E finalmente, il Giro arriva a Novi!
Foto in evidenza: le figurine del "Corriere dei Piccoli", Il Giro 1965, particolare
Sarà anche la terra dei Campionissimi ma – da quando nel 1909 un gruppo di giornalisti de La Gazzetta dello Sport ebbe l’idea di organizzare «una corsa a tappe destinata a diventare una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale»1 – Novi Ligure e la Valle Scrivia dovettero aspettare più di cinquant’anni per ottenere un arrivo di tappa.
In verità, nonostante il Giro percorresse le loro strade quasi in ogni edizione, le città della provincia di Alessandria furono a lungo penalizzata come sede di arrivo delle tappe: due soli striscioni del traguardo nelle ventotto edizioni corse prima della sospensione per lo scoppio della Seconda guerra mondiale; il primo, con arrivo posto ad Alessandria nel 1929 per la penultima tappa del Giro vinto da Alfredo Binda (dalla città partì dunque anche l’ultima tappa con arrivo a Milano), il secondo ad Acqui Terme nel 1935.
Poi più nulla sino al 1955, quando accadde “qualcosa” ed ecco le città della provincia diventare piuttosto frequentemente sede di tappa!
Ottenere l’organizzazione di un arrivo di tappa della “Corsa rosa” è sempre stato un percorso complicato e difficile, che necessita di lunghe trattative ed è frutto dei giusti rapporti politici, di conoscenze e relazioni significative nel mondo dello sport e negli organi di governo del ciclismo, della disponibilità di finanziamenti e pubblicità (réclame, si diceva un tempo) e infine di un’ampia capacità ricettiva per ospitare una carovana numerosa e complessa come quella del Giro. Ma a tutto questo occorre aggiungere ancora qualche cosa: un po’ di fortuna (in particolare se non si è una grande città) e l’occasione giusta (o l’uomo giusto).
Per gli arrivi del 1955 (seconda volta per Acqui Terme) e del 1956 (seconda volta anche per Alessandria) l’occasione fu probabilmente offerta dal mito di Fausto Coppi giunto al suo apice. Gli anni precedenti furono zeppi di successi per “l’Airone”: doppietta Giro-Tour nel 1952 e accoppiata Giro-Mondiale su strada nel 1953. Arrivare nella provincia che gli aveva dato i natali, fu un omaggio doveroso al campione e occasione di grande visibilità per organizzatori e finanziatori della corsa.
Ma per i successivi arrivi in provincia – ben cinque in soli sette anni, una specie di record – è possibile individuare con una certa sicurezza l’uomo giusto capace di determinare l’interesse nuovo per gli arrivi alessandrini: “il suo nome è” Vittorio Guido, futuro Presidente della Cassa di Risparmio di Alessandria e all’epoca Assessore Provinciale ininterrottamente dal 1956 al 1971 (con deleghe alla montagna, all’istruzione, al turismo, alla cultura e allo sport).
Nel 1938, quando alla visita di leva chiedono alla recluta Vittorio Guido quali siano le «competenze e gli interessi extra professionali» risponde senza esitazione: «il ciclismo» ((foglio matricolare conservato presso l’Archivio storico dell’Esercito, messo gentilmente a disposizione di Chieketè grazie all’autorizzazione della famiglia Guido)). Vittorio è nato a Bosio nel 1918 e risiede a Serravalle Scrivia dal 1945. La passione per il ciclismo, che lo accompagnerà per tutta la vita, è legata a filo doppio al rapporto proprio con Fausto Coppi, del quale diventa da subito grande tifoso ma anche vicino di casa, poiché abita nello stesso stabile del Campionissimo per il periodo in cui Coppi vive a Serravalle. E di Coppi diventa prima amico fraterno e poi geloso custode della memoria e del mito dopo la sua morte prematura.
Attraverso Fausto, e grazie alla sua costante partecipazione agli arrivi delle competizioni ciclistiche, Guido diventa amico anche di Vincenzo Torriani, per decenni grande organizzatore del Giro e anche suo compagno di fede politica nella Democrazia Cristiana.
Vittorio Guido è dunque nel posto giusto, nel momento giusto e con le competenze e conoscenze giuste per ottenere diversi arrivi di tappa in provincia di Alessandria: una straordinaria occasione per promuovere il turismo e le produzioni locali (non dimentichiamo che sono gli anni in cui la Fidass e le altre industrie dolciarie novesi vivono la loro stagione migliore). Alessandria, Casale Monferrato e Novi Ligure sono pronte a cogliere questa opportunità mettendo a disposizione le risorse economiche e le infrastrutture adeguate per ospitare un arrivo di tappa.
Soprattutto l’arrivo a Novi Ligure, storica città di residenza di Fausto Coppi, sta a cuore all’Assessore Provinciale. L’occasione si presenta finalmente nel 1965 a coronamento di un lungo lavoro preparatorio che vede Vittorio Guido impegnato in prima persona. Gliene rende merito il settimanale Il Popolo di Novi:
«Da molti anni ormai si andava dicendo: “Forse il prossimo Giro farà tappa a Novi”. Erano solo parole, e del Giro a Novi non se ne fece mai nulla – scrive il settimanale nel numero dell’11 aprile 1965 – Iniziò un lavoro delicato della “Fossati”, che intanto aveva il determinante aiuto dell’assessore provinciale cav. Vittorio Guido. Guido, Torriani e il presidente della società ciclistica novese “Fossati” strinsero sempre più le trattative; occorreva il contributo del Comune. Interpellata dalla “Fossati” l’Amministrazione Comunale, riunitasi in seduta straordinaria, approvò unanimemente con grande entusiasmo il contributo a favore di questa iniziativa» ((Il Popolo di Novi, n. 15, 11 aprile 1965)).
