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“L’Emporio del ciclo”. Ovvero… c’erano una volta i fratelli Campastro e la bottega dei campioni di Via Berthoud.

Luigi Gerolamo Lantero Campastro (di Angelo Campastro ed Erminia Balestrero / Stazzano, 12 giugno 1909 / Serravalle Scrivia, 7 luglio 2001).

Ciclista professionista, meccanico, armaiolo, esercente.

Giovanni Campastro (di Angelo Campastro ed Erminia Balestrero / Stazzano, 8 marzo 1907 / Barcellona, 29 novembre 1940).

Ciclista professionista, meccanico.

Un negozio è solo un negozio? Probabilmente sì. Ma talvolta alcuni negozi possono avere un’anima o meglio possono costituire parte di una sorta di “anima diffusa” di una comunità, capace di dare vita non solo al tessuto economico ma anche sociale, di un piccolo centro della provincia italiana. Questo è certamente il caso dell’ “Emporio del ciclo”, storica bottega serravallese di articoli sportivi della famiglia Campastro. Un racconto lungo quasi mezzo secolo, che parla di duro lavoro e di autentica passione per lo sport.

Il negozio Cicli Campastro nel 1938

Una storia inizia in una modesta cascina alla periferia di Stazzano. Qui, il 12 giugno 1909, nacque Luigi Gerolamo Lantero Campastro, secondogenito di Angelo Campastro e di Natalina Erminia Balestrero. Il padre, Angelo, classe 1879, stazzanese, era un contadino poi divenuto piccolo proprietario agricolo. Anche mamma Erminia, oltre ad occuparsi della famiglia, collaborava nel coltivare la terra. I due giovani agricoltori si sposarono nel 1904, sempre a Stazzano. Luigi ed i suoi due fratelli, Giovanni, classe 1907, e Mario, classe 1911, trascorsero i primi anni della loro vita a Stazzano, nella casa costruita da papà vicino alla fabbrica di laterizi e calce che allora dava lavoro, tra i molti, a numerosi operai stazzanesi e serravallesi. All’epoca, a Stazzano come in ogni paese d’Italia, tutti avevano un soprannome o uno pseudonimo e si diceva che con il solo nome e cognome fosse problematico trovare una persona, nota normalmente solo per soprannome o pseudonimo. Forse per questo motivo, nonostante tre nomi, pure per Luigi ne spuntò un quarto, “Giulio”. E Giulio rimase, per tutti o quasi… Anche Giovanni si vide affibbiare un soprannome: “Gino”. Col deflagrare della Prima Guerra Mondiale la fornace stazzanese, un grande impianto a fuoco continuo, venne classificata “industria di guerra”, asservita al controllo dei militari, e la casa dei Campastro venne purtroppo requisita dalle Autorità per scopi bellici. Pertanto, nel 1921, la famiglia si trasferì oltre Scrivia, a Serravalle, nella campagna di Via Cassano, mettendo radici in un rustico circondato dai campi e da un vigneto, detto “Villa Cilocca”, poi “Cascina Maragliano”. Dal 1931 la proprietà assunse la denominazione di “Cascina Campastro”. Purtroppo, quel terreno pianeggiante adagiato tra le due anse del fiume, si rivelò ostile… pieno di sassi, per cui nei primi anni della loro nuova vita i Campastro furono più impegnati a bonificare i campi che a coltivarli. Nonostante le fatiche dei campi ed i tempi difficili segnati dalle ristrettezze imposte ad un Paese in guerra, papà Angelo e mamma Erminia vollero – non senza sacrifici – che i figli, per quanto possibile, avessero l’opportunità di avere un’istruzione. Mario frequentò fino alla terza elementare; Giulio completò il ciclo sino alla sesta classe. Nel 1928 Giulio viene chiamato alla visita di leva e giudicato abile al servizio militare.

Panorama delle fornaci di Stazzano in una cartolina d’epoca

Gino e Giulio, due fratelli… in sella.

