Antifascisti e partigianiCadutiDizionario

MACCAGNO, Attilio

Attilio Maccagno (di Giacomo Maccagno e Margherita Marenco / Gavi, 8 aprile 1893 / Serravalle Scrivia, 11 giugno 1922)

Manovale giornaliero, Vittima dello squadrismo fascista.

Nelle prime settimane del mese di giugno 1922 la brutalità scatenata dalla violenza politica dello squadrismo fascista, dilagante nel Paese, con il suo oscuro campionario di aggressioni verbali e fisiche, vessazioni ed arbitrii, nei confronti di lavoratori ed antifascisti di sinistra, si materializzò drammaticamente anche per le strade di Serravalle. Dagli insulti, alle minacce, all’olio di ricino, ai manganelli, la parola passò alle rivoltelle. L’11 giugno alle ore 23, in Via Cavour, cadde ferito a morte a colpi di arma da fuoco, un manovale giornaliero, di 29 anni, Attilio Maccagno, di Giacomo Maccagno e Margherita Marenco, originario di Gavi, ma residente a Serravalle, in Via Umberto I, coniugato con Celestina Gramaglia, casalinga. A Serravalle nella casa di Attilio vivevano, oltre alla figlia Natalina, anche il fratello minore Stefano, anch’egli manovale.

Attilo Maccagno perse la vita, forse ucciso nel corso di uno scontro tra fascisti e comunisti/socialisti, forse vittima di un tragico scambio di persona in un’imboscata fascista che intendeva colpire un consigliere comunale di Serravalle, il socialista Pietro Zuccotti.  Comunque, un grave fatto di cronaca, un’omicidio però presto dimenticato, alla famiglia venne negato dall’Autorità la possibilità di funerali pubblici, un delitto di cui si parlò poco e che nessuno più ricordò, neppure nella Serravalle liberata del 1945. Un episodio che trovò nei giornali dell’epoca ricostruzioni divergenti ma che sicuramente gettò in una profonda inquietudine buona parte dei serravallesi, ai quali diede voce il sindaco dell’epoca il socialista Giuseppe Agretti, il primo cittadino del “Biennio rosso”, eletto nell’ottobre del 1920, che proprio in seguito a questi tragici fatti rassegnò le proprie dimissioni, nel tentativo drammatico di scuotere le coscienze dei suoi concittadini e porre le istituzioni davanti alle proprie responsabilità davanti alla violenza fascista. Nel 1921 a Serravalle si organizzò un nucleo di “Arditi del Popolo”, un’organizzazione paramilitare antifascista che si intese contrapporsi ai Fasci di Combattimento.

Celebrazione dello squadrismo in una pubblicazione di propaganda fascista (Immagine tratta da www.storiatifernate.it)

Così i serravallesi lessero sul quotidiano “La stampa” di Torino che il 13 giugno 1922 titolava: “Un morto e due feriti a Serravalle Scrivia in un conflitto tra fascisti e comunisti” così descrivendo l’accaduto: «…Nella notte di domenica 11 giugno 1922, alle ore 23, una comitiva di fascisti della nostra città (Novi Ligure ndr.), nei pressi del ponte Scrivia, sulla stradale Stazzano –  Serravalle si incontrava con alcuni comunisti del luogo e avveniva un conflitto con bastoni e rivoltelle. Come siano corsi i fatti non è possibile ricostruire. I comunisti e socialisti del paese affermano che una comitiva di fascisti avrebbe aggredito alcuni operai di ritorno dal lavoro sparando loro a bruciapelo alcuni colpi di rivoltella. Certo Maccagno Attilio… non iscritto ad alcun partito… venne ucciso con alcuni colpi di rivoltella al torace. Risulta anche dalla descrizione dello chauffeur Roasio che fu fermato sullo stradale per caricare i feriti, che vi furono due fascisti feriti o trasportati nella villa del capo dei fascisti locali, rag. Carani, ex tenente di artiglieria, dove avrebbero passato la notte. L’autorità però recatasi stamane nella villa del Carani, nessuna traccia trovò dei due feriti, i quali evidentemente furono assai per tempo trasportati altrove. A Serravalle si sono recati stamane il tenente dei carabinieri Caffaratti, il pretore avv. Severino Caput, il Maresciallo Pastore e nel pomeriggio il tenente colonnello comandante la divisione interna di Alessandria, cavaliere Urangia – Tazzoli Nietto. Alcuni del paese vorrebbero collegare il fatto con la visita dell’on. Edoardo Torre, deputato fascista, a Voltaggio, avvenuta ieri stesso, e con l’aggressione patita dal socialista Torrielli Angelo, il giorno innanzi, in cui fu bastonato a sangue e con altre rappresaglie fasciste sulle quali il sindaco del paese aveva richiamato l’attenzione delle nostre autorità politiche. Domani avrà luogo l’autopsia del cadavere del Maccagno, a cui interverrà il procuratore del Re della nostra città. Risulta che il pretore di Serravalle abbia emesso alcuni mandati di cattura a carico di noti capi Fascisti…»

Di conflitto a fuoco parlò anche il settimanale locale “Il Messaggero di Novi” del 17 giugno 1922: «…Grave conflitto tra comunisti e fascisti. Verso le ore 23 di domenica, un gruppo di fascisti forestieri, cui eransi uniti elementi locali, incontratisi sul ponte Scrivia con un altro gruppo di comunisti, vennero a diverbio, degenerato poi in aperto conflitto a colpi di rivoltella da ambo le parti e nel quale veniva colpito a morto il comunista di Serravalle Maccagno Attilio di anni 24, mentre rimanevano feriti gravemente due fascisti…».

