Antonella Bottazzi. Una cantautrice da Rocchetta (e Serravalle) a Sanremo
Puntata 3
Questa volta riesco a raggiungere l’obiettivo. Grazie a Michela e Gabriella finalmente il quadro si fa più chiaro. L’impresario Giovan Battista Gambarotta, nato a Novi Ligure nel 1881, figlio di Sante Gambarotta e di Luisa (?) Dellepiane, sposa la marchesa Maria (Cristina?) Gualterio di origini orvietane. Nelle memorie familiari è presente un aneddoto singolare. Il futuro impresario, colto da giovanile passione per l’amata, si recò in casa Gualterio per chiedere la mano di Maria. Fu messo alla porta, con la concessione di ritornare qualche anno dopo. Una decisione ancor oggi comprensibile, poiché l’innamorato era, al tempo, solo un quindicenne.
I Gualterio sono una famiglia di alto livello sociale nell’Italia ottocentesca, il cui capostipite è Filippo Antonio (Orvieto, 6 agosto 1819 – Roma, 10 febbraio 1874), figlio di Ludovico e di Maria Guerrieri Gonzaga, politico e storico italiano, senatore del Regno, ministro dell’interno del Regno d’Italia nel Governo Menabrea 1 (1867-1868) e successivamente Ministro della Real Casa. Sua moglie è Angelina De Cardenas (nobildonna originaria di Valenza, appartenente a famiglia di spicco, figlia del senatore del Regno di Sardegna Lorenzo De Cardenas) che sposa il 25 agosto 1841 e dalla quale ha cinque figli: Enrico, Alfonso, Adele, Maria, Lodovico, padre quest’ultimo di Maria ed Enrico.
Enrico Gualterio, figlio di Filippo Antonio (Orvieto il 5 settembre 1843 – Roma 14 gennaio 1929), è senatore del Regno d’Italia e vice ammiraglio. Lo ricordiamo per essere Presidente del Consiglio superiore di marina (22 marzo 1906-30 settembre 1908) e Comandante in capo della Forza navale del Mediterraneo (6 aprile 1905-11 aprile 1906). Di sua nipote Maria Gualterio Gambarotta, figlia del fratello Ludovico, si riescono a trovare in rete due interessanti documenti, una lettera ed un telegramma indirizzati al presidente del Senato, Tomaso Tittoni, in occasione della morte dello zio, con i quali ringrazia per le condoglianze ricevute.
Insomma, grazie al matrimonio con Maria Gualterio, nel sangue dei discendenti di Gambarotta scorre il sangue dei Gualterio e dei De Cardenas. I Gualterio inoltre hanno fra i loro avi altri personaggi illustri: Filippo Antonio Gualterio, (Fermo, 24 marzo 1660 – Roma, 21 aprile 1728), cardinale, arcivescovo cattolico e collezionista d’arte italiano, è nunzio apostolico in Francia alla corte di Luigi XIV e, per molti anni, vicino agli Stuart. Diventato cardinale con papa Clemente XI nel 1706 è discendente di un’antica famiglia orvietana, ed è figlio di Stanislao Gualterio, gonfaloniere di Orvieto, e di Anna Maria Cioli, nobile di Todi. È inoltre bisnipote del cardinale (eletto il 2 marzo 1654) Carlo Gualterio (1613-1673) e zio del cardinale Luigi Gualterio (1706-1761). È sepolto nel Duomo di Orvieto all’interno della Cappella di San Brizio assieme allo zio Giannotto Gualterio e al prozio cardinale Carlo, entrambi arcivescovi di Fermo, ed al fratello Ludovico Anselmo, vescovo di Todi.
Di origini ispaniche, la famiglia De Cardenas arriva a Valenza con le truppe spagnole nella seconda metà del Cinquecento. Il suo primo esponente è Alonso, governatore di Valenza nel 1563, seguito nel 1575 da Francesco. Entrambi si sposano a Valenza imparentandosi con i Perego e stabilendo il loro domicilio nella città.
Forse vi avrò annoiato con queste informazioni, se così è vi chiedo scusa, ma mi sembravano notizie di una certa rilevanza, per quanto riguarda la storia degli ascendenti.
Con Gabriella riesco invece a ricostruire quella più interessante dei discendenti.
Giovan Battista Gambarotta e Maria Gualterio hanno quattro figlie: Emilia, Luisa, Maria Teresa e Maria Vittoria. Le loro date di nascita mi sono fornite da Gabriella Bignardi appoggiandosi solo sulla memoria.
