Mauro Persano e la foto del re
Foto in evidenza: il corteo reale inaugura la Camionale, 29 ottobre 1935
Mauro Persano (1 aprile 1939) , collezionista
Ho terminato un piccolo racconto sui vecchi soprannomi serravallesi e sono in cerca di fotografie che vadano a corredo. Riccardo si offre di accompagnarmi dal signor Persano che possiede una quantità di foto antiche e una vastissima collezione di cartoline postali.
Mauro Persano non ha bisogno di presentazioni: è conosciuto in paese per essere stato geometra del Comune e, cosa forse meno risaputa, per aver progettato gli arredi all’avanguardia dei bar Lux ed Eur.
Un altro motivo per cui è stranoto è l’aver gestito con Tonino Canuto il mitico Cinema Lara, dove generazioni di ragazzi e non hanno contemplato le pellicole cult degli anni ’70 e ’80.
A proposito del Lara, il cui nome per inciso deriva dalla protagonista de Il dottor Zivago che doveva essere il primo film in cartellone, Persano va a ritroso e ci riporta a quando lui e Tonino – lo yin e lo yang di Serravalle, uno serio e riservato, l’altro estroverso e mattacchione – decidono di sfruttare il salone anche per serate canore e, presumo, danzanti.
A tale scopo ingaggiano e soprattutto pagano un occhio della testa Lara Saint Paul, cantante nazional-popolare che all’epoca si vede spesso in tv.
L’incasso purtroppo è un mezzo flop, forse per il biglietto considerato troppo caro o perché la musica si sente gratis anche dall’esterno. Fatto sta che il giorno dopo i due soci prendono la drastica decisione, onde evitare di farsi venire altre strane idee, di imbullonare le sedie. Da quel giorno il Lara non contemplerà mai più l’opzione sala da ballo.
Tornando al nostro incontro, sono partita scioccamente pensando di guardare un po’ di foto, sceglierne un paio e venir via. Invece siamo rimasti due ore e mezza e avremmo potuto fare notte. Persano può parlare all’infinito della sua Serravalle che, è chiaro già dalle prime battute, ama profondamente.
Ci ha portato un grande raccoglitore ad anelli, all’interno una foto per ogni bustina trasparente.
Purtroppo ora ha problemi alla vista e questo è un guaio per chi ha dedicato la vita a collezionare cartoline e vecchie immagini del paese.
Io stessa finisco posizionata come un manichino davanti alla finestra perché conosce tutti i miei parenti ma non riesce a mettermi a fuoco. Mentre mi scruta da ogni angolazione, mi sento un po’ come se fossi una diapositiva o uno di quei negativi che ha passato al setaccio controluce mille volte.
Tuttavia quando apre il faldone non pare aver bisogno degli occhi più di tanto, conosce queste foto a menadito, tutte archiviate ordinatamente nella sua memoria. Tutt’al più chiede di leggere le didascalie ma per ognuna ha in mente la storia, da chi e come le ha avute, a quali aneddoti sono legate.
Le sfila con delicatezza, delle più antiche soppesa la fibra della carta sfiorandole appena. Si capisce che sono le foto che ama di più.
Mi passa la prima e istintivamente estraggo dalla tasca il cellulare per osservarla meglio con la app della lente di ingrandimento ma scatta come una molla, intima lo stop “no, no, ista t’in pö no futugrafola“.
Si tranquillizza quando gli spiego che è mia intenzione solo guardare dettagli ingranditi.
Siamo nello stabilimento del figlio e, visto che per dare una mano ogni tanto deve assentarsi, dobbiamo solennemente promettere che non fotograferemo niente senza benestare.
La buttiamo sul ridere e certo anche lui sa di apparire un po’ bizzarro ma non può frenare la preoccupazione, tanta è l’importanza che dà a questa collezione.
Noi osserviamo e facciamo scorrere le pagine, lui invece con questi pezzi di carta ha un rapporto diverso, un connubio inossidabile cementato nel tempo in cui le ha fortemente volute, le ha cercate in ogni dove, probabilmente rompendo le scatole a chissà quanta gente per entrarne in possesso. Ogni foto una conquista.
