MARTINI, Renato “Billi”
Maratoneta, insegnante (Tortona, 12 novembre 1949 – Novi Ligure, 27 dicembre 2016)
Alla fine degli anni Sessanta, è facile vederlo mentre si allena lungo i viali di Novi Ligure. Anzi, vederli, perché al suo fianco quasi sempre pedala, unico modo sensato per tenergli dietro, padre Vincenzo Podestà, il frate francescano che qualche anno dopo aderisce alla Comunità di base di Oregina, a Genova, dove non di rado capita di incontrare anche il protagonista della nostra storia.
Renato Martini, Billi per gli amici e per gli appassionati di atletica leggera, nasce a Tortona nel 1949, ma la sua famiglia è novese e il futuro olimpionico a Novi cresce, vive, impara a correre, e infine si dedica al suo lavoro, insegnante di educazione fisica amato e apprezzato.
Non molto alto (un metro e settantadue), mingherlino (pesa 58 chili alla vigilia delle Olimpiadi di Monaco) si dedica, giovanissimo, alle corse sulle grandi distanze, alternando le gare su pista con il cross (in quegli anni definito più semplicemente corsa campestre). E sarà sempre così, anche negli anni dei grandi successi. Del resto, in una intervista della primavera 1972, confessa di preferire il cross alla pista “perché saltare tra i fossi, camminare sui campi arati, sporcarsi di fango lo fa sentire libero, gli dà modo di esprimere la propria fantasia in gara”[1].
La stampa Novese e alessandrina, ma anche quella nazionale, inizia a occuparsi con insistenza di Billi Martini nel 1967, quando l’atleta novese è appena diciassettenne. Sono proprio gli anni nei quali
lo si poteva dire ancora un ragazzino, quando correva con i colori dell’ACSA, allora ai primi passi, e dominava le gare del CSI zonale.
Lo si poteva vedere, seguito da Padre Vincenzo, in bici con la tonaca svolazzante e la voce sempre per aria, e Renato in tuta a sciropparsi chilometri e chilometri di viali e di ippodromo, e si preparava a dominare gare di varia distanza a Pontecurone, a Tortona, a Serravalle, altrove[2].
Nonostante un infortunio muscolare piuttosto serio che lo tiene lontano dalle gare per buona parte del 1968, i successi da juniores sono molti, prima nelle fila della piccola società sportiva novese e poi come tesserato per l’Atletica Libertas Alessandria. Tra essi vale la pena ricordare i titoli di campione piemontese juniores di corsa campestre nel 1968 e 1969 e il secondo posto sui 3.000 metri ai campionati italiani assoluti juniores.
Terminate le scuole superiori, Renato si iscrive all’ISEF nel capoluogo piemontese e viene tesserato per il CUS Torino, società dove inizia la sua carriera nella categoria seniores. Nel CUS avviene l’incontro con Franco Arese, destinato a diventare una figura fondamentale per il giovane atleta novese (“mi mancava una cosa che io ritengo determinante, cioè un punto di riferimento, che ora qui a Torino invece ho, ed è Franco Arese” dirà Billi in una intervista del 1970[3]).
Martini anche nella categoria seniores continua da alternare la pista con il cross, e continua a ottenere successi. Nel 1970 è secondo agli assoluti di corsa campestre e terzo nei 10.000 ai campionati italiani. L’anno successivo, a soli ventuno anni, vince il tricolore nella corsa campestre, ma è costretto a interrompere l’attività a causa delle prime avvisaglie dei problemi ai tendini che renderanno così breve la sua carriera.
Si riprende però velocemente, e agli assoluti su pista del 1971 è di nuovo terzo nei 10.000 metri. Subito dopo si cimenta per la prima volta in una gara di maratona, quella valida per il titolo italiano, dove giunge quarto.
Le vittorie e le grandi prestazioni continuano ad arrivare numerose: chiude l’anno vincendo una classica campestre, quella dei “Cinque Campanili” a Dronero, ed inizia il suo fantastico 1972 classificandosi tra i primi nella super classica “Cinque Mulini” e confermandosi campione italiano di cross.
Subito dopo si dedica con particolare impegno alle gare in pista e alla maratona, con l’obiettivo di ottenere la convocazione per le Olimpiadi. Che puntualmente arriva, in particolare grazie al terzo posto conquistato nella Maratona di Busto Arsizio.
Le Olimpiadi 1972 si svolgono a Monaco di Baviera e sono tristemente note per il massacro di 11 atleti israeliani ad opera dell’organizzazione terroristica Settembre Nero. Renato Martini partecipa alla maratona e conquista un onorevole 24° posto. Un risultato molto lusinghiero per un atleta non ancora ventitreenne. Tutti pensano che sia la sua prima olimpiade, e invece sarà l’ultima.
