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Il Museo del Giocattolo di Borghetto di Borbera

Questo racconto, che costeggia le sponde del fiume Borbera, è un piccolo viaggio nella nostra infanzia. Mescola ricordi del “noi” bambini di tutte le età con piccoli riferimenti alla favola italiana per antonomasia. Quel “Pinocchio” di Carlo Lorenzini, per tutti Collodi, che nasce dal genio e dall’affetto del falegname Mastro Geppetto. La fantasia che si unisce alla realtà, grazie ad Enrico Debenedetti. E, prima di addentrarci nella storia, vale la pena introdurre l’artista arquatese, geniale ideatore del “Museo del Giocattolo” di Torre Ratti, frazione di Borghetto. Il museo, lo ricordiamo, è visitabile su prenotazione ai seguenti numeri: 346 0791740 e 338 8591744

Enrico Debenedetti, artista e ideatore del museo

Studi liceali a Genova, nel 1978 consegue il diploma in Pittura presso l’Accademia di Brera, Milano. Ha 24 anni e, in quel momento, inizia la sua carriera tra quadri, pennelli e tele. Dalla pittura informale all’astrattismo puro, spesso ispirato dall’artista americano Jackson Pollock. Dopo il periodo paesaggista, all’alba del nuovo millennio, si avvicina alla pop art. La figura di Marylin Monroe diventa centrale nelle sue opere, così come i volti di altri grandi attori del secondo Novecento, come Frank Sinatra, Audrey Hepburn e James Dean. L’ultimo step, quello che ci avvicina all’ingresso della Casa del Fante di Torre Ratti, arriva attorno al 2005, con le sperimentazioni con materiali di recupero come legno, sughero, plastica. Ed eccoci tornati nel bel mezzo della val Borbera. La parola al protagonista.

Una delle tante creazioni che possiamo trovare alla Casa del Fante

Tutto nasce circa una decina d’anni fa” afferma Debenedetti. “Dopo una mia esposizione dedicata al legno proprio a Borghetto, avvicinai il Sindaco, Enrico Bussalino, per proporgli la mia idea. Idea che nasce una ventina d’anni prima, quando realizzai alcuni giochi per bambini per la scuola materna dove insegnava mia moglie. Non solo. Il giocattolo di legno fa tornare alla luce alla mente un ricordo a me caro”. Il nostro artista ci riporta ai giorni della sua infanzia.

“Ero bambino, era una mattina e stavo dormendo nel mio letto. All’improvviso, mio padre entra in camera e mi appoggia sul letto un trenino. Lo aveva realizzato lui, con i materiali che era riuscito a recuperare. Non era un giocattolo comprato in qualche negozio. Un dono di un padre al figlio realizzato dal genitore”.

Una scintilla che, nel pittore arquatese, fa scattare la voglia di riprendere in mano quel discorso tra babbo e bimbo di tanto tempo prima. La risposta dell’allora Primo cittadino di Borghetto, però, spiazza Debenedetti. “Mi disse di tornare tra un anno, il tempo di trovare un locale adeguato”. Siamo nei mesi post alluvione del 2014. I danni, nel nostro territorio, sono ingenti. Tante strutture necessitano fondi per ripartire e, tra queste, proprio la Casa del Fante. “Il Sindaco è stato di parola, perchè dodici mesi dopo avevamo trovato il luogo adatto per l’esposizione. E non voglio dimenticarmi di ringraziare l’Associazione Le Cucalle, molto attiva nel territorio e che si prodiga nella gestione del museo”. L’inaugurazione avviene nell’ottobre 2016, nel posto di guardia del feudo.

“L’arte è ricerca continua, non ci si deve fermare mai. I primi giocattoli li esposi alla scuola materna di Arquata. L’idea di base è sempre la stessa. Non si butta via nulla, si utilizza al meglio ogni sorta di materiale che si può recuperare e riutilizzare”. Dai bastoncini colorati a pezzi di vecchi elettrodomestici. Dalle vaschette di plastica ad antichi orologi. “Uno dei luoghi dove riesco a trovare più materiale” ricorda Debenedetti “sono le farmacie, dove l’uso di materiale in cartone colorato accende la mia fantasia”.

I treni, il cavallo di battaglia della collezione di giocattoli

Fantasia, appunto. Creatività. Ingegno. Pazienza. Far prendere anima a oggetti che sembrano non averla. Proprio come il Pinocchio di Collodi. Il tutto, coinvolgendo i più piccoli.

“Non parliamo della solita mostra dove qualcuno viene, guarda, ascolta qualche storia e se ne va a casa. Quando invito gli alunni delle scuole, cerco di stimolare in loro la voglia di essere attivi. Disegnano quel che vedono, sono curiosi. Per questo, quando riesco, organizzo dei laboratori per loro. Il bello di un artista contemporaneo è proprio questo. Comunicare direttamente con le persone”.

Non vi è dubbio che, tra queste sale, la fantasia dei bimbi e la voglia di mettersi alla prova, siano sempre presenti. “Gli studenti delle scuole elementari sono una miniera di idee. Sono spontanei, usano al massimo la loro fantasia. Sono liberi, proprio come gli artisti dovrebbero essere”. I trenini sono, sicuramente, il marchio di fabbrica dell’esposizione di Enrico Debenedetti. Spesso, però, l’attualita’ offre l’assist a nuove esposizioni. “Il 14 luglio, si correrà l’edizione numero 85 del Giro dell’Appennino e, per l’occasione, mi sposterò ad Arquata, per un omaggio a un grande campione come Fausto Coppi con una serie di biciclette artistiche”. E, quando, prima di salutarci, chiediamo il motivo del perché proprio i giocattoli, al di là del ricordo d’infanzia personale, Enrico Debenedetti ci risponde con voce disillusa, dentro la quale trapela un pizzico di speranza.

“Ho settant’anni e vedo attorno a me un mondo che va troppo veloce. Il consumismo ha distrutto la creatività. I social fanno in modo che giovani e giovanissimi perdano la loro manualità creativa. I genitori, per non perdere tempo o perchè hanno altro in testa, comprano i giocattoli nei negozi. Quando, invece, costruirne uno insieme ai propri figli è un momento di gioia che vale tantissimo. Sono estremamente felice” conclude “di proporre la mia arte e fare in modo che le famiglie usino insieme, genitori e figli, la loro fantasia per passare più tempo insieme”.

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