A Novi Vittorio Guido trova dunque l’appoggio dell’Amministrazione Comunale, del Sindaco Armando Pagella e dell’Assessore allo sport Giuseppe Persano e la collaborazione entusiasta di Federico Fermi, Presidente della Società Ciclistica novese “Pietro Fossati”, dedicata al ciclista novese vincitore di un Giro di Lombardia e deceduto a soli trentanove anni vittima di un bombardamento aereo che il 13 marzo 1945 colpì lo stabilimento dell’Ilva.
E così, la sera di lunedì 22 marzo finalmente arriva la notizia ufficiale, annunciata proprio dall’Assessore Provinciale al Turismo:
«Ore 21,15: rien ne va plus! Il cav. Guido telefona a Fermi da Acqui, dove si è incontrato con Torriani: «Il Giro verrà a Novi. Torriani ha accettato le vostre proposte e dopodomani sera lo presenterà in TV. Congratulazioni e buon lavoro.»
La notizia si sparge subito velocemente e martedì mattina tutta Novi sa che il 48° Giro farà tappa a Novi. Qualcuno però è ancora titubante, troppe volte è stato detto e mai è stato fatto. Ma ecco che mercoledì sera alle 20.05 nel Telesport lo speaker annuncia le tappe del Giro d’Italia… 14ª tappa: Milano-Novi Ligure di km. 165… Ogni dubbio svanisce, gli sportivi novesi gioiscono!
Grazie cav. Guido, grazie anche a voi amici del Comune, ma non possiamo non ringraziare e non congratularci con voi, “ragazzi” della “Pietro Fossati” sempre giovani, sempre in gamba» ((Il Popolo di Novi, n. 15, 11 aprile 1965)).
Vittorio Guido è nominato presidente del Comitato Organizzatore.
Finalmente il Giro d’Italia fa tappa nella città dove Costante Girardengo, Fausto Coppi e molti altri nomi meno noti ma non meno importanti nella storia del ciclismo sono nati e hanno vissuto. È il Giro di Vittorio Adorni che indossa la maglia rosa, per non toglierla più, proprio al termine della XIII tappa il giorno precedente l’arrivo nella città dei campionissimi (terzo in quel Giro fu un giovanissimo e “promettente” suo compagno di squadra, un certo Felice Gimondi che in quello stesso anno vinse il Tour de France).
Il 29 maggio 1965, dopo la giornata di riposo, la XIV Tappa del Giro d’Italia Milano-Novi Ligure arriva in corso Romualdo Marenco. La tappa se la aggiudica in volata Danilo Grassi, Campione del Mondo della 100 chilometri dilettanti a squadre nel 1962, giovane promessa non mantenuta che nei soli due anni di professionismo vanta proprio la tappa novese del 48° Giro d’Italia come sua unica vittoria.
Al secondo posto un “mitico” protagonista delle volate e della trasmissione cult Processo alla Tappa, Dino Zandegù.
Per festeggiare il primo arrivo in assoluto del Giro d’Italia a Novi, i Settimanali dell’epoca escono in edizione straordinaria, aumentando la loro foliazione che allora constava di sole quattro pagine: Il Novese esce con un numero di sei pagine, due delle quali interamente dedicate al Giro, Il Popolo addirittura con un’edizione di dieci pagine, sette delle quali dedicate alla “Corsa Rosa”2.
Nei prossimi mesi vi offriremo una ampia documentazione tratta dalle due edizioni speciali, sfidando le difficoltà editoriali che l’impresa comporta per le limitate risorse di Chieketè.
Qui vogliamo offrirvi l’ampio l’articolo che Il Popolo dedicò alla descrizione degli aspetti tecnici e organizzativi dell’evento, la piantina dettagliata dei “luoghi del giro” in città tratta da Il Novese e la cronaca della tappa nell’articolo scritto per La Stampa da Gigi Boccaccini, futuro direttore de Il corriere dei Piccoli.
- La Gazzetta dello Sport, 24 agosto 1909 [↩]
- Meno attento all’avvenimento fu Panorama di Novi, che pubblicò solo articoli di cronaca e di circostanza. La temperie politica dell’epoca ci offre una spiegazione per questa decisione: mentre Il Novese era espressione del Partito Comunista alla guida, insieme ai socialisti, di una delle tante edizioni delle Giunte di sinistra di Novi e Il Popolo era espressione della Democrazia Cristiana, partito di Vittorio Guido artefice dell’evento, Panorama era espressione del Partito Liberale appena estromesso dalla Giunta provinciale in favore di una nuova alleanza di centrosinistra. I rancori politici, come spesso accadeva e accade, prevalsero sulla capacità di cogliere l’importanza dell’avvenimento per Novi e per i suoi cittadini [↩]