Beni culturaliOltregiogoStoria

Una rappresentazione della poliomielite in un affresco piemontese del XVII secolo? 

Questo è uno studio su una possibile rappresentazione della poliomielite presente in un affresco piemontese del XVII secolo, sito all’interno della chiesa di S. Maria della Rocchetta di Lerma, combinando approcci storico-medici, paleopatologici e clinici. Inoltre sono altresì considerate le possibili diagnosi alternative.

La chiesa, conosciuta anche come Nostra Signora delle Grazie, fu eretta prima del 1291 in un luogo anticamente frequentato da tribù celtiche. L’edificio fu ampliato grazie alla generosità della famiglia Spinola di Genova, signori di Lerma, e dopo molti secoli si erge tuttora affacciato sul torrente Piota. Durante la Seconda Guerra Mondiale la chiesa ospitò ebrei perseguitati, parenti di Primo Levi, protetti dal cappellano don Luigi Mazzarello (1885-1959); fu anche luogo di pellegrinaggio per santa Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), fondatrice dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice o Suore Salesiane di Don Bosco. L’edificio religioso conserva all’interno affreschi sulle pareti laterali e sulla controfacciata, restaurati negli ultimi anni; purtroppo di queste opere pittoriche non esiste alcuna documentazione scritta.

L’affresco in questione è riportato in fotografia.

Ciò che ha colpito la nostra attenzione è la gamba sinistra del soggetto che si sorregge su una stampella. La forma della gamba è sovrapponibile a quella di una gamba non patologica, in quelle caratteristiche chiave come il contorno del muscolo anteriore tibiale qui atrofico, così come entrambi i malleoli. Il diverso colore dell’arto potrebbe essere spiegato con un rivestimento aderente (es. una calza) presente sia per scopi estetici che protettivi. Pertanto, escludendo con riserva la possibilità di una protesi, è ragionevole considerare la differenza morfologica tra le due gambe del soggetto, con occhio clinico. Considerando la sola fonte pittorica, è impossibile formulare una diagnosi che vada oltre la semeiotica, offrendo così una precisa interpretazione eziologica. Tuttavia, si possono avanzare alcune ipotesi: la mancanza di trofismo nella gamba sinistra del soggetto potrebbe essere un evento congenito o una disabilità acquisita. La prima opzione potrebbe essere una forma di atrofia congenita che, negli arti inferiori, tende ad essere associata al piede torto (pes equinovarus), una morfologia che tuttavia non sembra essere presentata in questo affresco, anche se non si può scartare del tutto detta ipotesi visto che la qualità della mano dell’artista diminuisce quando ritrae i dettagli podali. Tuttavia, il piede sinistro del soggetto sembra essere in asse con tibia e perone, e non è caratterizzato da evidenti deformità.

In una diagnosi differenziale si potrebbe inoltre considerare una paresi monolaterale, dovuta a una malattia neuromuscolare o a un fatto cerebrovascolare, ma nessun’altra area anatomica sembra essere caratterizzata da chiare alterazioni come la paresi facciale o altre atrofie degli arti. Il soggetto, inoltre, è un adulto non in età senile, e gli eventi cardiovascolari sono meno probabili nei soggetti giovani o adulti medi.

Un’altra possibilità rilevata è infine rappresentata dalla poliomielite, malattia infettiva virale quasi eradicata che, nei casi sintomatici, comporta come conseguenza una gamba in uno stato di atrofia morfologica e paralisi funzionale. Prima dell’introduzione delle vaccinazioni nel XX secolo, il poliovirus era presente in tutto il mondo e uccideva o paralizzava più di mezzo milione di individui ogni anno. Il grande paradosso di questa malattia sta nel suo passaggio a una forma epidemica aggressiva solo dopo che le condizioni igieniche e le condizioni di vita urbane sono notevolmente migliorate; quindi, fino alla fine della prima metà del XIX secolo era presente una forma di immunità “naturale” proteggente, trasmessa ai bambini piccoli esposti al virus.

La letteratura paleopatologica ha proposto negli anni diversi potenziali casi di poliomielite, come in un recente e suggestivo caso dell’era romana in Austria, ma le limitazioni e le incertezze da superare sono troppe per proporre un’affidabile diagnosi retrospettiva della poliomielite in antichi resti umani. Questo vale anche per il famoso caso della mummia dell’antico faraone egiziano Siptah (XIX dinastia), il cui principale problema diagnostico è costituito dal recupero dell’antico RNA virale che purtroppo presenta una rapida degradabilità nell’ambiente. Simili considerazioni si possono fare per l’immagine del sacerdote Ruma nella famosa stele (XVIII dinastia), ritenuta spesso il primo caso conosciuto di poliomielite negli arti, dove si può osservare e confrontare un’asimmetria del trofismo delle gambe; tuttavia i canoni artistici egiziani limitano notevolmente la possibilità di esserne certi. Più probabile sembra un caso rappresentato su un  pelikè (vaso) greco di epoca attico classica (5º secolo AC) raffigurante Ras, la rappresentazione della vecchiaia, che affronta Eracle.

Inoltre, le prime descrizioni storiche convincenti sulla poliomielite possono essere collegate al caso auto-riferito, avvenuto nel 1773, dall’autore scozzese Walter Scott (1771-1832) e dal medico inglese Michael Underwood (1737-1820) nel 1789, che per primi hanno fatto riferimento, esplicitamente, ad una debilità degli arti inferiori nel loro lavoro, senza dimenticare l’importante contributo dato dal chirurgo italiano Giovanni Battista Monteggia (1762-1815), che nel 1813 riportò una serie di casi.

Karl Landsteiner (1868-1943) e i suoi assistenti avrebbero finalmente dimostrato la natura causale del poliovirus solo nel 1909. Non si sa molto sulla diffusione della poliomielite nel XVII secolo, ma, con ogni probabilità, la malattia era presente in quel periodo in Piemonte, anche se non si manifestava in modo epidemico. Tali casi potrebbero essere stati impressionanti nel loro manifestarsi, ma non percepiti come una piaga al livello di peste, vaiolo o carestia. È importante sottolineare che il personaggio nell’affresco rivela quello che sembra essere un trofismo compensatorio del tronco e degli arti superiori, così come della gamba destra, che potrebbe avvalorare l’idea di un loro uso aumentato a causa della disabilità funzionale nella gamba sinistra; anche la presenza di una stampella andrebbe in quella direzione.

Per quanto si debba applicare un approccio cauto nel valutare questo affresco, l’idea che la poliomielite potesse essere nota e rappresentata in quel tempo dovrebbe stimolare una nuova ricerca su questa condizione nel passato, adottando un approccio eminentemente multidisciplinare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *