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Ricordo di Giacinto Guareschi all’Accademia Ligure di Scienze e Lettere

Giacinto Guareschi

Giacinto Guareschi fu provveditore agli Studi di Alessandria, docente universitario, primo Sindaco di Serravalle Scrivia dopo la Liberazione e poi, per tutto il resto della sua vita, testimone civile del dramma della deportazione nel ricordo del sacrificio del figlio Marco, deceduto a Mathausen, e di tutti i ragazzi catturati e trucidati alla Benedicta. A questo link una sua biografia dettagliata.

Guareschi si si iscrisse nel 1927 all’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, storica Istituzione culturale genovese le cui origini risalgono alla Repubblica Ligure (1798).
L’Accademia, Ente morale tuttora attivo, si propone “di contribuire con studi, pubblicazioni, conferenze e col conferimento di premi e di borse di studio al progresso sia delle scienze fisiche, naturali, matematiche e mediche, sia di quelle morali, storiche, letterarie e giuridiche”.
Sulle pagine del vol. XXXIV degli “Atti” (1978) venne pubblicato un ampio omaggio a Giacinto Guareschi, socio dell'”Accademia” per cinquant’anni, a firma di Giuseppe Rizzitelli, suo allievo e coautore di alcuni suoi lavori.
Lo riproponiamo qui, per cortese concessione della Presidenza dell'”Accademia”, nell’anniversario dell nascita di Guareschi.

GIACINTO GUARESCHI (1882-1976)
Tocca a me l’alto onore di ricordare la vita e le opere di un grande Maestro, Giacinto Guareschi, che illustrò con l’opera sua l’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, a cui apparteneva dal 1927. Si spense nelle prime ore del 9 agosto dello scorso anno. La notizia della sua fine destò ovunque il più vivo compianto e non posso descrivere lo schianto del­l’animo mio per tale perdita, che mi privava di un maestro al quale ero legato da una venerazione ed ammirazione che nacquero spontanee in me il giorno, ormai lontano, in cui lo conobbi di persona nell’occa­sione della mia laurea, e che andarono poi ingigantendo a mano che mi si rivelava, nei suoi vari aspetti, quella grande e austera figura di uomo, di padre e di studioso. Perse suo figlio, Marco, il suo unico figlio, nei campi di sterminio di Mauthausen. Questa tragedia è un elemento da sottolineare, perchè, ciò nonostante, Egli dette sempre prova, in ogni occasione, di moderazione e di equilibrio, fattori che qualificarono in ogni momento della sua vita la sua nobile figura.
Giacinto Guareschi nacque a Torino. A ventidue anni conseguì la laurea in Matematica nell’ateneo Torinese. Fu assistente universitario, per nomina ministeriale, prima a Torino e successivamente a Pavia. Vincitore di concorso per la cattedra di matematica e fisica nella scuola secondaria, fu prima professore a Lucera, successivamente a Cor­reggio, ad Alba, a Genova presso il liceo D’Oria. Fu anche provvedi­tore ad Alessandria (1936) per un breve periodo e preside reggente a Novi Ligure. Successivamente preside, con lettera ministeriale, al liceo Colombo di Genova (1939-1950), dove rimase fino al pensiona­mento. Libero docente, maturo all’insegnamento superiore in analisi algebrica, fu sempre incaricato dall’università di geometria prima e -successivamente di istituzioni di matematica per chimici. Docente scru­poloso ed esauriente nelle sue lezioni, riuscì a non staccarsi mai dalla realtà delle applicazioni della, matematica alla fisica ed alla chimica in particolare.
La sua produzione scientifica fu veramente imponente ed acuta, ricca di idee nuove ed originali e di eleganti applicazioni.
Mi limiterò a ricordare alcuni lavori tra tanti :
1)             Estensione della regola di Ruffini al caso della divisione di un P(x) per una potenza qualunque di a: — a (1926).
2)             Estensione dell’equazione Pitagorica ad una risoluzione ele­mentare di una categoria di equazioni indeterminate (1928).
3)             Un concetto di derivazione delle funzioni di più variabili reali più ampio di quello della derivazione parziale (1933).
4)             Estensione ad insiemi più generali delle varietà topologiche del teorema dato dal Severi sulla variabilità continua dello spazio tan­ gente ad una varietà di Jordan a punti tutti semplici (1940).
5)             Partendo dai concetti di iperderivata direzionale e di iperdifferenziabilità totale, introdotti dal Severi, fornisce un metodo per il calcolo effettivo dei coefficienti degli iperdifferenziali totali delle fun­zioni di più variabili reali (1941).
E tanti altri lavori che interessano l’algebra, la geometria alge­brica e differenziale, la geometria analitica e proiettiva.
Si tratta di memorie e di note presentate in massima parte da Gino Fano, E. Laura, G. Fubini, T. Poggio, F. Severi all’Accademia delle scienze di Torino, all’istituto Veneto delle scienze, lettere ed arti, alla Reale Accademia d’Italia; di recensioni veramente accurate e coscien­ziose: da rilevare la recensione dell’opera di F. Severi, Elementi di geometria, edizione completa, vol. II, e la recensione dell’opera dell’au­striaco Eugen Netto (1928).
Egli fu autore di pregevoli lavori di cui ancora oggi si potrebbe utilmente far menzione.
Si tratta comunque di una produzione che non sempre venne con­siderata nel suo giusto valore, nè giudicata con spirito sereno; produ­zione che rivela una fine e rara perspicacia, un senso critico elevatis­simo ; all’onestà della ricerca e delle citazioni si aggiunge la lucidità dell’esposizione.
Egli fu un benemerito della scuola: per oltre un cinquantennio nei licei e nella università profuse i tesori del suo sapere senza altro desiderio, senza altra mira che quella di giovare ai giovani.
Insegnò pure alla cattedra di Matematiche Complementari, che era molto indicata per lui, grazie ai vari studi che aveva fatti sui fonda­menti della matematica e sulle questioni didattiche connesse.
La vita dell’insigne Maestro scomparso fu semplice e modesta al più alto grado: basti dire che a Serravalle abitava con la Consorte in un piccolo appartamento davvero senza pretese.
Nella bella stagione si trasferiva sulla collina serravallese in una casetta di campagna: in questa specie di romitaggio egli trascorreva ore serene, anche se non felici, con i suoi studi prediletti.
Per 1’integrità del carattere, per la bontà del suo cuore il Guareschi merita davvero di essere preso come esempio da tutti, come mo­dello di cittadino generoso, operosissimo che dedicò, con sempre giova­nile entusiasmo e disinteresse, alla scienza ed alla scuola, tutto di sé, dico tutto, come maestro e come padre, conservando sempre una supe­riore serenità, nonostante i gravi lutti di famiglia.
Giuseppe Rizzitelli