A cà du Ré. I Savoia alle “Grandi manovre” del 1877
Tra gli immobili che all’inizio deli anni Duemila vennero demoliti nel cuore del centro storico di Serravalle, vale la pena ricordare la Cà du Re, l’edificio che si trovava, lungo la Via Berthoud, in corrispondenza dei numeri civici dal 14 al 18, di fronte all’ingresso principale dell’Oratorio dei Rossi. L’edificio, dichiarato pericolante, venne abbattuto tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003. Al suo posto venne realizzata una piccola piazzetta che è stata intitolata il 15 settembre 2022 al medico e docente universitario di origine serravallese Carlo Enrico Grossi. La facciata della Cà du Ré era adornata da una lapide commemorativa, apposta in ricordo del passaggio a Serravalle di Umberto I di Savoia che in occasione delle grandi manovre militari dell’anno 1877 che si svolsero tra Serravalle ed Arquata, in quelle stanze soggiornò, accolto dalla famiglia del notabile serravallese Domenico Bajlo, proprietaria dell’immobile, Colonnello del Regio Esercito e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, facoltoso afferente a linea di nobile casato genovese, coniugato con Giovanna Gambaro, della nobile famiglia genovese Quartara – De Camilli.
All’epoca, il reale ospite era Principe Ereditario di Casa Savoia, in quanto salì al trono di Re d’Italia l’anno successivo, il 9 gennaio 1878, alla morte del padre.
Stando al resoconto delle operazioni belliche, importanti movimenti di truppe che confermano la strategicità di Serravalle nella storia militare del territorio dell’Oltregiogo, pubblicato dal giornale “La Gazzetta Piemontese” del 7 Settembre 1877, per le grandi manovre giunse a Serravalle anche il Sovrano, Vittorio Emanuele II: “…Il Re, giunto ieri all’1 pomeridiana dalle grandi manovre di Serravalle e Arquata, riparte oggi alle 2 pomeridiane per Sant’Anna di Valdieri. Le manovre, alle quali assistevano pure il Principe Umberto e molti ufficiali…, sono riuscite completamente…“.
Ulteriori dettagli sull’evento anche dall’articolo pubblicato il 15 Settembre 1877: “…Sulle grandi manovre effettuatesi il giorno 6 corrente fra Arquata e Serravalle in presenza, di S. M. il Re. Fin dal giorno precedente lo stradale di Arquata era occupato da grandi masse di fanti e cavalieri sostenuti da una batteria di cannoni coll’obbiettivo di attaccare il nemico e di sloggiarlo dalle colline di Arquata. I soldati che manovravano fin dal giorno 3 erano alquanto stanchi e si dovette dar loro parecchia ore di riposo por poterli preparare alla grande fazione che doveva svolgersi sotto gli occhi del Sovrano. Durante la notte essi ebbero il rancio, la razione di vino ed il caffé. Alle 5, come se dovessero affrontare il nemico che veniva dai monti della Crenna, quei bravi giovani erano tutti in armi e pronti all’attacco. Alle 6 e un quarto la divisione Dezza cominciò la tenzone con un brillante attacco contro le posizioni nemiche e dopo non pochi sforzi riuscì ad impadronirsene situando pezzi da montagna su tutte le alture. Un’ora e mezzo dopo, verso le 7 e mezzo, l’azione divenne generale: non si sentivano che scariche d’artiglieria e colpi di moschetto. La vallata pareva avvolta in un nembo di fumo, senza contare le vigorose cariche di cavalleria sullo stradale d’Arquata, le quali alzavano un polverìo da non dirsi…”.
Prosegue la cronaca giornalistica: “…La divisione Dezza a forza di manovre e contro manovre ben combinate e ben eseguite, costrinse in ritirata il nemico, credo la Brigata Ferrero, situata sui monti della Crenna, così riesci ad impossessarsi degli sbocchi delle due grandi arterie stradali che fanno capo a Genova. La fazione, condotta con molta esattezza ed eseguita con slancio dalle masse, durò circa due ore. II Re, col Principe Umberto, il Ministro Mezzacapo, il Generale Cosenz ed una quantità di ufficiali italiani ed esteri, dopo avere assistito alle manovre nelle pianure sottostanti, passò in rivista le truppe (ore 10), poi tornò al Borgo di Serravalle e ripartì per Torino. Molte signore da Genova si recarono a vedere le manovre ed a salutare il Re Galantuomo. A Serravalle S. M. ebbe splendida accoglienza, e tutto il borgo era parato a festa. Ecco in brevi termini le grandi manovre del giorno 6 settembre. Il giorno 8 vi fu una replica, senza richiesta, sopra Novi, ma di minore importanza. Sembra che in tutto quell’agglomeramene di uomini e di quadrupedi, di cannoni e di furgoni, non si abbiano a deplorare altre disgrazie che quella accennata anche dal vostro giornale: il ferimento dei sette soldati del genio in seguito allo scoppio di una mina…”.
Nella sua storia più “recente” l’antico palazzo visse anni di incuria e pertanto, nel 2002, venne demolito per ragioni strutturali ed igienico sanitarie dall’Amministrazione Comunale. Tuttavia il marmo commemorativo che fregiava la facciata della “Cà du Re”, a lavori ultimati, venne preso in carico dal Comune e non andò perduto, ricoverato nei magazzini comunali.
Nella memoria degli sportivi Serravallesi, la demolizione della “Cà du Re” resterà sempre legata ad un “infausto” (se cosi si può dire…) evento che segnò indelebilmente l’immaginario calcistico nazionale. Infatti, nel corso dell’abbattimento dell’immobile parte dell’asfalto di Via Roma rimase danneggiato e pertanto si resero necessarie riparazioni stradali, che vennero programmate per il pomeriggio del 18 giugno 2002. A tal scopo la Via Roma venne completamente chiusa al traffico ed il manto stradale ripristinato. I lavori si svolsero, più precisamente dalle ore 13.30 alle 15.15, ovvero durante lo svolgimento della partita di calcio Corea del Sud – Italia, ottavo di finale del XVII Campionato Mondiale. Tutti davanti alla tv per vedere la partita, traffico azzerato. Il match, affidato alla direzione del controverso arbitro ecuadoriano Byron Moreno, tuttavia si concluse in maniera inattesa con il risultato di 2-1 a favore dei padroni di casa, sancendo una clamorosa, quanto “memorabile”, eliminazione dal massimo torneo della Nazionale dei Vieri, Totti, Maldini, Del Piero ed altri Campioni in maglia azzurra, guidata dalla leggenda dei “Mister”, Giovanni Trapattoni. “Vergogna”, “Ladri”, “Che furto”, “Scandalo mondiale”, titolarono senza mezzi termini i giornali del giorno dopo, scatenando furiose polemiche nell’opinione pubblica “pallonara”… e quella serravallese, dalle panchine delle piazze, ai bar, agli oratori, non fece certamente eccezione… discussioni che si trascinarono per mesi.
Giovedì 15 settembre 2022, l’Amministrazione Comunale di Serravalle Scrivia intitolò la piazza situata di fronte all’Oratorio dei Rossi, ricavata come si è detto dalla demolizione dello storico edificio, alla memoria di Carlo Enrico Grossi, medico, docente universitario, ricercatore e scienziato di origini serravallesi.
Nell’immagine in alto, tratta dal sito web www.reggiadimonza.it, Umberto I in un dipinto d’epoca.
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