Emilia, la primogenita, è nata nel 1903, a Serravalle. Sposa l’ingegner Ettore Giavotto ed è sepolta nel cimitero vecchio, nella tomba di famiglia dei Giavotto. Ne conosco ben due, di tombe intendo, delle quali ricordo perfettamente l’ubicazione. Oggi ci andrò sicuramente. Il Botta mi dà del beccamorto tardo romantico, lo so già, pazienza, come si suol dire… ce ne faremo una ragione: “non ti curar di loro ma guarda e passa” scrive il Dante nazionale. E se lo dice Lui, io chi sono per non adeguarmi?
Gabriella mi racconta che i coniugi Giavotto hanno a loro volta quattro figli: Gian Maria, architetto a Varese che progetta o riordina una piazza di quella città, Vittorio, ingegnere come il padre a soli ventitrè anni, Nicoletta, danzatrice e coreografa, attiva a Roma, e Lucia, insegnante filosofia al liceo.
La faccenda mi incuriosisce. Con Chieketè ho già affrontato in passato due storie che hanno come protagonista serravallese una persona con il cognome Giavotto. Una è quella relativa all’Ammiraglio Mattia Giulio, classe 1862 e mancato nel 1930, che prende parte a ben quattro campagne militari: Benadir, Eritrea, Libia e prima guerra mondiale, durante la quale ha il comando del porto di Venezia; inoltre scrittore di pregevoli monografie, ottiene molte onorificenze, tra le quali la Croce militare dell’Ordine di Savoia. L’altra storia è quella relativa all’invenzione e produzione dell’amuchina. Come ben saprete a Serravalle esiste la villa dei fratelli Giavotto. Una casa di campagna che sita, a sinistra, lungo la prima salita della nuova Novi ter, è (o era?) di proprietà dei produttori dell’amuchina, il disinfettante messo prepotentemente sotto i riflettori dall’attuale epidemia causata dal Covid 19.
Le due cappelle gentilizie delle famiglie Giavotto si trovano, una da una parte, l’altra dall’altra, proprio al centro delle due aree cimiteriali. Quella a sinistra è dell’Ammiraglio, per tanto la scarto a priori per via di uno strano personaggio di cui poi vi parlerò, e vado a destra sperando di incontrarmi con Emilia Gambarotta.
La trovo là infatti: Emilia Gambarotta vedova Giavotto, 1903 – 1986. Riposa con il marito, Eugenio Giavotto, 1894 – 1984, e tanti altri parenti. Uno attira la mia attenzione: Pietro, 1872 – 1946. Tuttavia non può essere lui quel Pietro Giavotto che, nel 1948, rileva il marchio da Eridania, azienda specializzata nella produzione di zucchero fondata alla fine dell’Ottocento a Genova, per realizzare l’Amuchina nello stabilimento di Busalla.
Ritorno a casa per consultare il mio quadernetto di appunti. La seconda figlia, Luisa, nata a Serravalle nel 1905 e sposata con Aldo Gechele, dona a G.B. Gambarotta due nipoti: Nanni, un fisico (o chimico, Gabriella non ricorda con precisione) e Walter, ingegnere all’Olivetti. La quarta, Maria Vittoria, vede la luce il 18 febbraio 1917 e, maritandosi con Giuliano Bignardi, genera proprio Gabriella il 9 maggio del 1943, oltre a Giancarlo, 1938.
Lo strano personaggio che mi ha guidato alla tomba di Emilia Gambarotta è Paolo il Barbone. A lui è dedicata una canzone di Antonella. Paolo, del quale purtroppo non sappiamo di più, soleva dormire sotto un albero di Cascina Giavotto. In rete è tuttavia presente una sua fotografia che lo ritrae insieme ad Antonella, con la quale era in rapporto di amicizia,
Vi chiederete infine perché ho saltato la terza figlia, Maria Teresa. Beh, ovviamente si tratta della mamma di Antonella Bottazzi e per tale motivo vi chiedo di attendere ancora un po’, non senza offrirvi, anche questa volta, una canzone di Antonella: proprio quella che ha scritto per “Paolo il barbone” nel suo PL “Delicato a te”.
Alla prossima, ragazzi!
Foto in evidenza: Antonella adolescente fotografata da Giorgio Bergami, amico di famiglia. Bergami, notissimo fotografo genovese, famoso per aver documentato lo sciopero a Genova del 30 giugno 1960, è deceduto a 86 anni, lo scorso aprile 2023. Le foto, scattate nel parco di Villa Gambarotta a Serravalle, relative al matrimonio di Gabriella Bignardi con Niccolò Monteverde sono le sue.
Il disco 33 giri long playing di Antonella si intitola “ Delicato a te “ , non. “ dedicato “.
Lo si legge bene sulla copertina.
Grazie per la segnalazione. Ci scusiamo per il refuso che abbiamo corretto.