Mario si dedicò al lavoro agricolo coadiuvando i genitori nelle incombenze della cascina. Giulio nutrì la propria attitudine per lo sport e maturò l’interesse per il ciclismo, una disciplina che all’epoca cominciava ad avere anche un certo fascino tra le nuove generazioni, grazie soprattutto alle gesta di campioni come il novese Costante Girardengo e il tortonese Giovanni Cuniolo. Giulio tentò la strada dell’agonismo. Una passione in realtà condivisa con il fratello maggiore Gino, corridore ciclista. Infatti anche Giovanni Campastro, nato l’8 marzo del 1907, a Stazzano, gareggiò in bicicletta, come “Indipendente”. Atleta di professione sicuramente già dal 1926[1]. Il 30 ottobre 1927 Giovanni Campastro colse un lusinghiero risultato al “Giro di Lombardia”, una delle cinque “classiche monumento” del ciclismo moderno, classificandosi trentaduesimo, nell’edizione vinta dal grande Alfredo Binda [2]. Nella circostanza il promettente corridore serravallese ebbe anche occasione di confrontarsi con il talentuoso novese Pietro Fossati (futuro Campione Italiano nella categoria “Liberi”) che giunse undicesimo [3]. Dal 1927 Giulio Campastro iniziò a correre nella categoria “Individuale” dove militò sino al 1929. Forse per motivi agonistici Giulio si allontanò temporaneamente dalla famiglia trasferendosi per circa un anno a Mignanego. Nel 1928 tornò a vivere a Serravalle nella casa paterna. Nel 1928, considerato dagli addetti ai lavori una delle promesse del ciclismo novese, corse nel “Gruppo Sportivo V Legione – Valle Scrivia” della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Durante il Ventennio, il ciclismo – sebbene non particolarmente amato dal Duce – si prestava egregiamente ad essere sfruttato dal Fascismo a fini propagandistici, per popolarità e spirito di competizione: l’attività fisica quale strumento per “…addestrare il corpo ed indurre un’attitudine alla disciplina ed allo spirito di sacrificio al fine di forgiare militi alle «battaglie» che le Legioni erano chiamate ad affrontare all’interno del Paese e mantenerle preparate sul piano militare…[4] nella prospettiva di forgiare l’“Italiano nuovo” teorizzato da Mussolini. Dal punto di vista prettamente agonistico, l’iscrizione ai gruppi sportivi della M.V.S.N. offriva l’opportunità di gareggiare in numerose competizioni calendarizzate nei circuiti ciclistici locali e nazionali.

Con la casacca nera, in settembre, Campastro partecipò a diverse gare, conseguendo lusinghieri risultati. Con i compagni di squadra, Giovanni Firpo, serravallese, futuro Campione Nazionale M.V.S.N. 1931, e Carlo Canegallo, fu protagonista del XIII “Giro di Ovada”:

…La gara ha avuto subito alla partenza la sua decisione. Infatti subito dopo Voltri, Firpo, Campastro e Ferrando sferrano un attacco decisivo. A Novi, Ferrando deve cedere all’azione dei due Militi che possono così vincere indisturbati… Canegallo si classifica sedicesimo. Con la vittoria di Firpo ed il secondo posto occupato da Campastro, la Legione si aggiudica il “Gran Premio Reale”, la Medaglia d’Argento del Ministero della Guerra e la “Coppa Adriana”…

. Nella “Coppa Somensi”, corsa a Genova, riservata alla III e IV Categoria, Firpo e Campastro si classificarono rispettivamente al secondo ed al sesto posto. [5] Il 14 maggio 1928 Giulio Campastro, sempre per la Milizia, partecipò alla riunione ciclistica su pista organizzata al Campo Sportivo di Novi Ligure. Evento che ebbe

“…un ottimo esito. I risultati sono stati buoni sotto ogni aspetto e il folto pubblico ha mostrato di entusiasmarsi assai alle belle e combattute dispute… Costante Girardengo e Pietro Bestetti (vincitore di una “Tre Valli Varesine” ed un Campionato Italiano, convocato per l’Olimpiade di Anversa, vincitore di due tappe al “Giro d’Italia”, secondo ad una “Parigi – Roubaix” ndr.) e altri minori si sono subito attirate le generali simpatie e hanno sollevato l’unanime entusiasmo…”.

In gara tra i “Dilettanti”, Firpo si affermò davanti a Campastro e Cesarino Carpanelli, futuro buon professionista. [6]

Giulio Campastro

Il 21 maggio, nel centro sportivo novese si corse anche una prestigiosa gara in notturna cui presero parte i leggendari fratelli Henri e Francis Péllisier, due giganti del ciclismo transalpino, evento a cui Giulio non mancò di partecipare, con ottimi risultati:

…La prima riunione notturna su pista ha ottenuto il più vivo successo, molto pubblico ha affollato il campo sportivo e non si può negare che sia stato completamente soddisfatto delle varie corse. Girardengo ha dimostrato per l’ennesima volta che è sempre l’atleta invitto ed invincibile, mentre i fratelli Pelissier sono stati inferiori alla fama che li circonda… Firpo… ha dimostrato di essere una buona promessa vincendo tutte le prove riservate ai “Dilettanti”… risultati della serata: “Individuale Dilettanti”, km. 10, giri 40, 1° Firpo… 2° Bianchi, 3° Campastro…, Velocità “Dilettanti”, m. 1000, giri 4. I Batteria: 1° Bianchi, 2° Campastro. II Batteria: 1° Firpo, 2° Rinaldi… Finale: 1° Firpo, 2° Bianchi…[7].

