GRAND HOTEL – Lo Stabilimento Idroterapico in Voltaggio
Lo Stabilimento idroterapico “onde Voltaggio ebbe fama e fortuna,” venne fondato nel 1854 dal dott. Giambattista Romanengo (1826-1903) “medico, fra i primi in Italia maestro insigne di idroterapia” che “visse nel bene nobilmente operando, d’antichi costumi cogli ospiti, di ricchi di poveri pietoso ad ogni miseria”, come recita la lapide apposta sull’edificio. Fu uno dei primi, nel suo genere, in Italia ed ha rappresentato fino alla Seconda Guerra Mondiale la struttura trainante dell’economia del paese.
Acquistato un ampio edificio situato nell’attuale Piazza Garibaldi, “il quale presenta all’uopo tutta l’ampiezza e tutti i comodi desiderabili” chiese al Comune l’autorizzazione a derivare l’acqua della fonte sulfurea “di nota fama e di provata virtù nella cura dei morbi”. Ovviamente il Consiglio Comunale valutata l’opportunità che si presentava, si espresse favorevolmente alla concessione che venne confermata successivamente con un decreto di Re Vittorio Emanuele II. Sfruttando le proprietà terapeutiche dell’acqua sulfurea ed i più moderni ritrovati della tecnica medica del tempo, si proponeva come rimedio di lusso a tutta una serie di patologie che spaziavano da quelle nervose a quelle cardiovascolari, digestive o del ricambio.
Il Bollettino delle Scienze Mediche, già nel 1861 segnalava che “i programmi ed i relativi prezzi e condizioni sono depositati in Genova alla farmacia Gambaro, Strada Lomellina e Lagorio in Piazza Nuova; ed in Torino alla farmacia Dionisio, Contrada Porta Nuova”. Presto si guadagnò grande reputazione anche grazie ai favorevoli pareri espressi da illustri medici come Plinio Schivardi, docente all’università di Pavia di Idroterapia e Balneoterapia che nel 1869 affermava: “È capace di circa cento bagnanti, con sale separate di cura secondo i sessi. È fornito di due piscine ad acqua corrente e di tutti gli apparecchi per una cura completa”. O come Edoardo Maragliano che nel giugno del 1895 promosse a Voltaggio un convegno sull’idroterapia nel corso del quale ebbe modo di tessere le lodi della nuova struttura. Sulla fine del secolo XIX un gruppo di “corrigendi” in gita premio (a piedi!) dal Riformatorio di Bosco Marengo trovò ospitalità nello Stabilimento e come racconta il direttore Canobbio “i giovanetti fanno a gara a chi conta maggior numero di bicchieri di acqua trangugiata essendo questa leggerissima e saluberrima” per poi spostarsi nel “bosco di secolari castagni e quercie (sic): ivi la fanfara suona marcie e ballabili ed i cantori intuonano alcune canzoni”.
Da un opuscolo informativo dei primi del ‘900 si apprende che all’interno della struttura e sotto controllo medico (c’era sempre un dottore a disposizione che seguiva anche la preparazione delle vivande) si praticava, oltre all’idroterapia ed ai bagni solforosi, anche l’elettroterapia, la pneumoterapia, la ginnastica medica, il massaggio e la cura lattea.
Dopo la morte del fondatore lo Stabilimento pervenne all’Avv. Riccardo Cattaneo che lo rese “per modernità e grandiosità non inferiore a nessuno del genere”. È degli anni 30 del Novecento l’aggiunta della denominazione Grand Hotel (in seguito autarchicamente volta in Grande Albergo). Era infatti, in grado di offrire ogni comfort funzionando come un hotel di prim’ordine. Riportiamo di seguito una descrizione tratta dall’opuscolo sopracitato:
“Ha locali vastissimi, comodi, freschi, arieggiati; e tutti arredati, con lusso, di mobili recentemente acquistati da primarie case di Milano e dell’estero.
Conta un centinaio di camere da letto, con circa centoventi letti; una grandiosa e ricca sala da pranzo, ed altre sale minori adibite a Restaurant, fornite di ricchi servizi d’argenterie.
Ha salotti di riunione, sale di lettura provviste di numerosi giornali e riviste di ogni paese; sale da giuoco con diversi bigliardi; una grandiosa sala da ballo, e teatro, dove ogni Giovedì e Sabato bagnanti e villeggianti si danno convegno per godere dei trattenimenti di musica, canto, ballo, etc., che lo Stabilimento procura ai suoi ospiti, ed alla colonia che viene a passare la stagione di villeggiatura nei molti palazzi e ville del paese.
Trovasi pure lo Stabilimento provvisto di sale per toilette; di gabinetto oscuro, fornito di tutto l’occorrente per chi si diletta di fotografia; ed infine di uno splendido american-bar.
Alla parte nord del vasto palazzo, e per una superficie di diverse migliaia di metri quadrati, si estende un incantevole giardino; ricco di piante e di fiori di ogni specie; di giuochi d’acqua, di laghetti e di ombrosi viali, vera delizia di frescura per chi vuol tranquillo godersi qualche ora di quiete.
