Le terme di Libarna
Libarna non era una grande città, ma le comodità e i luoghi di svago e divertimento non mancavano.
I libarnesi amavano il teatro, frequentavano le grandi scenografiche ed a volte truculente rappresentazioni in anfiteatro, numerose erano le taverne dove pranzavano, cenavano, bevevano, chiacchieravano e giocavano. Ma uomini e donne avevano un’ altra grande passione. Frequentavano assiduamente le terme.
Molte interessanti pubblicazioni di studiosi riportano accurate descrizioni delle terme di Libarna.
Noi le visiteremo leggendo un divertente frammento tratto da un romanzo ambientato a Libarna che la descrive.
Il romanzo è ‘Il tempio e la spada’, di Rosario Magrì.
Di questo romanzo esiste una riduzione per ragazzi avente per titolo ‘Tredicesima Legione’.
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Epidèmo era stato un mulino di pugni, aveva macinato avversari su avversari, ma scommettitori e appaltatori di spettacoli avevano profittato delle sue vittorie assai più di lui. Perciò, ritiratosi dall’Anfiteatro senza aver raggiunto una situazione economica soddisfacente, aveva dovuto accettare da un Edile suo ammiratore il posto di Sovrintendente alle Terme di Libarna, con l’incarico di fungere anche da istruttore dell’annessa Palestra.
Il compito era tutt’altro che facile. A Libarna tutti i cittadini frequentano assiduamente i Bagni e, come succede in luoghi simili, ognuno pretende di farvi i propri comodi e di trovarvi quello che più gli piace.
Epidèmo disponeva di cinque schiavi pubblici: un fuochista, un manovale, un untuario e un bagnino, oltre alla vecchia Aglaia che fungeva da guardarobiera. Epidèmo doveva sorvegliare la provvista della legna per la caldaia, evitando che gli schiavi la rivendessero di nascosto, assicurarsi che il fuoco venisse acceso all’ora esatta e che l’acqua fosse a una temperatura giusta, distribuire le ampolline di olio per le unzioni al prezzo d’un asse ciascuna. Doveva correre di qua e di là a sedare le risse, rianimare gli annegati e acchiappare i ladruncoli, contro i quali sarebbero stati necessari gli occhi d’Argo e non quelli cisposi di Aglaia.
Le Terme di Libarna, benchè piccole, sono bene arredate e sufficientemente comode. Non vi manca nessuno dei locali necessari: nè il calidario (che funge anche da sudatorio, coi sedili incassati in nicchie lungo il muro, attorno alla vasca dell’acqua calda), nè il tepidario, nè il frigidario. Dalla sesta all’ottava ora i Bagni sono riservati alle donne; all’ottava il suono d’una campanella segna l’ingresso degli uomini, la cui sosta può protrarsi fino alla dodicesima ora. Però soltanto verso la decima ora il luogo raggiunge la massima animazione: la gente, fatto il bagno, esce a passeggiare nel giardino o va ad esercitarsi nell’attigua Palestra.
Andai dunque da Epidèmo. Lo trovai nel magazzino, occupato a esaminare un carico di legna appena giunto. Con la sinistra aveva afferrato per la collottola il disgraziato carrettiere, mentre la destra teneva un pezzo di legno che i suoi occhietti scrutavano attentamente. Era chiaro che se l’esame non fosse stato favorevole il carrettiere se la sarebbe vista brutta, benchè nello stretto dialetto della valle Borba giurasse di non aver fatto altro che eseguire gli ordini, recapitando il carico che gli era stato affidato.
Finalmente Epidèmo allentò la presa e il disgraziato fuggì, mentre il Palestrita si voltava a dirmi: «Le Terme sono chiuse, l’ingresso degli uomini comincia all’ottava ora».
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da: ‘Il tempio e la spada’ di Rosario Magrì.
Ad integrazione della narrazione, riportiamo una mappa tratta dal volume ‘La riscoperta di Libarna’ – Atti del Convegno – Genova, Palazzo Tursi 19 Novembre 2004. La mappa è riportata a pag. 126 ed è inserita nell’articolo di Maria Cristina Preacco ‘Scavi e ricerche nell’area archeologica di Libarna (1960-1989)’
Nella mappa sono localizzabili le terme, indicate al numero 6.
Nel successivo ingrandimento possiamo osservare i vari locali delle terme descritti nella narrazione.
Di seguito la fotografia ‘fase dello scavo delle terme’ facente parte dell’ Archivio Libarna Arteventi.