BAILO, Osvaldo
Ciclista – (Serravalle Scrivia, 12 settembre 1912 – 28 febbraio 1997).
È figlio di Luigi Bailo, un buon ciclista, e di una sorella del grandissimo Costante Girardengo. La miscela genetica è quella giusta. Giovanissimo, Osvaldo sale in bicicletta dimostrando di avere la dinamite nei garretti. Insomma fin da subito si vede che ha la stoffa per diventare un ottimo velocista.
Sotto l’occhio attento dello zio, spopola infatti nella categoria dilettanti, dove è iscritto fin dal 1930.
Un articolo, comparso ancora nel 1932 su Il Piccolo, documenta la vittoria di Bailo al primo campionato provinciale ciclistico dei Giovani fascisti su 170 concorrenti, a testimonianza della popolarità di questo sport in quegli anni, soprattutto nella nostra provincia.
Osvaldo passa successivamente fra gli indipendenti, proseguendo nella sua crescita di atleta. Non è uno scalatore e forse gli manca un po’ di cattiveria negli sprint. A curare questo difetto provvede ovviamente il “Gira”, come ammette lo stesso Bailo, in un’intervista comparsa sul Novese nel 1989 per la firma di Gennaro Fusco.
Alcune gare per dilettanti lo vedono trionfare con la maglia dell’Aquila Fegino. In un ordine d’arrivo comparso il 27 ottobre 1933 su Il Piccolo lo vediamo vincitore in una corsa a Isola Sant’Antonio. Suo compagno, giunto quinto, è Primo Zuccotti, anch’egli serravallese, più giovane di tre anni. I due hanno corso già insieme nella squadra ciclistica del Circolo Santo Stefano di Serravalle, il circolo della gioventù cattolica che conta più iscritti di tutta la diocesi, compresa Tortona.
Nel 1933 corre la sua prima Milano Sanremo e giunge terzo alla Targa Città di Legnano. La prima vittoria arriva l’anno successivo nel 1934, quando passa fra i professionisti partecipando alla corsa in linea Alessandria Fegino.
Nonostante l’appoggio del proprio mentore e le sue indubbie capacità, quelli erano gli anni degli scontri fra Bartali e il promettentissimo Fausto Coppi. I big del ciclismo erano sempre alla disperata ricerca di buoni gregari. In più di un’occasione proprio Bartali lo avrebbe voluto in squadra, ma Bailo declina l’offerta, preferendo la libertà nella conduzione delle proprie gare.
La stoffa comunque c’è. Nel 1935 con la maglia della Wolsit, vince la 2ª tappa del G.P du Journal de Nice, nel 1937 con la Legnano & Urago trionfa al Giro di Romagna e si aggiudica la Coppa Guttalin. Vince per distacco il Gran Premio di Schio.
Nel 1938 passa alla Bianchi vincendo la Coppa Zucchi e il Trofeo dell’Impero. Al Giro del Veneto, valevole come prova del Trofeo dell’Impero, la giuria assegna la vittoria a Secondo Magni. Di tutt’altro avviso resta il pubblico che, convinto del guizzo finale di Bailo, gli tributa il giro d’onore.
Al Giro di Lombardia del 1938 si piazza al terzo posto dietro a Cinelli e Bartali. L’anno successivo è terzo alla Milano Sanremo, vinta dal Gino nazionale.
Il 1940 lo vede assoluto protagonista nelle prime fasi del Giro d’Italia, quando, lontani dalle montagne, possono spopolare i velocisti. Bailo indossa la maglia Rosa per la Gerbi al termine della seconda tappa mantenendola anche il giorno successivo.
Quel giro, vinto da Fausto Coppi, lo vide ritirarsi all’ottava tappa.
Bailo insomma non è un corridore da corse a tappe, ma nelle corse in linea è tutta un’altra musica. Vince infatti il 13 ottobre il Giro dell’Emilia e il 27 ottobre sfiora il colpaccio al Giro di Lombardia giungendo secondo alle spalle di Bartali.
Nel 41 inanella tre vittorie: Campionati italiani Indipendenti, Giro delle Marche (al secondo posto Zuccotti) e Gran Premio di Ancona e nel 1942 per la Viscontea trionfa al Giro del Lazio e nel Circuito del Lario.
Nel 1946 vince la Coppa Bernocchi ed il Giro della Svizzera Romanda. Sono gli ultimi risultati e nel 1947 arriva il ritiro.
Muore a Serravalle il 28 febbraio 1997. Il suo soprannome serravallese è Öve. Lo vogliamo ricordare tuttavia così, con questa immagine molto intensa.