In ottobre, Giulio Campastro corse il “Piccolo Giro di Lombardia”, ottima vetrina per le nuove leve del ciclismo nazionale, giungendo decimo. [8]

Nell’agosto 1929, Giulio Campastro, con la maglia del “Gruppo Sportivo Valle Scrivia”, corse la “Coppa del Re” giungendo sesto sul traguardo di Savona. [9] In sella alla sua bici, anche Giulio seppe quindi dimostrare di avere buone capacità, soprattutto quando la strada si faceva in salita. Il carattere è determinato, le doti fisiche e la costanza nell’allenamento non mancano: percorre rapidamente la carriera di “Allievo” e “Dilettante”. All’inizio degli anni Trenta passò al professionismo, gareggiando come “Indipendente”. Nel 1930 Giulio Campastro fu tesserato per il “Gruppo Sportivo Dronero”. In aprile corse la “Coppa Val Maira” organizzata dalla “U.S. Pro Dronero”, 220 km, con doppia scalata del Colle di Tenda. Si classificò tredicesimo [10], nell’edizione dominata da Luigi Marchisio (vincitore nell’anno di due tappe al “Giro d’Italia”).

Nello stesso anno, Giovanni Campastro militò nella “Prina – Hutchinson”, squadra sponsorizzata da un’importante società francese produttrice di pneumatici, e vestendone la casacca grigio-azzurra, ebbe l’opportunità di correre al fianco di ciclisti di talento come Alessandro Catalani (vincitore del “Giro d’Italia” 1928 nella categoria “Isolati”), Marco Giuntelli (detto “Il Toro”, vincitore di una “Coppa Bernocchi”, di una “Milano – Torino” e di una “Coppa del Re”), Amulio Viarengo (partecipante ad un “Tour del France”) ed a Giovanni Battista Visconti (futuro gregario di Binda e vincitore di una “Tre valli varesine”). [11] In ottobre partecipò al “Giro di Lombardia”, classificandosi ventisettesimo [12], a piè di lista del gruppo dei migliori, in una classifica che reca i nomi di corridori di tutto rispetto: Domenico Piemontesi, Michele Mara, Alfredo Binda e Learco Guerra. [13] Ottimo piazzamento anche alla “Milano – Sanremo” [14], con la ventisettesima piazza, nell’edizione vinta da Michele Mara (già Medaglia d’Argento ai Mondiali 1928).

Nell’aprile del 1931 Giulio Campastro partecipò al “Giro del Piemonte”, prova valida per il Campionato Italiano Indipendenti, dando battaglia e tentando anche la fuga con un ristretto gruppo di atleti, sortita purtroppo non coronata dal successo finale [15]. Tra gli iscritti anche altri due ciclisti serravallesi: un tale Grosso Giuseppe, di cui purtroppo nulla sappiamo, e Giovanni Firpo, tesserato per la “U.C. Ercole Piaggio”, che giungerà terzo al traguardo del leggendario motovelodromo di Torino [16], riaperto alle competizioni per l’occasione. Il 5 novembre 1931, Giulio Campastro, nelle fila del “III Gruppo M.V.S.N. Alessandria”, al fianco dei compagni di squadra Firpo, Cavallini, Muttini, Fossati, Como, Cignoli e Rinaldi, partecipò alla “Staffetta Ciclistica Firenze – Roma”, evento di richiamo nazionale, classificandosi in ottava piazza. Alla sera, le squadre sfilarono tra i tifosi festanti per le vie della Capitale. [17] Sempre in novembre uno dei fratelli Campastro prese parte alla “Staffetta Firenze – Roma” organizzata dalla M.V.S.N., contribuendo con i compagni Firpo, Cavallini, Muttini, Fossati, Como, Rinaldi, alla conquista della 9° piazza da parte del “Gruppo Militi Alessandria”. [18]

Dal 1931 al 1937 Giovanni Campastro corse nella categoria “Individuale”. Nel 1931, nuovamente ingaggiato per la “Milano – Sanremo”, Gino conquistò un interessante trentacinquesimo posto. [19]. Scorrendo le cronache sportive dell’anno 1931, il cognome Campastro fa inaspettatamente capolino nel resoconto della tappa Genova – Cuneo del “Giro d’Italia”, ove un articolo riporta un episodio di corsa che vide come protagonista uno dei fratelli serravallesi. Il giornalista de “La Stampa” riferisce di un tifoso, che al passaggio della “Corsa Rosa” sulla salita della Bocchetta tra Campomorone e Voltaggio, avrebbe portato aiuto a due corridori in gara, Angelo Rinaldi, Indipendente, e Luigi Giacobbe, della “Maino” [20], entrambi alessandrini:

…La giuria denunzia al Comitato Direttivo dell’U.V.I. (Unione Velocipedistica Italiana ndr.) il corridore (dilettante [21]), Campastro di Serravalle Scrivia, tesserato del U.V.I. stessa e non partecipante al Giro, per avere lungo la salita della Bocchetta tentato di porgere aiuto ai corridori Giacobbe e Rinaldi, aiuto non continuato in seguito al pronto intervento dei commissari e giurati; per avere poi intenzionalmente violentemente urtato il corridore Marchisio costringendolo a mettere piede a terra…”.

