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Fa balà e-e “Criste – Una tradizione ligure e del basso Piemonte

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un video di Paolo Merlo che ci mostrava il "Ballo dei cristi" nella versione proposta ogni anno a Parodi Ligure in occasione della festa patronale di San Rocco (16 agosto).
Qui vi proponiamo una riflessione di Gian Paolo Vigo a proposito delle radici storiche e religiose di questa antica e suggestiva tradizione (Redazione Chieketè).

Ai forestieri che si trovano a passare sia in Liguria che nel suo entroterra basso-piemontese può capitare di assistere, anche ai nostri giorni e in occasione di diverse festività religiose, ad una dimostrazione di abilità comunemente conosciuta come “far ballare il Cristo”, gesto compiuto in genere al termine delle processioni utilizzando crocifissi di notevoli peso e dimensioni: Questi crocefissi, quasi sempre ornati di laboriosi fregi, appartengono al patrimonio storico di ogni confraternita religiosa delle nostre regioni: e così i registi/attori di questa “esibizione” sono esclusivamente e fieramente i componenti di queste antiche e singolari associazioni.

Crocefisso da processione della Confraternita dei rossi di Serravalle Scrivia (fotografia di Gianluca Guglielmero)

Nella Bibbia la danza è segno di gioia e di gratitudine; è intesa soprattutto come lode, manifestazione di gioia spirituale ed é anche un gesto liturgico che esprime il rapporto di tutto l’essere con Dio. È insomma un’espressione di festa davanti al Signore.

Col progredire dell’inculturazione, pure il Rito Romano (Chiesa Latina) si arricchì di gesti e simboli appartenenti ad altre culture: anche la pratica di “far ballare il Cristo” ha radice negli aspetti sopra richiamati. In particolare in Liguria la croce arricchita di fregi e decorazioni diventa un emblema di risurrezione/glorificazione, da presentare non solo durante la Passione ma in tutti i contesti di festa.

Con la trasformazione, poi, delle prime croci da processione su cui erano collocati i simboli dei momenti salienti della Passione in veri e propri vessili della regalità di Cristo su cui vengono poste simbologie allegoriche della vita, anche allo scopo di far meravigliare gli spettatori, entrano in scena la figura e l’abilità dei portatori, che in Liguria in gergo vengono detti cristezzanti.
Ogni confraternita è dotata di più di un crocifisso da processione, in base all’età dei portatori (almeno una croce è “piccola” per invogliare i “novizi” tenuto conto della loro età).

Non ci si improvvisa cristezzanti, dato che il peso e le dimensioni dei simulacri -sempre più addobbati- man mano aumentano, e così si rende necessario fare vere e proprie “prove” di quella che assomiglia sempre più a una vera e propria messa in scena teatrale.

Gli annalisti genovesi dell’Ottocento rilevavano che le benemerenze socio-assistenziali della antiche confraternite erano ormai un ricordo poiché i servizi benefico-caritativi erano stati nel frattempo assorbiti da altre organizzazioni, perlopiù laiche, affacciatesi in Epoca Moderna. Questo avvicendamento nel tipo di servizio offerto, tuttavia, non provocò abbandono dell’apparato dei simulacri e delle altre simbologie fin a quel momento impiegati per scopi devozionali, e continuò a lasciare spazio alle dimostrazioni di abilità.

Serravalle Scrivia: il Crocefisso Confraternita dei rossi durante la Processione dell’Addolorata, settembre 2022 (fotografia di Gianluca Guglielmero)

Veniamo così alla “danza”. Questa avviene portando a passo di musica il crocifisso durante la processione, e poi compiendo (al suo termine) uno o più giri a ritmo di musica attorno al luogo di arrivo della processione stessa. Ogni portatore mette alla prova sé stesso desiderando esibirsi, ed inoltre desiderando nel contempo di continuare a confrontarsi (ma mai per competizione) con gli altri suoi “colleghi”, finché avrà forza fisica per farlo. Indicativo il fatto che tra di essi esista una specie di “solidarietà di corpo”. Nel senso comune collettivo e nell’aneddotica peraltro, non è raro trovare racconti e testimonianze in cui si sostiene che le giovani leve mostrassero la propria abilità nel portare e far ballare i cristi anche per attirare su di sé l’attenzione delle potenziali ragazze in età da marito.
Tuttavia il dato di fondo di questa tradizione è che si tratta di un gesto di festa che se opportunamente eseguito non è poi così irriverente come sostenevano certi ecclesiastici fustigatori delle usanze.

Scendendo nello specifico dei filmati d’epoca delle processioni serravallesi, che ci auguriamo di poter ritrovare e riproporre, è possibile osservare che i crocifissi venivano portati in modo diverso da quello attualmente in voga: data la mole ed il peso dei crocifissi, si preferiva portarli alla genovese cioè appoggiandoli al busto ed al volto del portatore, metodo che può leggermente farlo ruotare su sé stesso ma che consente pure di non toccarlo con le mani, con stile tipico dei portatori più esperti.

Per motivi di un più agevole mantenimento del baricentro, per bilanciare la massa, la croce viene caricata con l’immagine del Signore rivolta all’indietro. In realtà questo criterio ha origine completamente diversa e più densa di significati religiosi. Essa risale alla concessione pontificia fatta ai genovesi che avevano partecipato alle Crociate. Dovendosi scontrare con i Musulmani, che non intendevano rinunciare a Gerusalemme ed ai Luoghi Santi, i crocifissi che fungevano da vessilli delle truppe venivano voltati all’indietro per non essere oltraggiati dagli infedeli evidentemente non interessati al messaggio cristiano, ed affinché fossero ispiratori di coraggio e forza vittoriosa, per le milizie cristiane.

In conclusione, pur con tutte le riserve circa il far ballare il Cristo evidenziate in queste pagine, si può affermare con un certo senso di liberazione che, dopo la tristezza del periodo del Covid e conseguenti limitazioni, è auspicabile che si torni a proporre le manifestazioni tipiche delle feste e della ritualità popolare ad esse correlata.
Può piacere o meno un determinato comportamento ma, nel caso che ci riguarda, occorre conservare e rivitalizzare le tradizioni popolari. In definitiva, la schiettezza della gente che è viva e ha voglia di andare avanti con l’aiuto di Dio e con la speranza che si ripone nella forza del gruppo e della collaborazione.

I cristezzanti della Confraternita di S. Maria in Portico Oratorio di S. Antonio Abate di Voltaggio. Furono gli ultimi, alcuni anni fa, a far "ballare i Cristi" al termine della processione dell'Assunta a Serravalle

SERRAVALLE SCRIVIA: PROCESSIONE DELL’ADDOLORATA 2022 VESTIZIONE DEI CRISTEZZANTI E PROCESSIONE (fotografie di Gianluca Guglielmero)
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