Sul “Sentiero della volpe” con gli allievi della Scuola
La scuola primaria G. Marconi di Serravalle Scrivia ha organizzato anche per quest’anno scolastico, come è solita fare, attività pratiche per gli allievi che frequentano le classi a tempo pieno. Ma quest’anno la Maestra Giusy, che con altre sue colleghe, avendo firmato l’atto costitutivo della nostra Associazione, è tra le nostre Socie fondatrici, ha pensato di avvalersi della conoscenza del territorio dei Soci di Chieketè per accompagnare le insegnanti durante le escursioni che avevano programmato per l’omonimo laboratorio.
La prima uscita consisteva in un giro attorno alla scuola: un’uscita un po’ di rodaggio, per sperimentare da parte delle insegnanti designate la propria capacità pastorale e, certamente molto più importante, valutare la risposta dei ragazzi, sia nel comportamento, sia nel risultato conseguito, misurato quest’ultimo attraverso i disegni, i pensieri, le osservazioni, raccolte dopo l’escursione.
Con la seconda escursione (percorso sul Sentiero della volpe) la Maestra Cristina ci ha convocato e siamo entrati in scena noi: Dorothea e Roberto, subito promossi sul campo a Maestra e Maestro. La logica dei bimbi è perentoria: se uno spiega qualche cosa deve essere per forza un Maestro! E noi abbiamo spiegato!
Pensavamo così di aver esaurito il campo delle nostre specifiche competenze (l’ambito botanico), ma per la successiva escursione sulla Scrivia ci è stato richiesto un bis: alla botanica si è affiancato il sapere dell’architettura (il ponte, le giaciture degli strati sulle sponde, i guadi e via discorrendo). Si è saldato così un inaspettato, gradevolissimo e facile rapporto con i protagonisti di queste uscite (i bambini), che – ci siamo accorti – ci aspettavano. Siamo stati oggetto di tanto deliziose, quanto spontanee manifestazioni d’affetto, che ci hanno ripagato oltre misura del tempo che abbiamo loro dedicato.
Per ogni uscita abbiamo scritto un breve articolo, raccontando delle domande e delle risposte curiose e divertenti, delle cose che abbiamo visto e della gioia che sanno comunicare dei bimbi, incessantemente avidi di conoscere, golosi di ogni notizia che riempia quegli spazi, vuoti soltanto per non aver ancora incrociato il tassello che deve occuparli.
Lunedì pomeriggio, in una insolitamente tiepida giornata di ottobre, con una torma di bimbi eccitati e vocianti partiamo per percorrere il Sentiero della volpe.
Prima ci troviamo a scuola e la maestra Cristina tiene un briefing con i partecipanti: sono i bimbi di tre classi seconde elementari, che hanno aderito all’escursione. Le raccomandazioni, oltre alle solite sui comportamenti, sono anche quelle di tenere ben aperti gli occhi – per guardare e non solo vedere – e le orecchie, per sentire quello che diremo noi, oggi innalzati per un giorno alla dignità di insegnanti. Infatti, i bimbi non sanno bene come rivolgersi a noi: qualcuno dice maestra, qualcuno nonna.
Ho detto noi, perché siamo in due: gli “esperti accompagnatori” (così siamo stati formalmente registrati): io che mostrerò ai bimbi le piante e Roberto che fungerà da “megafono”, ripetendo le cose che dico con una voce che giunga fino ai più distanti. Dopo aver abbandonato l’insegnamento ho perso l’abitudine di usare un tono stentoreo.
Si parte! Ben incolonnati per due (tenendo la mano del proprio compagno di gita) percorriamo il breve tratto di strada asfaltata che sta tra l’edificio della scuola e l’inizio del sentiero. Ma anche durante questo percorso vediamo nei giardini delle case che fiancheggiano la strada alcuni alberi: i bimbi non sono abituati ai riconoscimenti diretti. Ma, con un po’ di maieutica, il Fico e il Noce sono identificati!
