Regno Sabaudo, suddividendo il territorio in provincie, circondari, mandamenti e comuni, consegnando all’Italia Unita, nel 1861, il Mandamento di Rocchetta esteso 212 Kmq, dalle vette dell’Antola, con le Tre Croci, il Carmo, l’Ebro e il Giarolo, ai confini con i circondari di Genova, Bobbio e Tortona: oltre la quarta parte dell’intero Circondario di Novi, divenuta una suddivisione della Provincia piemontese di Alessandria con sette Mandamenti (Capriata, Castelletto, Gavi, Novi, Ovada, Rocchetta e Serravalle) in funzione fino al 1926. Il faticoso e forzato percorso della giurisdizione territoriale, è sancito in un decreto del 1863, quando i paesi dell’Alta e Media Valle, ancora oggi alla ricerca del riconoscimento dell’identità storico culturale comune, possono aggiungere al loro nome, il suffisso ‘ligure’. Ma è una piccola consolazione che consegna alla memoria lo straordinario passato tramontato definitivamente.
Nonostante le evidenti necessità commerciali e di collegamento e i numerosi progetti presentati per la costruzione di strade, l’isolamento, comincia a generare i suoi effetti inasprendo drammaticamente i problemi delle comunità uscite con grave ritardo dal lungo feudalesimo ed esponendo all’emarginazione, all’esodo, all’emigrazione, l’intero territorio e la sua popolazione. La rete di sentieri che si diramano in tutte le direzioni, che storicamente ha unito queste terre di confine e incrementato i redditi agricoli con gli scambi commerciali e le emigrazioni stagionali verso le coltivazioni e le risaie del vercellese e della Lomellina, non può supportare i nuovi assetti politici, amministrativi ed economici.
Per quanto riguarda Serravalle, che deve ovviamente partecipare alle spese, il 5 ottobre 1876, sempre la testata giornalistica La Società quantifica l’importo stanziato in lire 35.000.
Comunque sia, il Bollettino di Notizie Commerciali n° 13 (Roma, 29 gennaio 1879), a cura del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio segnala infine che è realizzata “con compiacenza l’apertura di una nuova strada consortile provinciale fra Serravalle e Rocchetta Ligure”.
Nell’autunno 1879 l’opera venne formalmente inaugurata (da La Patria; geografa dell’Italia: parte prima, introduzione generale,. Ed Utet, 1893).
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