Dal giardino per un pittoresco rustico passaggio, si accede ad un immenso parco di annosi castagni secolari, che misura centinaia di metri per lunghezza e per larghezza e si estende fino sotto i ruderi dell’antico castello.
Fra le fresche ombre di questo parco si trovano tutti gli sports moderni; il Lawn-Tennis, il Crochet; attrezzi vari di ginnastica, giuoco delle boccie, etc, tec. Ivi trovasi pure una igienica modernissima latteria, che fornisce il latte per lo Stabilimento, e lo serve freschissimo tutto il giorno a chi lo desidera per cura o per semplice bevanda.
Tutti i locali dello Stabilimento, i giardini ed i viali sono sfarzosamente illuminati da lampade elettriche, le quali sono alimentate da un impianto proprio dello Stabilimento stesso.
Inoltre, lo Stabilimento è provvisto di ampie scuderie e rimesse; e di un modernissimo garage capace di moltissime automobili, fornito di fossa e di tutto l’occorrente per le più urgenti riparazioni, o per il rifornimento.”
Un altro opuscolo sottolinea come nei pressi della fonte sulfurea (“una vera specialità contro i catarri cronici dei bronchi e della vescica come detergente”) vi sia “un locale con buon numero di vasche in marmo per bagni solforosi, tiepidi, utilissimi in varie forme di malattie della pelle”.
Le terme ebbero il loro periodo di massimo sviluppo nei primi trent’anni del secolo scorso, quando Voltaggio divenne stazione climatica di “Primo Ordine” e la stagione, che andava dal 15 maggio al 15 ottobre, costituiva la principale fonte di reddito del paese divenuto un riferimento alla moda per l’alta borghesia soprattutto genovese. Ma non solo, oltre a granduchi e ministri vi soggiornarono Garibaldi, Camillo Sivori (allievo prediletto di Paganini), Pietro Mascagni, Eugenio Montale, Gilberto Govi e la moglie Rina, Ettore Petrolini, Gino Bartali con la nazionale di ciclismo, l’Alessandria Calcio (ed in tempi più recenti le squadre di Genoa e Sampdoria). Agli ospiti “fissi” nei fine settimana si sommavano frotte di escursionisti, cacciatori, cercatori di funghi, comitive di gitanti, facilitati in ciò dall’istituzione di regolari servizi di autocorriere.
Tutto questo portò allo sviluppo di numerose attività parallele e di supporto al Grand Hotel. E’ appena il caso di citare la notorietà che, grazie all’apprezzamento dimostrato dai frequentatori dell’Hotel, raggiunsero gli “Amaretti di Voltaggio”, tale da indurre negli anni Venti, la famiglia Cavo ad aprire succursali a Genova.
In aggiunta alle stanze e agli appartamenti privati Voltaggio poteva contare, fra l’altro, su ben sei alberghi, tre caffè, tre osterie, sei trattorie, due cappellerie, due cartolerie, undici commestibili, tre panetterie, due pasticcerie, tre macellerie, quattro frutta e verdura, tre mercerie ed un cinema-teatro.
Il “regolamento amministrativo” dello Stabilimento imponeva ai potenziali clienti di sottoporsi ad una visita di ammissione da parte del medico dietro versamento di Lire 10 e l’esame radioscopico (Lire 25) per escludere eventuali patologie contagiose. Le 120 stanze, servite da acqua corrente, luce elettrica, telefono, ascensore, posta due volte al giorno, contavano 134 posti letto e la tariffa giornaliera della “pensione e camera, cura idroterapica compresa” variava da Lire 25 a Lire 45 (al tempo un operaio poteva guadagnare circa 4 Lire al dì). Per le persone di servizio “in compagnia dei sig. bagnanti” la pensione completa costava circa Lire 5, ed era prevista una riduzione a seconda dell’alloggio da essi occupato per i ragazzi al di sotto di anni 12. Con un piccolo sovrapprezzo era possibile anche il servizio in camera.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale non ebbe inizialmente grosse ripercussioni tanto che nel 1941 il paese disponeva ancora di ben 1132 posti letto (!). Fatale fu, a partire dal settembre 1943 l’occupazione da parte del comando tedesco che ne decretò il lento ma inesorabile declino. Dopo la guerra l’edificio, spogliato del mobilio, venne privato dei bagni, dei lavabi e persino delle tubature dell’acqua. In seguito, anche gli alberi del parco vennero abbattuti. A nulla sono valsi vari tentativi di risollevarne le sorti. L’affermarsi di nuovi modelli di vacanza hanno fatto sempre più perdere attrattiva ai soggiorni in campagna e privilegiato sistemazioni meno dispendiose. Oggi lo Stabilimento non esiste più. Dopo il lungo e lento declino, seguito alle trasformazioni della società dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio ha rischiato l’abbandono e solo in tempi recentissimi è stato trasformato nel Residence Palazzo Spinola.