Centro Storico. La prima espansione di fine ‘700
Tratto da E’ Buzardéin ’d Seravale del 1996, realizzato da Croce Rossa Italiana, sottocomitato di Serravalle, Pro Loco e Associazione Commercianti e Artigiani
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Molto antiche sono le denominazioni di Via degli Angeli e Via degli Orti, questa terminante sul greto della Scrivia, a lato della quale è stata recentemente rinvenuta una grande quantità di ossa umane. Sono, forse, i morti sepolti durante la peste del 1630 che colpi duramente Serravalle decimando quasi la metà della popolazione. Nella stessa zona, negli anni 20-30 del secolo scorso, esisteva una fabbrica di lavorazione delle ceramiche chiamata Olubria dall’antico nome latino della Scrivia: le decorazioni erano della signora Maria Miotto, della signora Tina Berthoud e dei figli dei proprietari, Vincent e Jack: i fratelli Galileo e Giulio Lera.
Sull’altro lato, Via Abazia ricorda il Convento dei Cappuccini, cui la strada conduceva, mentre il Viale Stazione conduce ovviamente all’edificio ferroviario.
Ricordano gli insigni serravallesi sia la Piazza Paolo Bosio che quella Luigi Bailo: il primo partecipò alla seconda guerra mondiale durante la quale si distinse per la sua intensa attività di cura e di assistenza dei feriti (fu insignito di medaglia d’oro al Valor Sanitario), il secondo fu uno dei primi aviatori italiani e partecipò al volo su Vienna assieme a Gabriele D’Annunzio. E nominato dal poeta nel suo Notturno. Egli fu l’inventore del sistema di agganciamento e sganciamento delle bombe agli aerei che, prima di quel momento, venivano utilizzati solo per dimostrazioni o azioni di propaganda. Fu abbattuto durante un’azione di guerra sulla Slovenia. Sono riferibili a personaggi ben noti sia Via San Bernardino che Via Giovanni XXIII e Piazza Giosuè Carducci.
Al di là delle mura viscontee che chiudevano l’antico borgo dal lato nord, dove oggi sorge la Salita Cappuccini, Serravalle ebbe la sua prima espansione nel 1700-800 con la costruzione di nuovi edifici che imposero il nome a nuove vie.
Procedendo dalle Aje (Piazza Vittorio Veneto) verso la stazione ferroviaria, sempre sulla via Maestra (via Màistra in dialetto), sbuca Vico Raimondi, dal nome della famiglia che, proprietaria appunto delle Aje, le vendette al Comune di Serravalle.
Più oltre Vico Gavazzana ricorda il nome di colui che nel 1778 donò la propria casa al Comune perché la trasformasse in una scuola. Al di là della ferrovia il vicolo presenta una denominazione diversa, Vico Rodone, preesistente alla costruzione della ferrovia stessa.
Scritto di Roberto Allegri (modificato)
Per gentile concessione della Pro Loco.
Si ringrazia Cristiana Vacchina
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