Una condotta senza dubbio antisportiva e vietata dai regolamenti, ma tutt’altro che inusuale lungo le salite di tutta Italia in quegli anni di “ciclismo eroico”, la cui storia è costellata d’innumerevoli aneddoti sui più svariati “aiutini”, riservati dai tifosi più sanguigni ai propri beniamini nei momenti dello sforzo fisico più estremo. Un episodio sulla cui eco sicuramente influì anche l’imprevisto coinvolgimento del forte atleta della “Legnano”, Luigi Marchisio, vincitore del “Giro” 1930, ed il particolare non trascurabile che ad aggiudicarsi la tappa sul traguardo di Cuneo fosse stato proprio Giacobbe. Il Campastro non mancò tuttavia di fare tempestivamente ammenda per l’accaduto, inviando a Luigi Marchisio, un telegramma nel quale: “…si scusa per l’avvenuto, asserendo che l’urto fosse assolutamente involontario…”. [22]

Nel 1932 Giulio Campastro corse la “Milano – Sanremo”[23], vinta da Alfredo Bovet, davanti a Binda e Mara. Nel 1932 Giovanni Campastro, definito dalla cronaca sportiva “…corridore non nuovo alle brillanti affermazioni…” corse il “Giro del Piemonte”, gara a tappe organizzata dal quotidiano “La Stampa”[24]. Nel 1933 Giovanni Campastro corse per il “Pedale Astigiano”.[25] Nel 1933 Giulio Campastro indossò la maglia dell’”Unione Sportiva Aquila – Fegino” compagine dell’omonimo quartiere genovese di Rivarolo, nelle cui fila militarono in quel periodo, anche altri corridori del Novese: il cassanese Augusto Como e i serravallesi Primo Zuccotti ed Osvaldo Bailo. In giugno 1933 Giulio Campastro corse il “Giro di Lombardia” classificandosi in 53° posizione.[26] Sempre in giugno un Campastro corse il “Giro della Liguria”.[27] In ottobre la “Milano – Modena”[28]. Il 26 marzo 1934, Giulio Campastro tagliò ancora una volta il mitico traguardo di Via Roma, sfrecciando tra le palme della Via Aurelia, questa volta al diciassettesimo posto.[29] A maggio uno dei Campastro corse il “Giro del Piemonte”, terza prova del Campionato ciclistico su strada.[30] Il 16 settembre Giulio Campastro si mise in evidenza conquistando la piazza d’onore nella prima edizione del “Giro dell’Appennino” (allora denominato “Circuito dell’Appennino”), giunto al traguardo dietro ad Augusto Como, corridore della “S.S. Girardengo”, originario di Cassano Spinola, vincitore in carriera di un “Piccolo Giro di Lombardia” ed una volta secondo al Campionato Italiano Dilettanti, e davanti a Luigi Cafferata, detto “Cinin”, che in carriera fu fidato gregario di campioni come Giovanni Valetti e Giovanni Gerbi.[31] Sempre in settembre, uno dei Campastro giunse terzo al “Gran Premio Ideor”, organizzato dall’ILVA per ciclisti di II e III Categoria, contribuendo insieme a Como, alla conquista del trofeo da parte della squadra “Girardengo”[32].

Il 10 novembre uno dei Campastro prese parte al “Gran Premio d’Italia”, corsa ciclistica internazionale, per 165 km di percorso tracciati tra la Liguria, il Principato di Monaco e la Costa Azzurra, con arrivo e partenza in Nizza. Sul traguardo del Velodromo “Pasteur”, il Campastro si classificò 5°, lusinghiero piazzamento, che fa da coronamento al terzo posto dell’altro serravallese in gara Osvaldo Bailo.[33] Nel marzo 1934, Giulio Campastro partecipò alla XXVI edizione della “Milano – Sanremo”, iscritto come “Individuale”, classificandosi diciassettesimo. Tra i 187 partenti figurano corridori di prim’ordine: oltre ai giganti Learco Guerra, Alfredo Binda e Giuseppe Olmo, il tedesco Ludwig Geyer, l’austriaco Maximilian Bulla ed il belga Joseph Demuysere. A tagliare per primo il traguardo della “Classica di primavera” fu proprio Demuysere, meglio noto alle cronache sportive dell’epoca come “La Locomotiva delle Fiandre”, in carriera vincitore di tre tappe al “Tour de France” e per quattro edizioni nei primi dieci assoluti della “Grande Boucle”, due volte secondo nella classifica generale del “Giro d’Italia”. [34] Nel 1935 Giovanni Campastro corse la “Asti – Ceriale”, riservata a corridori di 1° e 2° Categoria, formando nuovamente “gruppo” con i “concittadini” Firpo, Bailo e Como. [35] Nel 1935 Giulio Campastro corse per il “Fascio Giordano”, altra squadra genovese.

