DAFFUNCHIO, Angelo (Ciccio)
In Italia il principale ancoraggio
attorno al quale deve manifestarsi
l’unità del nostro popolo
è la Costituzione Repubblicana,
che come disse Piero Calamandrei
non è un pezzo di carta,
ma è il testamento di 100.000 morti
caduti nella lunga lotta per la libertà
Liliana Segre, 13 ottobre 2022
Partigiano, deportato, caduto (Serravalle Scrivia, 17 ottobre 1923 – Mauthausen, 3 luglio 1944)
Angelo è un giovane operaio quando viene chiamato per svolgere il servizio di leva. Non è noto dove si trovasse in servizio l’8 settembre 1943 al momento dell’armistizio. Riesce a sfuggire alla cattura da parte dei nazisti e a tornare a Serravalle dove per qualche mese resta nascosto.
Dopo la promulgazione il 18 febbraio 1944 del Bando Graziani che prevede la pena di morte per i renitenti, per lui, come per tutti i ragazzi delle classi 1923, 1924 e 1925, non è più possibile restare nascosti. il pericolo di essere arrestati e immediatamente fucilati è enorme. Angelo discute con gli amici, renitenti come lui, come comportarsi. Insieme decidono di non rispondere al bando e di raggiungere le bande partigiane in fase di costituzione intorno al monte Tobbio.
Come per molti giovani nati e vissuti nel ventennio fascista la scelta di aderire alla Resistenza non è frutto di una precisa posizione politica (che per quasi tutti matura proprio nei mesi dell’esperienza partigiana) ma piuttosto del rifiuto della guerra di cui il fascismo propagandava la bellezza mentre la realtà quotidiana si era incaricata di svelare l’orrore.
I luoghi in cui matura la scelta resistenziale sono la famiglia e soprattutto la comunità locale: a Serravalle un gruppo di quasi 20 ragazzi renitenti decide di partire insieme per raggiungere le bande partigiane. Tra loro c’è Angelo Daffunchio. Quella decisione la racconta nelle sue numerose testimonianze Giuseppe Sericano, uno dei pochi sopravvissuti:
Partimmo, un gruppo di 12 o 13 di Serravalle nella prima decade di marzo, avevamo una pistola Beretta e due pallottole; ricordo che c’era ancora la neve molto alta e, dopo essere andati in comune per farci fare lo scontrino ferroviario per Tortona, fingendo di presentarci ai repubblichini, salimmo invece sulle montagne raggiungendo dapprima la località “Sermoria” presso Carrosio. Era notte e ci ricoverammo in una stalla in attesa che facesse giorno. Poi uno di Serravalle ci portò al Roverno, dove trovammo il capitano Odino e il tenente Merlo.
Il gruppo di Merlo dispone di pochissime armi ed è in fase di formazione. Il loro passaggio dalla condizione di renitenti a quella di partigiani deve ancora avvenire quando vengono sorpresi da un grande rastrellamento sviluppatosi in tutta l’Italia nord occidentale e che nell’appennino ligure-alessandrino ha come obiettivo le centinaia di uomini raccolti in due formazioni partigiane, una garibaldina e una autonoma, intorno al Monte Tobbio e alla Benedicta.
Alcuni partigiani riescono a sottrarsi al rastrellamento ma centinaia di loro, molti disarmati o malamente armati, vengono catturati. Centocinquantasette sono fucilai immediatamente nei dintorni della Benedicta o nei giorni seguenti a Voltaggio, Parodi Ligure e al Passo del Turchino. Tra di loro ci sono diciassette dei ragazzi partiti da Serravalle. Altre centinaia di partigiani vengono deportati a Mauthausen. Tra loro tre Serravallesi: Marco Guareschi, Giuseppe Sericano e Angelo Daffunchio.
Ancora una volta, gli ultimi giorni di vita di Angelo Daffunchio li possiamo ricostruire grazie al ricordo di Giuseppe Sericano:
A Voltaggio venni portato nelle camere di sicurezza della stazione dei carabinieri e nella cella trovai Daffunchio e Marco Guareschi. Daffunchio e Marco mi riferirono in quel l’occasione che alla Benedicta erano stati uccisi tutti i nostri compagni e che loro avevano già girato la Casa dello Studente, Marassi, ed erano stati riportati a Voltaggio, da dove erano partiti, perché a Genova non c’era più posto. Da loro seppi anche che erano stati uccisi tutti quelli di Serravalle e che Bagnasco era stato fucilato poco prima dietro il cimitero di Voltaggio.
Ci hanno caricati su un camion e portati a Gavi. […] Poi siamo passati da Serravalle, là c’era il padre di Daffunchio, allora lui c’ha detto: “Papà andiamo a Novi, portaci da mangiare e un po’ di roba da vestire, perché… Insomma noi c’abbiamo fame e c’abbiamo tutta la roba sporca”. Difatti quell’uomo lì è andato a casa, ha preso la bicicletta, dopo un quarto d’ora venti minuti era là. Ricordo che ci ha portato una micca di pane, un fiasco di vino, una scatola di sardine: sarà stata un mezzo chilo! Una bottiglia di grappa. eh…
Insieme ai compagni catturati inizia per Daffunchio il viaggio verso il campo di concentramento. su un convoglio partito da Genova l’8 aprile e da Novi Ligure il 12. Dopo cinque giorni terribili ed estenuanti di viaggio il 16 aprile 1944 il treno arriva a Mauthausen:
Fummo subito rapati e denudati, portati sotto le docce, bollente e ghiacciata, all’uscita ci diedero un paio di mutande, una camicia e un paio di zoccoli, composti da una tavoletta di legno segata a forma di piede e da un filo di ferro che andava sul dorso del piede.
Ci guardavamo un po’ in faccia, e…. non ci conoscevamo più! Io cercavo i miei compagni, non li conoscevo più! E poi mi han chiamato Daffunchio e Guareschi: ma chi è che li riconosceva rapati a quel modo lì? Tutti nudi! E rapati!
Io poi sono andato a lavorare a Gusen 1. Ci siam salutati e non li ho più visti Daffunchio e Guareschi…
Angelo Daffunchio muore a Mauthausen il 3 luglio 1944 per le percosse subite: “Daffunchio morì poco dopo l’internamento in seguito a un calcio nel ventre; era già stato operato di peritonite e il calcio gli fu fatale” (testimonianza Giuseppe Sericano). Agli atti dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Serravalle, si trova riscontro della causa del decesso: peritonite ed insufficienza cardiaca acuta.
È stato riconosciuto Partigiano combattente con il nome di battaglia di Ciccio nelle fila della Terza brigata Liguria.
A lui, e agli altri serravallesi caduti nel corso del rastrellamento e nei campi di concentramento, l’Amministrazione Comunale ha intitolato lo spazio pubblico che circonda la storica Villa Caffarena, sede della biblioteca civica, denominandolo Parco “Ragazzi della Benedicta” (2 giugno 2007). Ad Angelo è stato dedicato, con targa per la memoria, uno degli alberi del parco.
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