Esiste una connessione tra la vita di Mauro Persano e queste foto e la spiegazione viene dalle sue parole. Volendo essere il più preciso possibile come geometra, impegnato ogni giorno a fare misure in lungo e in largo per il paese, comincia a scattare foto per confrontare il passato con i nuovi lavori. Correlare, valutare i cambiamenti, apportare miglioramenti come filosofia lavorativa. Qualcuno gli fa notare che le cartoline del paese potrebbero essere un buon sistema per avere sott’occhio panoramiche antiche. Scatta così la passione che, in pratica, è l’applicazione di un modus operandi convertito a hobby.
Continuando a chiacchierare, è ben presto palese che non si tratta di un vero sentimento di gelosia e possesso, perché basta interessarsi a una specifica foto e chiedendo “questa si può fotografare?” risponde senza titubanze “ista sì, fate pure”.
Credo sia felice e orgoglioso se qualcuno le ammira e le apprezza.
Davanti a noi si dispiega una girandola di immagini di serravallesi illustri, operai che stanno per dar vita a quella che oggi è via Roma, sportivi e scolaresche, musicisti, matrimoni, vedute collinari.
Una foto che rivela un gruppo di ragazzine, Piccole Italiane durante il fascismo, indaffarate in un saggio di ginnastica, attira la mia attenzione: sgambettano nello stesso cortile che non esiste più, tra il muro delle vecchie scuole medie e l’asilo delle suore, dove anch’io ho trascorso decine di pomeriggi assolati.
A un certo punto però, più o meno verso la metà del contenitore, ci imbattiamo in una foto in bianco e nero che fa scattare l’allerta, senza ombra di dubbio un allarme rosso: “ista no, propriu no, un se pö no! Non ve la do, un se ne porla no, niente da fare“.
Per capire cos’è devo ficcarci letteralmente il naso sopra. È un rettangolino di carta, a occhio di circa 15 x 8 centimetri, scuro e un po’ sfuocato. Intravedo la stazione ferroviaria decorata con bandiere tricolori ante Repubblica, tre auto di gran lusso anni ’30, militari in alta uniforme e carabinieri a cavallo.
Di certo un grande evento che il nostro amico ci illustra senza indugio: una delle figure in divisa, quella che si accinge a salire in auto, è Vittorio Emanuele III di Savoia appena sceso dal treno reale. È martedì 29 ottobre 1935 e il re sta per attraversare Serravalle e raggiungere l’ingresso della autocamionale, nuova di trinca, che deve inaugurare seguito da uno stuolo di gerarchi in abiti neri.
Capisco quanto Persano tenga a questo scatto: è davvero unico, impossibile da trovare persino nel mare magnum di internet. Un episodio straordinario sia a livello nazionale sia per i serravallesi accorsi a frotte per non mancare il transito di una massa enorme di automobili. Perfino la mia giovane nonna si incammina nel tentativo di dare una sbirciata a “Vituriein“. Chi l’ha mai visto un re se non stampato sulle carte da briscola?
Passano i giorni e ricevo un pacco di ritagli, foto e memorie dal padre di un amico. D’improvviso, con grande stupore, in mezzo ai tanti fogli eccola di nuovo, c’è una copia della foto del re che sale in macchina. Proprio lei, identica. Presumo sia stato Persano stesso ad avergli fornito una copia omaggio.
Ma allora la posso pubblicare?
No, non lo farò. Ripenso allo sconforto e al rimpianto nel suo sguardo per il meraviglioso materiale dello storico fotografo serravallese Tornielli andato perso, bruciato dagli eredi. Un vero colpo coronarico.
Provo a immaginare se esistessero solo persone che gettano via e dimenticano ogni traccia del passato: sapremmo molto meno della nostra storia e saremmo tutti un po’ più poveri.
Mauro Persano va ammirato per aver riunito e condiviso un tesoro di immagini che resterà nel futuro dei serravallesi.
Mi pare doveroso lasciare che la foto del cuore riposi protetta sotto una campana di vetro perché, parafrasando il Piccolo Principe, è il tempo che hai perduto per la tua “foto” che ha reso la tua “foto” così importante.