Nel settembre 1937 Giulio Campastro partecipò alla “Coppa Valle Scrivia”, con arrivo a Tortona, gara riservata alle Camicie Nere appartenenti alle categorie Dilettanti ed Indipendenti, disputata su di un percorso di 140 chilometri, piazzandosi al sesto posto.[36] Un Campastro corse la “Milano – Tortona”. [37] A tabellino, nel 1937, un trentacinquesimo posto alla “Genova – Nizza”, corsa ciclistica internazionale, nell’edizione vinta dal transalpino Raoul Lesueur, futuro dominatore del “Criterium degli Assi” del 1943. Sul prestigioso traguardo della Costa Azzurra, il francese si impose regolando il serravallese Osvaldo Bailo, secondo classificato. Diciassettesimo, un altro atleta di Serravalle, Primo Zuccotti. Purtroppo la promettente carriera di Giulio venne irrimediabilmente compromessa da un incidente di gara durante il “Giro dell’Appennino”: in fuga solitaria, in testa, lungo la discesa verso Campomorone venne investito da un’auto incautamente lasciata transitare contro corsa nonostante il blocco della circolazione. Un’azione che, se coronata da successo, avrebbe potuto rappresentare la svolta della sua carriera, ma che purtroppo ne compromise irrimediabilmente ogni futura opportunità di fare il “grande salto” nel ciclismo che conta. Ne riportò infatti un serio infortunio, il taglio del nervo cubitale del braccio destro, una lesione che divenne causa di una parziale difficoltà d’uso della mano destra. Nel corso della carriera Giulio vestì anche la casacche della “Espada” e della gloriosa “Maino”.

Oltre le corse. Nasce “L’Emporio del ciclo”.

Determinato a non abbandonare le competizioni, Giulio Campastro continuò ancora per qualche tempo l’attività agonistica, ma alla fine dovette ritirarsi definitivamente. Le due ruote rimasero comunque una parte importante della vita di Giulio. Si dedicò al commercio, aprendo con il fratello minore, Mario Campastro, un negozio di riparazione e vendita di biciclette a Serravalle. La bottega si trovava alle porte del centro storico, lungo la strada principale, al numero 36 di Via Umberto I – l’attuale Via Berthoud numero 129 – a due passi dall’antico fornice di Via Abbazia (Nella cartolina d’epoca in basso, uno scorcio di Via Berthoud, da Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto verso Piazza Bosio. Sullo sfondo, a sinistra, il fornice di Via Abbazia ed il negozio dei Campastro). Per la sua nuova avventura i Campastro scelsero un nome accattivante ed evocativo “L’Emporio del ciclo”, una denominazione che portò fortuna… e che sarà a lungo conservata negli anni, anche quando l’attività si svilupperà in altri settori: la caccia e la pesca. Le sue mani capaci ed esperte di meccanico e di armaiolo, il suo occhio “fino” di atleta e di tecnico, con raro mestiere e competenza d’artigiano, si misero con umiltà e cortesia d’altri tempi, al servizio di generazioni di clienti: di chi, con i pantaloni corti ed il berrettino con visiera, cercava la sua prima bicicletta; di chi con i capelli grigi, gli chiedeva di prendersi cura della fidata “compagna” di lavoro o di avventura di tutta una vita; di chi, esaltato dalle gesta degli eroi del pedale, bramava una bici da “campione”. A varcare la stretta porta del suo negozio, nel tempo furono certamente dapprima ciclisti, ma non solo. Negli anni anche appassionati pescatori e cacciatori, amatoriali e sportivi. Per generazioni si rivolgevano a lui giungendo non solo da Serravalle ma anche dai paesi limitrofi.

