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Arquata. Storia di una scala e di un forno 



Ad Arquata Scrivia il centro del paese è attraversato oggi da Via Libarna, già Via Umberto I, aperta dal regio esercito sabaudo intorno al 1820. Il nucleo più antico del paese si trova, però, appena più in alto all’inizio della collina che risalendo arriva sino all’antica torre, tutto ciò che rimane di un castello che difendeva il paese.
La parte medievale del paese è tutt’ora intatta nell’impianto architettonico anche se molto rimaneggiata. Nonostante sulle facciate delle case si aprano autorimesse e qualche improbabile terrazzo, l’impressione che se ne ricava è molto suggestiva. Percorrendo la stretta Via Interiore parallela a Via Libarna, circa a metà, si trova la chiesa di San Giacomo.

Via Interiore, Chiesa di San Giacomo

Di fronte ad essa si apre una larga scalinata che sale sino all’oratorio di Nostra Signora Assunta, sede della Confraternita dei Disciplinanti di Santa  Maria nata intorno al 1400. I Disciplinanti di Arquata, primi fra tutti nella zona, si aggregarono all’Arciconfraternita Romana del Gonfalone, ricevendo in concessione privilegi papali (Bolla Pontificia del 4 giugno 1607 ). Nel 1868 il sodalizio venne ridenominato Confraternita di San Carlo Borromeo in quanto si era uniformato alla “Regula Mediolanensis”, approvata dal II Concilio Provinciale di Milano svoltosi nel 1569 sotto la presidenza di S. Carlo.

La scala prima del recupero del 1993


La scala è posta nella cosiddetta Contrada del forno. Infatti su di essa, a sinistra guardando l’Oratorio, si apriva e spandeva il suo odore di pane il forno più antico del paese. Il forno degli Spinola, signori di Arquata dal 1313 al 1797.
La prima notizia che ci è giunta parla di Giovannino del fu Bertolotto, panettiere in Arquata, che il 25 novembre 1366 procedeva alla permuta di un terreno posto in Fossato di Rile (attuale Via Regonca ) con un altro posto in luogo detto I Sedimi dei Peirano  
 …pecium unam terre iacentem in posse Arquate loco ubi dicitur fossatum Rili cui coheret ab una parte ipse Iacobus ab alia heredem condam Oberti baralis de Arquata, in testa Iacobus Basalisterius ed inferius Iohannes de Bruxarato de Arquata…..una pecia terre ortive iacentis in dicto posse loco ubi dicitur ad sedimina peironorum…. “ (1)
Sappiamo invece che la Chiesa di San Giacomo, dirimpetto alla scala,  trova la sua prima citazione in un frammento di atto notarile, del 1231 che nomina un terreno posto  “ …infra ecclesia Santi Iacobi.”  e che nel 1234 era retta quasi certamente da Padre Nicola. (2)  
Ancora oggi questa zona è denominata Contrada del forno.
Quindi, anche se nulla sappiamo del forno di Giovannino, è lecito pensare che esso potesse risiedere all’interno delle mura che difendevano l’attuale Via Interiore e, forse, dove si trova ancora oggi.  
Allegro Angelo, una delle voci storiche di Arquata Scrivia, riporta un documento notarile del 1548 reperito nell’archivio parrocchiale redatto dal notaio Quaglia nella zona di fronte alla chiesa principale che cita il luogo denominandolo “contrada del forno”.

La scala durante la notte delle candele

Dallo “Stato delle Anime”, redatto nel 1592 dal reverendo Giacomo Chiodi di Salle apprendiamo che in tale data sono fornai Marco Antonio Zerbi di 35 anni sposato con Mariola e Antonio Barile sposo di Valentina di anni 50, abitanti nel Borgo Interiore. (3)
Il 10 settembre 1678 il notaio Antonio Clerici redige atto di locazione e  il forno viene concesso dal Marchese Spinola, per “fare impresa del pane da vendere”, a Pietro Antonio e Biaggio Gropelli  per lire 260 di Genova (4).  
Nel 1708 è  fornaio Nicolosio Patri del fu Andrea, che si lamenta di come l’introduzione delle nuove misure della Repubblica di Genova lo penalizzino nella vendita del pane
Il 24 settembre 1773 un editto del Marchese Ferdinando Spinola, ultimo membro della casata di Arquata,  specifica “Obblighi, incombenza e proventi del Furnaro” :
1° – Sarà obbligato di cuocere il pane a tutti indistintamente, per renderlo per quanto possibile ben cotto……..
2° – Che del gabellotto del pan venale, o altri panettieri che con il di lui consenso fabricano pan venale, non possa esigere più di soldi otto per ogni cotta, oltre la solita necessaria quantità di legna
3° – Che dai particolari che fabricano pane per il loro uso, e di loro famiglia, non possa pretendere più di soldi quattro per cotta…..
4* – Che sia obbligato di cuocere pane gratis per uso della Nostra Casa, e di Famiglia, quando siamo nel Feudo, così pure quella del nostro Magnifico Commisario, e Agente nostro Camerale…..
(5)

Intorno al 1820 il forno viene ceduto dal marchese Spinola alla famiglia Ponta che produrrà pane in Via Interiore ininterrottamente sino al 1956.  
Dopo di allora i Ponta proseguiranno la loro attività, funzionante ancor oggi, al di fuori della via medievale.
Oggi la scala viene utilizzata per la sua valenza di splendida quinta naturale per varie iniziative:
essa ha ospitato mostre di pittura, installazioni in occasione delle festa delle candele, statue all’aperto per celebrare il Natale e la Pasqua. Su di essa vengono ricordati il 25 aprile i partigiani della nostra zona.
La sua posizione stretta tra le case ha permesso anche l’esecuzione di concerti di musica lirica e jazz.
La bellissima acustica della chiesa dell’Oratorio di Nostra Signora Assunta è stata sfruttata per concerti vocali e strumentali; all’interno si trova un organo del settecento restaurato nel 2023 per la ostinata tenacia del Professor Claudio Desirello allora priore della Confraternita di San Carlo.



NOTE

(1) L.C.Bollea Cartario pag 332 doc. LXXIII citato da Lorenzo Tacchella Arquata Scrivia nella storia dei feudi imperiali liguri pag. 46

(2) Lorenzo Tacchella  Arquata Scrivia nella storia dei feudi imperiali liguri pag.189,238

(3) Ibidem pag. 294,295

(4) Ibidem pag. 308

(5) Ibidem pag. 165


Un pensiero su “Arquata. Storia di una scala e di un forno 

  • Caterina

    Saper guardare quello che ci circonda ed apprezzarlo per quel che ci trasmette è un “dono” ma saperne cogliere le sue potenzialità è una “dote”.

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