Antonella Bottazzi. Una cantautrice da Rocchetta (e Serravalle) a Sanremo
Puntata 4
Michela mi fornisce il numero di cellulare di Chiara, la figlia di Antonella. Sospinto, come al solito, dai miei bollenti spiriti intrisi da curiosità famelica, la cerco immediatamente su WhatsApp, ma accidenti scopro che non lo utilizza. Sperando in una soluzione rapida chiedo lumi, ricevendo da Michela l’indicazione di provare con Messenger.
Ecco… Messenger… tutte le volte che ci provo, il mio cellulare ha come una sorta di rigetto: si blocca, si spegne, si contorce su sé stesso, fa qualsiasi cosa possa colpire la mia sensibilità di boomer predigitale. Tuttavia, grazie ad un corso accelerato e ampia operazione di tutoraggio offertami da mio nipote, alla fine riesco nella, per me, titanica impresa. La risposta al mio appello “messengeristico” è gentile ma dilata il tempo di attesa a un paio di giorni. Nel frattempo guardo le foto di madre e figlia presenti grazie all’web: si somigliano molto. Chiara ha uno splendido sorriso, mamma Antonella mi pare un po’ melanconica. Entrambe hanno un viso splendido.
Nei dialoghi avuti con Gabriella e Michela è emersa la faccenda di una recente esumazione dei resti di Antonella. Provo a ragionarci sopra. Se è morta nel 1997, è sepolta nel cimitero di via Gambarato. Non so se in terra o in una colombaia. Fare due passi non mi fa male, per cui decido di farci un salto. Giro fra tutte le tombe. Molte di quelle che fino a poco fa erano presenti nei due campi non ci sono più. Tento anche con le colombaie, cercando d’intuire le scritte che la polvere, insinuandosi sotto le lettere che prima componevano il nome, ha come tatuato il marmo dei loculi ora lasciati liberi. Nulla. Non la trovo, qui non c’è più. Anche Maria Rosa Mosso vorrebbe incontrarla, anche solo per recitare una preghiera. E, avvolto da un velo di tristezza, tornato a casa, leggo il testo di una sua canzone:
Fa’ qualcosa, non restare lì, dì’ qualcosa, non tacere più. Mi sento così sola e sono tanto giù, che non so cosa fare. Non so con chi parlare. Questa sera ho bisogno d’amore. Qualcosa piange dentro di me. Questa sera ho bisogno di tenerezza, che per una carezza chissà cosa farei. Fa’ qualcosa, prendimi per mano, dimmi piano di stare con te. Sarà un piccolo fiore che domattina muore. Avrà la vita breve, come un fiocco di neve. Questa sera ho bisogno d’amore. Qualcosa piange dentro di me .Questa sera ho bisogno di tenerezza, che per una carezza chissà cosa farei. Fa’ qualcosa, non restare lì, dì’ qualcosa, non tacere più. Fa’ qualcosa, prendimi per mano. Dimmi piano di stare con te.
Certo Antonella, avrei tanto voluto prenderti per mano, anche solo davanti alla tua tomba. Ed ora non riesco più a scrivere.
Quando finalmente riesco a raggiungere Chiara, la figlia, a proposito avevo un numero di telefono sbagliato, mannaggia alla fatica inutile, la questione della bellezza per via matrilineare mi appare come una costante genetica. Parodiando un film di Celentano, le donne di questa grande famiglia presentano: segni particolari bellissime.
Lo sono Antonella, sua sorella Miccoli (che raggiungo al telefono), Chiara, Gabriella, Michela; Maria Teresa, mamma di Antonella e Miccoli, è eletta a Genova Miss gambe al Lido, quando in età giovanile abita nella Superba, ma mi piace rimarcare che nasce qui, a Serravalle, in via Garibaldi, nella splendida villa che guarda la Scrivia, il 12 settembre 1913, mentre i coniugi Gambarotta sono in villeggiatura.
Chiara Norsa, è una millenial che ha avuto la disgrazia di perdere mamma Antonella a soli vent’anni, assistendola nella malattia a casa fino alla fine. Le notizie che riesco ad ottenere, relative ai suoi avi sono comprensibilmente incomplete o accompagnate dalla necessità di dover chiedere alla zia Miccoli (Maria Enrica), cresciuta, in ragione della minima differenza di età, insieme a sua sorella Antonella.