Divergente ma più dettagliata la ricostruzione portata dal giornale del partito socialista, l’“Avanti!” che nel numero del 18-19 giugno 1922 dedicò alla morte di Maccagno un’inchiesta giornalistica, titolando “Un lavoratore ucciso dai fascisti a Serravalle Scrivia”. Articolo dall’incipit apertamente polemico nei confronti della stampa locale:

«…I giornali di martedì diedero notizia di un grave assassinio avvenuto a Serravalle Scrivia la notte di domenica 11 corr. (giugno 1922 ndr.). La “Gazzetta del popolo” (quotidiano politico torinese ndr.) diede una versione fascista, che non è nemmeno condivisa dai fascisti. La stampa diede anch’essa la versione che le faceva comodo…». Nell’articolo del foglio socialista così si ricostruisce il grave fatto di sangue ed il clima di paura e pesante intimidazione in cui questo si è originato: «…La responsabilità del grave fatto accaduto è risultato che ricade esclusivamente su un gruppo di fascisti. Da molti giorni è precisamente da che l’On. Torre (Edoardo ndr.) si recava a Serravalle e paesi limitrofi, la piccola cittadina era diventata teatro di gesta fasciste. La popolazione era stata terrorizzata con molti mezzi: bastonature, aggressioni, ferimenti, minacce di morte. Il giorno 22 maggio, tre operai furono bastonati: uno venne ferito gravemente, vari altri gravi incidenti accaddero in seguito sempre per parte fascista. In questi giorni, poi la situazione era diventata insostenibile. Squadre di bastonatori scorrazzavano per le vie del paese, operai e pacifici lavoratori bastonati, perquisiti, fatti rincasare. Il deputato provinciale Tagnin (Giuseppe ndr.) era inseguito dai fascisti che volevano bastonarlo era ricoverato ripetutamente a casa. Sabato sera i fascisti del luogo uniti a gruppi forestieri percossero senza alcuna provocazione, senza alcun motivo, quattro operai inermi, fra i quali un ferito di guerra ed il consigliere comunale Alice Paolo. Vari compagni per sottrarsi alle minacce di morte furono obbligati a fuggire dal paese e si trovano tuttora esuli, fra i quali lo stesso consigliere provinciale Tagnin. Nella giornata di domenica le squadre fasciste di Novi, Vignole e di altri paesi si portarono in assetto di guerra a Serravalle. Presero di mira vari socialisti o simpatizzanti, principalmente di il consigliere comunale Zuccotti (Pietro ndr.) al quale evidentemente era stato poi teso l’agguato che determinò l’assassinio del Maccagno Attilio trovandosi casualmente di passaggio sullo stradale ove avrebbe dovuto passare lo stesso consigliere per rincasare. Ecco come è risultato lo svolgimento del tragico episodio: il Maccagno Attilio, di anni 29, non iscritto ad alcun partito, transitava verso le 23 in compagnia del giovane Morchio, che ha dato particolari importanti sul fatto, sullo stradale Stazzano – Serravalle. A circa 500 metri dalla città, un gruppo di fascisti che evidentemente attendeva il consigliere Zuccotti che doveva di  li passare fermarono i due malcapitati, li circondarono e perquisirono, dapprima il Morchio, quindi afferrarono il Maccagno per usargli lo stesso sopruso. Egli si oppose con buone maniere. Ma i fascisti iniziarono un nutrito fuoco incrociato scaricando le loro rivoltelle. Il Morchio parla di essersi trovato tra il sibilar delle pallottole e che il Maccagno cadde mortalmente colpito. I fascisti si diedero alla fuga. Al Maccagno… non furono trovate armi; dall’autopsia risultò che egli era stato colpito ripetutamente da proiettili di rivoltella alla schiena e al ventre. I fascisti hanno fatto fuoco incrociato onde si sono anche feriti tra di loro… Nessun arresto è avvenuto. La situazione in questi paesi è terribile. L’Autorità ha vietato il funerale del povero Maccagno. Il sindaco del luogo, compagno Agretti (Giuseppe ndr.), uomo probo…, pur restando nel luogo, ha rassegnato le dimissioni dalla carica inviando una nobile lettera al sottoprefetto esponendo le trista condizioni del suo paese ove non vi è più tutela dell’esistenza di coloro che non sono fascisti o filo fascisti…». Infine, questa la versione dei fatti del periodico novese “Il messaggero di Novi” datato 15 giugno 1922: «…Grave conflitto tra comunisti e fascisti. Verso le ore 23 di domenica, un gruppo di fascisti forestieri, cui eransi uniti elementi lo­cali, scontratisi sul ponte Scrivia con un altro gruppo di comunisti, vennero a diverbio, degenerato poi in aperto conflitto a colpi di rivol­tella da ambo le parti e nel quale veniva colpito a morte il comuni­sta di Serravalle Maccagno Attilio…, mentre rimanevano feriti gravemente due fascisti…».

Tempo dopo la tragedia, al volgere degli anni Trenta, la famiglia Maccagno lasciò Serravalle ed emigrò dall’Italia all’Argentina, in Buenos Aires.

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