Il 1939 fu un anno importante per i Campastro. Nel mese di ottobre Giovanni Campastro emigrò all’estero e si trasferì in Francia. In novembre Giulio sposò Pietrina Nicorelli, la compagna di una vita, donna dal carattere forte che ben presto sarebbe divenuta insostituibile collaboratrice nella conduzione del negozio e meglio nota ai serravallesi di allora come “Pierina”. La nuova famiglia prese casa in un appartamento posto proprio sopra il negozio. Nel 1940 un grave lutto sconvolse la loro quotidianità: la morte prematura di Gino, deceduto il 29 novembre, in Spagna, a Barcellona. Nell’Agosto 1941, Giulio e Pietrina vissero la gioia della nascita di Angelo, l’unico figlio della coppia, a cui dettero in dote il nome del nonno paterno, come voleva la tradizione. Gli affari dei Campastro andavano bene. Nell’Italia del tempo la bici era un mezzo di trasporto estremamente diffuso e popolare, inoltre la vera competenza tecnica e l’esperienza dell’ex professionista di Giulio si rivelavano un valore aggiunto in particolare per coloro che, a Serravalle e nei dintorni, erano interessati ad avvicinarsi al mondo del pedale con lo spirito dello sportivo. Tra i corridori serravallesi che da sempre frequentavano assiduamente “L’Emporio del ciclo”, Agostino Saturnino, due volte vincitore della “Milano – Tortona” e Campione Italiano Dilettanti nella categoria “Gentlemen”. All’epoca le due marche di biciclette padrone del mercato ed acerrime rivali nelle competizioni su strada e su pista, erano “Bianchi” e “Legnano”, plasticamente impersonate rispettivamente da Fausto Coppi, l’“Airone”, e Gino Bartali, il “Ginettaccio”, la coppia d’oro del ciclismo nazionale. Campastro per il suo negozio scelse la “Bianchi” e ne ottenne la rappresentanza esclusiva di zona. La “Legnano” era invece rappresentata dall’altro negozio di biciclette del paese, che si trovava sempre in Via Umberto I, al civico nr. 49, gestito da Francesco Sartirana, classe 1907, serravallese, anch’egli abile meccanico del pedale.

Tra le due botteghe si accese una sana rivalità: in realtà Sartirana fu per Giulio un po’ amico e un po’ concorrente. Il passaparola e le inserzioni pubblicitarie sui giornali locali portarono ai Campastro buoni clienti. Giulio fu un grande tifoso di Fausto Coppi, un atleta di cui aveva apprezzato le qualità e che aveva conosciuto sin dagli esordi. Il Campionissimo, che dal 1945 al 1949 visse a Serravalle, stimava Campastro, al quale si era rivolto per la messa a punto del telaio di una delle sue prime bici da corsa. Le giornate degli appassionati di ciclismo a lungo furono animate dalle infinite discussioni tra tifosi “Coppiani” e “Bartaliani”, nelle piazze, nei bar ed in gran parte dei luoghi di aggregazione, ivi compresi i negozi specializzati… E “L’Emporio del ciclo” non faceva eccezione… Giulio da buon “Coppiano” di razza amava ingaggiare accese discussioni con i supporters del “Ginettaccio”; tra questi Carletto Ravazzano, detto “Carletu u Cisculein”, altro negoziante del paese. Nelle tappe più impegnative del “Giro d’Italia” o del “Tour de France” la diatriba terminava immancabilmente con la scommessa di… quattro birrette… su chi dei due si sarebbe piazzato meglio. Della posta in palio non di rado beneficiavano anche i ragazzi di casa. Era una festa: chiunque vincesse, per loro ci scappava una birra fresca da dividere! I primi anni dopo la guerra furono difficili, ma nel decennio successivo le cose migliorarono.

Negli anni Cinquanta, l’Italia, anche quella delle due ruote, si motorizzava. Il mercato del ciclomotore visse un nuovo dualismo, tra la “Vespa” della “Piaggio” e la “Lambretta” della “Innocenti”. Giulio scelse di assumere la rappresentanza locale della “Lambretta”. I tempi erano maturi per ampliare l’attività e Giulio rilevò, per il fratello Mario, il negozio di Sartirana, trasferitosi a Torino nel 1952. Ampliò anche la propria gamma, anche con moto più impegnative. L’ambiente del negozio restava sempre lo stesso…. Di quel periodo infatti un episodio curioso. “Carletto” aveva una moto di marca “Ariel” che teneva in un porticato adiacente l’officina, situata nel retro del negozio. D’inverno con il terreno coperto di neve i passeri andavano a razzolare nel capannone, ove piluccavano qua e là sul pavimento sterrato. Per tentare di catturarne qualcuno, i ragazzi avevano steso su una cassetta di legno dei fili con il vischio. All’improvviso si apre la porta dell’officina ed entra una specie di toro infuriato e imprecante: “Carletto” si era seduto sulla cassetta e la portava con sé attaccata al fondo dei pantaloni!

L’ “Emporio” a tutto sport… Non solo bici: moto, caccia, pesca.

