Vacanze e sfiga estiva
Immagine in evidenza: il Lago di Gover a Gressoney Saint Jean
Da un certo punto di vista credo si possa affermare che i recenti accadimenti occorsimi abbiano il pregio di farmi sentire ancora giovane, quasi un ventenne, nel senso che, onde evitare al lettore inutili fraintendimenti, oggi ho avuto l’assoluta conferma di essere ancora un po’ scemo, come appunto lo si è a vent’anni. Cerco di spiegarmi meglio. Da quando sono andato in pensione, dedicandomi un po’ di più a me stesso, ho deciso di comprarmi una e-bike che mi permette, viste le mie difficoltà motorie, di combattere e ridurre il mio peso corporeo, faccenda ben nota a tutti gli amici e conoscenti. Effettivamente questo mezzo di locomozione aiuta ed è francamente molto divertente, ma espone l’utilizzatore a molteplici rischi. Per lo meno questo è ciò che solitamente accade e, nel recente passato, è successo a me.
Ogni estate, periodo durante il quale, l’utilizzo della bicicletta a pedalata assistita è più agevole, ho infatti collezionato tutta una serie di contrattempi alquanto fastidiosi.
Due anni or sono riuscito infatti nell’impresa di centrare in contromano il cofano di una macchina che legalmente stava dove aveva ragione di esserci, ma che, sulla base dei miei calcoli estremamente approssimativi, non avrebbe dovuto passare di lì. Errore clamoroso e mi si permetta di dire, anche molto doloroso non solo economicamente, ma soprattutto fisicamente! Totale: oltre ai tremila euro di rimborso spese garantite alla proprietaria dell’auto, comprendenti il già menzionato cofano, il paraurti anteriore, il parafango sinistro, il fanale, sempre sinistro, ed il parabrezza, ho collezionato anche due interventi chirurgici per drenaggio di ematomi vari e innumerevoli visite chirurgiche successive.
L’anno successivo è andata un po’ meglio. Per fare spazio ad un pullman in salita, arrancante sulla Strada Provinciale 44 della valle del Lys, regione autonoma della Valle d’Aosta, non sono più riuscito a ripartire. Il surplace in pendenza non è mai stato il mio forte e sfortunatamente le leggi gravitazionali di Newton hanno avuto la meglio. Anche qui calcoliamo il totale: rovinosa caduta a terra sull’asfalto con frattura scomposta del capitello radiale e immediata conoscenza dei competenti colleghi ortopedici del’Ospedale di Aosta, bendaggio gessato e successiva terapia riabilitativa in piscina accompagnata da sedute riabilitative dalla gentilissima, nonché estremamente professionale, fisioterapista della squadra thailandese di sci da fondo a Gressoney la Trinité. Perchè thailandese è un’altra storia e veniamo dunque all’oggi.
Guardo il cielo, non piove. Le previsioni dicono di sì, che pioverà, ma acqua non se ne vede. “Benone” penso in maniera assolutamente sconsiderata. In programma ho la solita ascesa verso Tschvall e, forte dei miei vent’anni mentali, parto all’attacco. L’incipit nel prato della mia casa in affitto, tuttavia non è dei migliori. La spinta esercitata sul pedale della mia fida e-bike è debole, molto debole, con il risultato che Newton ha ragione ancora una volta: “scramasa” sul fianco sinistro, fortunatamente sull’erba. Viva Wimbledon e per chi non capisce la battuta… pazienza.
Un po’ scosso psicologicamente mi rialzo e tento la ripartenza. Per par condicio, visto il delicato momento politico, riparto ma mi esibisco in una “scramasa” sul fianco destro, pare senza gravi conseguenze apparenti.
Comunque sia, a quel punto mi sarei dovuto fermare, ma come ho detto, animato dalla mia mente di ventenne, proseguo indefesso. Pochi chilometri di pedale e una pioggia torrenziale mi avvisa che le previsioni meteo erano esatte. Non posso raggiungere la meta, devo per forza accorciare il percorso. Trovo riparo presso il“Petit Bar” di Gressoney la Trinité. Come mi fermo, guarda tu l’incanto, anche Giove Pluvio si ferma. Sono già abbastanza marcio d’acqua. Nel mettere ugualmente la e-bike al riparo sotto una tettoia, per motivi assolutamente incomprensibili, i miei occhiali da sole a calamita, solitamente posizionati sopra quelli da vista, decidono di nascondersi. Eppure sono sicuro che pochi secondi prima li avevo davanti al naso. Mi vengono in soccorso i titolari del bar. Niente da fare. Non si trovano, nonostante ricerche persino nei vasi di gerani che allietano i clienti.
Bevo un caffè caldo e un Genepy. Non piove, decido di tornare indietro. La decisione pare piacere agli occhiali da sole perché, mossa la bicicletta da sotto la tettoia, questi si ripresentano sorridenti per terra davanti alla porta del bar. Cadendo, probabilmente l’effetto calamita li aveva incollati al telaio della bicicletta.
Meno male, dico fra me e me, una me ne va bene. Riparto, ma la nuvola che evidentemente era andata a prendersi un caffè ed un Genepy pure lei, decide di ritornare sulla scena protagonista assoluta. Ripiove. Forte questa volta. E in discesa è ancor peggio che in salita. Ho solo addosso una camicia ed un paio di braghe corte che si bagnano in un istante. Provo a sorridere come un deficiente ricordando, lungo i tornanti verso Saint Jean, il film “Frankestein Junior“, mentre i freni, suggerendomi che sul bagnato è tutta un’altra storia, raccomandano cautela. Nel frattempo penso che, d’accordo ritornare all’età di un ventenne scemo, ma esistendo un limite a tutto, mi sovviene come il celebre “Potrebbe piovere”, esclamato da Igor mentre scava nel cimitero con il Dottor Frankestein, rappresenti da alcuni decenni il massimo della sfiga. Certo Igor hai ragione, potrebbe piovere per peggiorare la situazione, ma tu, caro Igor, hai mai provato con la grandine? Ecco la grandine in bici mentre viaggi in discesa fra i quaranta e i cinquanta chilometri all’ora è un’esperienza che anche i fachiri indiani dovrebbero assolutamente provare. Come diceva la ben nota pubblicità di Aiazzone negli anni ottanta, cari amici… “provare per credere!”.
PS. Negli ultimi due anni anche il rientro alla mia base serravallese ha riservato aspetti quasi fantozziani. Nel 2021 i ladri che si sono presi il disturbo di farmi visita probabilmente discendevano direttamente da Attila, il re degli Unni. La mia casa era stata infatti frullata come un buon frappé. Quest’anno economicamente è andata meglio ma il contrattempo occorsomi ha ugualmente suscitato nel sottoscritto la ricerca analitica di tutti i Santi in paradiso. Infatti, giunto in macchina sotto casa con impellentissime necessità fisiologiche assolutamente inderogabili, che cosa mi è capitato di negativo secondo voi, carissimi lettori? Semplice. Mi scrafazzo di corsa contro il portone d’ingresso dove, in bella mostra, un cartello mi dice che l’amministratore condominiale ha cambiato le chiavi della serratura. Quelle nuove le ha lui e ovviamente, a casa sua, lui non c’è.
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