Via Palestro (Recuperi)
Tratto da E’ Buzardéin ’d Seravale del 1996, realizzato da Croce Rossa Italiana, sottocomitato di Serravalle, Pro Loco e Associazione Commercianti e Artigiani
Quando fu tracciata la ferrovia, risultarono due vie laterali ad essa: una, a sinistra venendo da Genova, che fu prima via Cavour e poi via Roma, l’altra, a destra, che è via Palestro. Anch’essa segue l’andamento dell’abitato da sud a nord, diventando via Garibaldi, quando si supera via degli Orti, divisa quest’ultima in due tronconi dal passaggio della ferrovia. Nel primo tratto, cioè verso quello Porta Genova, confina con il Rio di Castelvecchio, rispettando la denominazione statutaria e perciò medievale o del Rio dell’Armanina, come oggi viene chiamato. Sono rimaste, dopo la demolizione per far posto alla ferrovia, alcune case sorgenti sulle antiche mura. Fino a pochi anni fa c’era il rudere di una torre di vedetta che è poi franata sul greto della Scrivia. Le case rimaste si chiamano, in dialetto, i casèini dè ‘Mnestrotu dal nome del loro vecchio proprietario. Questa prima sezione della via è discendente verso la Porta del Ponte, in prossimità della quale oggi sorge un sottopasso ferroviario che immette alla Madonnetta, la chiesetta sita nei pressi del ponte, un tempo casa dei custodi.
La via poi comincia a salire, ma fino al 1870 essa si interrompeva perché la ferrovia passava a ridosso di un burrone che, in quell’anno appunto, fu riempito e tracciata la nuova strada che dal Ponte sale fino al sottopasso ferroviario. A lato era posta fino al 1996, in una nicchia apposita, la statua di San Giovanni Nepomuceno, protettore delle acque (ora, dopo che la frana la fece cadere, per fortuna senza danni, in Scrivia, si trova nel magazzino comunale). Essa era infatti rivolta verso la Scrivia e la leggenda dice che fu portata dal fiume durante una delle sue piene (quella famosa del 1834 è ricordata da una lapide apposta sul muro della Madonnetta). Il terzo tratto di Via Palestro portava il nome di ‘Usteria di Trai Vàinti, Osteria dei Tre Venti, perché proprio all’inizio esisteva un’osteria che aveva una lunga tradizione, così come pure l’aveva la butega de Stevaciu, che sorgeva quasi alla fine, prima dell’incrocio con Via degli Orti. In fondo ad essa si trova ‘Ca di Ladri; nessuna allusione a furti e a reati patrimoniali. Si trattava di una semplificazione dialettale per indicare coloro che, non abitando in loco evadevano il pedaggio richiesto, alcuni anni dopo il 1870, per il restauro e la modifica terminale del Ponte. Al fondo di Via degli Orti, infatti, costoro attraversavano la Scrivia in un punto ristretto e non ricco d’acque cosi da raggiungere Stazzano e la Val Borbera evitando di passare sul ponte in parte rifatto.
Scritto di Roberto Allegri
Per gentile concessione della Pro Loco
Si ringrazia Cristiana Vacchina
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