Nei primi anni Cinquanta alcuni amici, in particolare Pieru u tabachein” ed Angelo du Lavé inculcarono a Campastro la passione per la caccia. Venne coinvolto anche nell’associazione dei cacciatori serravallesi, facendo anche parte del direttivo. Il nuovo appassionante passatempo stimolò anche il senso per gli affari di Giulio. A Serravalle non c’era un negozio dedicato alla disciplina venatoria. Infatti durante la stagione i tre si riunivano di sera dopo cena, spesso anche a casa Campastro, per caricare le cartucce, sotto la direzione di Piero, l’esperto che dava le direttive su dosi e misure. Dalla passione per la caccia e dall’esperienza acquisita, alla decisione di ampliare ulteriormente l’attività dell’“Emporio” verso caccia ed articoli sportivi il passo è breve: piano piano, anche per la progressiva riduzione di biciclette e moto, l’armeria diventò sempre più importante. Anche per la ben avviata bottega dei Campastro, il binomio ciclismo e caccia – plasticamente rappresentato nell’Italia dell’epoca dalla coppia d’oro Coppi e Bartali (tanto per cambiare…) entrambi appassionati cacciatori – sembrava funzionare e portava buoni affari (nella foto Gino Bartali e Fausto Coppi a caccia). Pertanto Campastro si impegnò molto, contattò fabbriche di armi in provincia di Brescia, selezionò alcuni artigiani di riferimento, assunse la rappresentanza di premiati marchi quali “Beretta” e “Franchi”, senza trascurare altri produttori come “Breda” e, più tardi, “Benelli”.

La fama di competenza, competitività e disponibilità, unita all’ampia scelta di marche e modelli, attirò clienti da tutto il circondario, poi anche da più lontano: Alessandria, Genova. Giulio è ormai un cacciatore appassionato ed esperto: conosce la zona a menadito e la tecnica. Si confronta con i cacciatori più esperti, ai quali suggerisce l’arma giusta o il munizionamento migliore, ai nenofiti dispensa trucchi del mestiere e suggerimenti su come, dove e quando cacciare, alla beccaccia o alla starna, al fagiano o al cinghiale e via dicendo. Giulio predilige soprattutto la caccia alla lepre e ha sempre uno o due segugi ben addestrati che lo aiutano nell’attività venatoria. La lepre poi passa a Pierina che la cuoce in salmì e la completa con pasta fatta in casa o polenta. Arrivano spesso una mezza dozzina di amici a far festa con queste prelibatezze! Qui vale la pena di spendere anche due parole su Pierina: sempre pronta a collaborare, sempre presente in negozio, in particolare durante la stagione di caccia, quando Giulio partiva all’alba con il fedele segugio e tornava all’ora di pranzo. Oltre all’assistenza in negozio tiene la contabilità, i registri IVA e le registrazioni delle armi e munizioni, attività, queste, svolte in generale la sera o la domenica.

A fine anni Cinquanta venne acquistata dagli eredi dell’Ingegner Balbi e ristrutturata una porzione di edificio adiacente. Negozio e abitazione vennero spostati di qualche metro. Rimase sempre il nome “Emporio del ciclo”, ma la struttura era più ampia e meglio attrezzata. Ora clienti e amici cacciatori, in stagione, si riunivano nel negozio verso sera, quando l’attività giornaliera tendeva a scemare, per scambiarsi esperienze, notizie, chiedere consigli, concordare il programma del giorno successivo o, più semplicemente, fare salotto e conversare. Gli anni passarono, Lambrette e moto erano superate. Restavano le biciclette, vendita e riparazione ma, soprattutto, armi, munizioni ed articoli sportivi. Non mancò qualche episodio spiacevole, come quando, una domenica notte, un’auto agganciò e scardinò la saracinesca grande del negozio per tentare di rubare le armi dalla vetrina. A febbraio 1971 nacque il nipote che porterà il suo nome, Giulio, nipote a cui i nonni furono sempre particolarmente affezionati. Dotato anch’egli di una predisposizione naturale per lo sport, con la bicicletta “Bianchi” da corsa che il nonno non mancò di regalargli, si distinse in alcune gare locali per giovanissimi. Non continuò però la carriera agonistica, in quanto impegnato anche in altre attività sportive e soprattutto nello studio. Prenderà la laurea in ingegneria, realizzando una brillante carriera nel mondo del lavoro, coltivando comunque quell’amore per lo sport trasmessogli dal nonno. Nel tempo libero infatti farà dell’alpinismo la sua grande passione.

