Le origini Arquatesi di Carlo Principe di Galles
Nei primi mesi del 2020 la notizia della positività al covid-19 di Carlo, Principe di Galles e futuro re di Inghilterra, mi fornì l’occasione per parlare del fatto che, tra gli antenati della dinastia Windsor, si potessero riscontrare stretti legami con Arquata Scrivia.
Il collegamento tra la nostra cittadina e la Gran Bretagna è cosa nota per gli abitanti della Valle Scrivia. Qui infatti, tra 1917 e 1918, fu impiantato uno dei maggiori campi base delle truppe del Commonwealth impegnate sul fronte orientale nella Prima Guerra Mondiale.
Windsor è il cognome che la casa regnante ha adottato nel 1917 a causa del clima anti tedesco che imperversava oltremanica durante la guerra, mutato da Sassonia Coburgo Gotha, il nome di famiglia che Edoardo VII aveva ereditato dal padre. La dinastia regnante discendeva invece da quella della regina Vittoria, madre di Edoardo, il cui casato apparteneva al regno di Hannover, retto dalla stirpe dei duchi di Braunschweige Lüneburg.
Entrambi i casati sopra menzionati discendevano direttamente da Guelfo IV d’Este, vissuto nella seconda metà dell’XI secolo e figlio dell’Obertengo Adalberto Azzo II, capostipite degli Estensi, e di Cunegonda di Altdorf, a sua volta figlia di una sorella di Guelfo III di Carinzia. Quest’ultimo morì senza figli e quindi il nipote Guelfo IV ereditò le proprietà dello zio.
Guelfo IV sposò Ethelinda, figlia del duca di Baviera la quale portò in dote quel titolo ducale che, nonostante numerose traversie, fu tenuto dai suoi eredi fino al 1181 quando fu sottratto a Enrico il Leone (pronipote di Guelfo) in seguito ai suoi contrasti con Federico Barbarossa. Enrico mantenne il titolo di duca di Braunschweig (meglio noto come Brunswick) e Lüneburg. Suo figlio Ottone IV diventò imperatore nel 1209. Nel 1714 Giorgio I di Braunschweige Lüneburg, del casato di Hannover, diventò re di Gran Bretagna. La dinastia degli Stuart si era estinta e Giorgio assunse il titolo in quanto figlio della nipote del re Giacomo I di Inghilterra.
Ma torniamo a Guelfo IV: ho scritto che era figlio di Adalberto Azzo II. Costui, assieme agli altri due figli Ugo e Folco, nati da un secondo matrimonio con Gersenda contessa del Maine, nel 1077 viene confermato quale signore di numerose località del Veneto, della Lombardia, della Toscana, della Liguria e del basso Piemonte: tra queste compare anche “Arquade in comitatu Terdonensi” ossia Arquata Scrivia. Non solo questa è la prima citazione di Arquata nelle fonti documentali, ma compare anche in compagnia di due altre Arquata: Arquà Petrarca, nel comitato di Padova e Arquà Polesine nel comitato di Ferrara (oggi provincia di Rovigo). Proprio Adalberto Azzo II, considerato il capostipite degli Estensi, aveva iniziato a espandere il proprio dominio nell’Italia nord orientale, nei territori delle provincie di Padova, Ferrara, Vicenza, Brescia e Cremona. I suoi possedimenti in Toscana, nel comitato di Luni e di Tortona venivano invece dall’eredità dinastica e dal titolo di Conte di Luni, Genova e Tortona che egli deteneva.
Adalberto Azzo apparteneva alla dinastia storiograficamente nota come Obertenga, in quanto discendente da Oberto I, conte di Luni, Genova e Tortona a partire dal 945, poi marchese della Marca della Liguria Orientale tra 951 e 972, anno della sua morte. Oberto, per le sue cariche e per l’immenso potere da esse derivato, diede il via a una serie di acquisizioni che portarono il al suo casato immensi possedimenti tra i quali si possono annoverare Gavi, Montalto (il castello posto sulle alture di Rigoroso, frazione di Arquata), Parodi, gran parte delle valli Borbera, Scrivia e Lemme. Oberto ebbe due figli, Adalberto I e Oberto II dai quali dipartirono due distinte linee ereditarie. Dalla linea Adalbertina discenderanno i Pallavicini, i marchesi di Parodi e Massa-Corsica e, attraverso matrimoni con stirpi aleramiche, i marchesi di Gavi. Da Oberto II, nonno di Adalberto Azzo II, discenderanno gli Estensi, i duchi di Baviera e poi Hannover, e i Malaspina. Attraverso legami matrimoniali, eredità e doti, nel XII secolo Arquata passerà da Adalberto Azzo ai marchesi del Bosco per poi entrare a far parte, nel 1176, nel territorio del Comune di Tortona per concessione dell’imperatore Federico I, il Barbarossa.
Alla luce di quanto esposto, si può affermare che quella piccola percentuale di sangue arquatese può aver aiutato il principe Carlo a rimettersi dal Covid e che potrà aiutarlo per i futuri impegni politici. God save the king!
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