Dopo la positiva esperienza olimpica arrivano molti risultati di prestigio: in particolare subito dopo il rientro dalla Germania vince la maratonina di Rovereto e diventa campione italiano della specialità.
Tuttavia, già alla fine dell’anno un’infiammazione ai tendini lo costringe ad un periodo di riposo. Le cronache sportive lo segnalano ancora per un secondo posto al cross del “Campaccio” nel marzo 1973, ma subito dopo la sua attività agonistica si interrompe nuovamente. Inizia un lungo calvario dovuto alla fragilità dei tendini, la stessa che in quegli anni affligge altri due atleti italiani famosi, Renato Dionisi e il mentore di Billi, Franco Arese. Ma se per loro la Federazione di atletica è prodiga di aiuti e finanzia costose operazioni, per Renato Martini, nonostante le speranze, una analoga assistenza non arriva, come racconta lui stesso in una lucida e disincantata intervista del 1975:
Avrei voluto andare in Svezia, ma le possibilità economiche non me l’hanno permesso. […] Gli atleti che hanno subito tale operazione, come Dionisi e Arese, hanno ripreso con buoni risultati: mi sembra dunque certa la validità di tale intervento. Premesso questo, devo dire che da una parte il CONI non mi ha fatto alcuna proposta concreta per aiutarmi a sopportare la spesa dell’operazione; dall’altra parte la federazione di atletica, mi ha fatto in un primo tempo capire che volevano aiutarmi, ma poi non se ne è fatto più niente. Ma non dimentichiamo che la maratona non è mai stata popolare in Italia! Ci sono evidentemente e, purtroppo, degli interessi demagogici anche in atletica [4].
Le cronache sportive segnalano un tentativo di rientro alle gare nel 1976: Billi corre ora nelle file dell’Atletica novese, la società sportiva sorta nel 1972 proprio grazie all’impulso che la sua partecipazione alle Olimpiadi offre allo sviluppo dell’Atletica nel novese e in valle Scrivia. Ma è un rientro breve e senza successi degni di nota.
Da quel momento si dedica all’insegnamento dell’educazione fisica, prima all’Istituto Volta di Alessandria e poi al Liceo Amaldi di Novi Ligure, dove trasmette a centinaia di ragazzi i valori sportivi e l’etica di vita ai quali si è sempre ispirato: lealtà, correttezza, importanza dei rapporti umani. Così lo ricorda, scrivendo di lui, un suo ex alunno:
Il professor Martini era una persona mite, buona, che non alzava mai la voce, che ti faceva sentire a tuo agio. Il prof. Martini ti sapeva ascoltare senza porre barriere di superiorità docente-alunno, sapeva dare buoni consigli, ed era sempre di buon umore. Ma, credo sia l’aspetto più importante, il prof. Martini aveva buonsenso, e proprio per questo è stato amato da tante generazioni di alunni[5].
Ed è lui stesso, in un’intervista rilasciata alla vigilia dell’esperienza olimpica, a delineare sinteticamente la sua idea di sport:
Quando si parla di sport in Italia, si dice calcio, e questo è un male perché nel gioco del pallone, più che in ogni altro tipo di attività agonistica, il denaro rappresenta una parte essenziale degli interessi.
Bisognerebbe invece che lo sport fosse visto più che altro come miglioramento personale sia fisico che psicologico e cioè far sì che la gente, abbastanza sorda a queste esigenze, non guardasse soltanto chi fa lo sport ma lo praticasse essa stessa[6].
Lo sport come passione non abbandona mai Renato. Terminata l’epoca dell’attività agonistica, continua a praticarlo a livello amatoriale, dedicandosi soprattutto al ciclismo e allo sci di fondo.
Nel 2006 ha l’onore di essere tra i tedofori che accompagnano il fuoco olimpico verso Torino in occasione delle Olimpiadi invernali.
Una lunga malattia se lo porta via poco dopo il Natale 2016. L’anno successivo, la moglie, Antonina di Mauro, e i figli, Matteo e Alessio, donano la fiamma olimpica portata da Renato al Liceo “Amaldi”, dove ha insegnato per oltre dieci anni.
Un ringraziamento a Ennio Gattorna per averci fornito alcune delle foto che accompagnano questo articolo. Ennio Gattorna è autore del volume Renato Martini. Un uomo, un atleta, Epoke, 2019.
[1] Cosa ci ha detto Renato Martini, “Il Popolo di Novi”, 16 aprile 1972.
[2] Martini mantiene le promesse, “Il Popolo”, 26 luglio 1970.
[3] “Panorama di Novi”, 24 febbraio 1970.
[4] Una stella tramontata troppo presto, “Panorama di Novi, 22 luglio 1975.
[5] Gabriele Spazzarini, Renato Martini, un docente di grandi qualità umane, “Panorama di Novi”, 20 gennaio 2017.
[6] Cosa ci ha detto Renato Martini, “Il Popolo di Novi”, 16 aprile 1972.