A fine anni ’80 l’attività venne ceduta ad Onorio Collini che la continuò ed aggiornò. Nei primi anni 2000 l’armeria si spostò di qualche decina di metri, sotto i portici della “Casa rossa”. Giulio Campastro continuò con passione la sua attività di cacciatore. Con Pierina si dedicò anche con successo alla coltivazione dell’orto nella cascina, ereditata dai genitori in società con il fratello Mario. Alleva polli, conigli, tacchini ed occasionalmente, oche, tutte cose di cui beneficiano largamente familiari e amici. Morì serenamente nella sua casa il 7 luglio 2001 all’età di 92 anni. Pierina vivrà ancora a lungo nella stessa casa, sino a fine 2019, tagliando l’invidiabile traguardo dei 104 anni.


Si ringrazia l’Ingegner Angelo Campastro per aver condiviso con la nostra associazione ricordi e foto di famiglia.


Fonti:

Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia

Archivio Storico del Comune di Stazzano

Alberto Molinari, “Correre in camicia nera. La fascistizzazione del ciclismo. Il caso della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (1925-1928)”, in “Storia dello Sport”, nr. 4, 2022, Società Italiana di Storia dello Sport, Roma

http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1142_01_1933_0087_0006_24235377/

http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1153_01_1930_0239_0005_24389390/anews,true/

http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,1144_01_1933_0222_0007_24335792/anews,true/

http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1144_01_1933_0227A_0005_24335961/anews,true/

http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1153_01_1930_0255A_0005_24389547/anews,true/

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http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1144_01_1933_0245A_0005_24903001/anews,true/

https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Campastro

http://www.museociclismo.it/content/ciclisti/ciclista/14210-Giovanni-CAMPASTRO/index.html

https://www.wikidata.it-it.nina.az/Giulio_Campastro.html

https://www.procyclingstats.com/rider/187629

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http://www.memoire-du-cyclisme.eu/pelotons/coureurs.php?c=1833

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https://www.gli-sport.info/giovanni-campastro-ciclismo-spf48500.html

http://www.sitodelciclismo.net/coureurfiche.php?coureurid=50661


[1] Liste di leva del Comune di Serravalle Scrivia 1903-1909, Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia

[2] https://www.procyclingstats.com/race/il-lombardia/1930/result

[3] https://www.procyclingstats.com/race/il-lombardia/1930/result

[4] Alberto Molinari, “Correre in camicia nera. La fascistizzazione del ciclismo. Il caso della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (1925-1928)”, in “Storia dello Sport”, nr. 4, 2022, Società Italiana di Storia dello Sport, Roma

[5] https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?globalId=giopiens;3049434;1

[6] https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?globalId=giopiens;3049060;1

[7] https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?globalId=giopiens;3049143;1

[8] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1158_01_1928_0252_0004_24381166/anews,true/

[9] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1155_01_1929_0195_0005_24385695/anews,true/

[10] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1151_01_1930_0095A_0005_24890265/

[11] https://www.museociclismo.it/content/squadre/squadra/8864-Prina—Hutchinson/index.html

[12] https://www.procyclingstats.com/race/il-lombardia/1930/result

[13] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1153_01_1930_0255A_0005_24389547/anews,true/

[14] https://www.procyclingstats.com/race/milano-sanremo/1930/result

[15] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1148_01_1931_0095A_0004_24893948/

[16]

[17] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,1150_01_1931_0263_0007_24391367/anews,true/

[18] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,1150_01_1931_0263_0007_24391367/anews,true/

[19] https://www.procyclingstats.com/race/milano-sanremo/1930/result

[20] https://bikeraceinfo.com/giro/giro1931.html

[21] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1149_01_1931_0127_0005_24392786/anews,true/

[22] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1149_01_1931_0127_0005_24392786/anews,true/

[23]http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1627_02_1932_0065_0004_22382288/

[24] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1145_01_1932_0088_0006_24392395/anews,true/

[25] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1142_01_1933_0091A_0005_24235766/

[26] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1144_01_1933_0245A_0005_24903001/anews,true/

[27] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1143_01_1933_0136_0004_24394886/anews,true/

[28] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1144_01_1933_0233_0004_24336315/anews,true/

[29] https://bikeraceinfo.com/giro/giro1931.html

[30] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,0028_01_1934_0107A_0005_24294338/anews,true/

[31] http://www.memoire-du-cyclisme.eu/cla_italie/appennino1934.php

[32] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1141_01_1934_0208A_0005_24906912/

[33] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1141_01_1934_0274A_0004_24298434/anews,true/

[34] https://bikeraceinfo.com/classics/Milan-San%20Remo/1934-milan-san-remo.html

[35] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,4/articleid,1138_01_1935_0154_0004_24302667/anews,true/

[36] https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?globalId=giopiens;3061388;1

[37] http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1135_01_1936_0077_0005_24309348/anews,true/

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