Davanti ad un albero di Cachi (Diospyros kaki) c’è un momento di imbarazzo: qualcuno, sollecitato forse con troppa insistenza a tentare un nome, azzarda un “albero di fragole” che provoca una grande ilarità tra la comitiva: poi viene chiarito il mistero.
Dopo aver conseguito l’inizio del sentiero, segnalato da un ben visibile cartello, il “rompete le righe” pronunciato dalla nostra guida, Cristina, permette ai ragazzi di sciamare sul percorso che si apre davanti a noi.
Se ci fermassimo ad enumerare tutte le erbe (i fiori non ci sono ormai quasi più) che si trovano lungo il sentiero, ci moveremmo al passo di una lumaca stanca! Così optiamo per limitarci a quelle che i bimbi possono ricordare per qualche particolare ragione.
Come prevedibile la Bardana maggiore (Arctium lappa) riscuote un grande successo; la pianta, ormai quasi secca e di un brutto colore scuro, ha però degli involucri (brattee) che contengono i fiori; quando seccano presentano delle squame, più grandi dei fiori, completamente uncinate che formano un riccio di aculei: si attaccano quasi dappertutto e sono il veicolo che fa trasportare i semi dal pelo degli animali che vi si strofinano. I bimbi li colgono e li attaccano sulle maniche delle felpe dei loro compagni; qualcuno li usa come ornamento sulla propria. Bisognerà più tardi rimuoverne qualcuna anche dalle trecce di qualche bimba.
La Melissa (Melissa officinalis), con il lieve sentore di limone che emette dalle foglie strofinate tra le dita, affascina subito i ragazzi, che, dopo questa esperienza sensoriale, si mettono a strofinare tutte le foglie che vedono. Bisogna subito mostrare loro l’Ortica (Urtica dioica) e spiegare loro che non devono toccarla, per evitare spiacevoli incidenti. Ma il messaggio è recepito e nessuno trasgredisce.
I piccoli esploratori riconoscono con una certa facilità il Tarassaco (Taraxacum officinale) e il suo fiore giallo, ancora fiorito. Ne hanno mangiato le tenere foglie a casa e per questo lo conoscono.
Su due tronchi di alberi di notevole taglia facciamo osservare ai bimbi la posizione del muschio sulla corteccia: sempre da una parte sola, la stessa per entrambi. E spieghiamo che questo è un rudimentale ma efficace – in mancanza di meglio – sistema di orientamento: il muschio cresce verso Nord! Un bimbo, in una domanda a parte, un po’ sottovoce, mi chiede se si può usare la bussola che ha sul telefonino: mi sento un po’ superata!
Poco più avanti una distesa di Verga d’oro (Solidago virgaurea) è l’occasione per spiegare come spesso le piante non autoctone, quando vengono importate, divengano colonizzatrici prevalenti sulla flora locale, come anche l’Ailanto (Ailanthus altissima), che incontriamo di lì a poco.
Il tempo a disposizione per l’escursione è finito e facciamo dietro front. Durante il ritorno i ragazzi raccolgono ghiande e foglie gialle e rosse: pensano che siano ottimi materiali per i loro lavori a scuola, o forse soltanto sono affascinati dai colori davvero stupendi con cui si veste la natura in questa stagione.
L’ultimo regalo – già sulla strada asfaltata – sono alcune foglie di Ginkgo (Ginkgo biloba = con due lobi) trasportate dal vento da qualche giardino vicino: i ventagli graziosi delle foglie affascinano soprattutto le bimbe che si stupiscono quando raccontiamo loro che sono le foglie di un albero che era già presente nell’era preistorica (per loro: quando c’erano i dinosauri!) e che da allora non hanno cambiato forma.
Poco dopo siamo di nuovo a scuola e ci salutiamo. La prossima volta andremo a vedere la Scrivia!