Fin da piccina la caratteristica principale di sua madre è la risata, limpida, cristallina, assai contagiosa (alla faccia della mia diagnosi di melanconia); l’altra, la passione per la musica. Una passione familiare, perché anche i genitori suonavano, entrambi, uno strumento. A tre anni suona su di un pianoforte verticale presente in casa, ma a circa dieci le viene regalato un pianoforte a coda.
Il padre di Antonella si chiama Ettore Igino, “Gino”, Bottazzi, la famiglia del quale è la proprietaria delle fornaci stazzanesi; lui ha una segheria nel savonese e, sposatosi, va ad abitare a Genova in via Cesare Cabella, sotto Castelletto; la sua vita vede numerosi trasferimenti, compreso Serravalle e Milano dove cambia attività, diventando restauratore e antiquario. E’ sepolto a Pozzolo. Gino e Maria Teresa hanno cinque figli: Anna Maria, detta Nanna (28 gennaio 1936), Antonella (unica sorella senza soprannome), Maria Enrica, detta Miccoli (13 agosto 1946), Gian “Gimmy” Luigi (5 luglio 1952), ed Elisabetta (Betty, 28 agosto 1953).
Chiara mi conferma la presenza dell’arte e della cultura in famiglia, come già anticipato da Michela Monteverde (figlia di uno scultore, fra l’altro, ma nonostante le mie suppliche non mi ha ancora scritto una riga… per ora!): Miccoli, scrive canzoni come Antonella, ma non solo, anche favole per adulti ed è inoltre una valente ceramista; Elisabetta, l’ultimogenita, danzatrice alla Scala con Carla Fracci.
Antonella, completate le scuole dell’obbligo frequenta il liceo classico del Sacro Cuore a Genova, ora chiuso, gestito da suore severissime; casa Bottazzi è soggetta a importanti frequentazioni artistiche: De André, Lauzi, Paoli, sono di casa. I primi lavori musicali compaiono sotto il nome di Alberta. Il trasferimento a Milano con la fine del liceo la vede catapultata in una realtà che non le piace. La casa è in via Maddalena, ma lei ama il mare.
Momenti per lei gioiosi sono quando ha la possibilità di venire in vacanza a Serravalle, quando ad esempio stringe amicizia con Paolo il barbone, personaggio bohemien per il quale scrive una canzone. Il suo lancio nel mondo della canzone italiana avviene grazie all’interessamento di Gino Paoli, in epoca giovanile fidanzatino di Anna Maria, la prima delle sorelle. A proposito di Gino Paoli e della bellezza femminile: avete mai visto quest’artista accompagnarsi con donne brutte? Mai.
E poi Antonella… vola nel mondo della canzone italiana, come ben documentato in rete , fino a raggiungere il grande schermo su Rai 1 e il palco dell’Ariston a Sanremo nel 1974 con “Per una donna donna”, brano del quale come sempre ha scritto parole ie musica. Ve lo proponiamo al termine di questo articolo.
La mia telefonata con Chiara si conclude con qualche notizia che le riguardano direttamente: suo padre è il direttore casinò di Campione d’Italia. Nella sua vita vede morire in soli tre anni i nonni e mamma Antonella. Laureata in scienze politiche e sociali, è insegnante nella scuola infanzia ed attrice (e con questo, artisticamente parlando, facciamo tombola!). Ha una figlia.
E per finire con il botto, vista la gran quantità e qualità di artisti, via WhatsApp le chiedo: ma tu, con questo tuo cognome, sei parente di Franca Valeri? La risposta è sì, cari lettori. Ah, non lo sapete? Franca Valeri, grandissima attrice, comica e cabarettista è lo pseudonimo di Franca… Norsa!!
Grazie per questi interessantissimi racconti!
Buongiorno, facendo ricerche su Antonella Bottazzi, ho scoperto questo interessante articolo. Il motivo e che dedicherò alla cantautrice di Rocchetta una puntata della mia trasmissione Contro/Versi, esattamente martedì 10 ottobre alle 19 su radiostellapiemonte.net
Se vuole contattarmi questa è la mia mail: info@bradipodiario.it
Saluti e grazie
Giuseppe Rissone