Il Battesimo di Cristo dell’Oratorio dei rossi
Premessa
All’interno dell’Oratorio dei rossi di Serravalle è presente una scultura lignea policroma opera di Luigi Fasce (Genova 1695 – Ovada 1760), autore dell’apparato decorativo della Santissima Trinità di Novi Ligure. Si tratta del “Battesimo di Cristo“, noto anche come “La Trinità e San Giovanni Battista”, risalente alla prima metà del XVIII secolo. L’opera è utilizzata dalla Confraternita per servire la tradizione processionale.
Largo 170 cm, profondo 200 cm e alto 300 cm, il grande gruppo ligneo purtroppo verte in un precario stato di conservazione. Le grandi dimensioni del manufatto hanno reso indispensabile, durante la sua realizzazione, l’assemblaggio di molti blocchi di legno uniti tra loro da incastri, incollaggi e chiodature. Il bravo scultore, allievo della scuola di Anton Maria Maragliano, era maestro in queste realizzazioni, tuttavia il naturale ed imprevedibile movimento del legno stesso ha creato nell’opera ritiri e deformazioni. Per questo ed altri motivi, quali attacchi xilofagi, processi di ossidazione sulle vernici e disconnessioni, è necessario un accurato e tempestivo intervento di restauro, mirato certamente al recupero conservativo della policromia, nel pieno rispetto dell’estetica originale dell’opera, ma altresì capace di riconferire stabilità e compattezza al supporto ligneo, rendendolo perfettamente idoneo alle sollecitazioni al quale viene sottoposto.
L’opera
L’opera lignea è caratterizzata dalla presenza di diversi strati di gesso, realizzati con colla di coniglio e gesso fine di Bologna, la cui stesura, detta “preparazione“, è fondamentale per preparare il legno intagliato a ricevere il colore. Questo preparato nelle opere settecentesche è steso con cura e levigato per essere molto sottile e non interferire con il lavoro dello scultore.
La cassa è composta da: Cristo, San Giovanni, Dio Padre, la colomba raffigurante lo Spirito Santo e quattro angeli, due a figura intera e due teste di cherubini. Osservando dal basso verso l’alto la statua, si nota innanzitutto che la sua base riproduce il fiume Giordano dove avviene il Battesimo di Gesù, ricevente da Giovanni l’acqua lustrale, vestito solo con un drappo bianco (la candida veste dell’Uomo Nuovo e dell’uomo rinato dall’acqua e dallo Spirito), mentre suo cugino presenta un grezzo indumento di pelle, come riportato nella narrazione biblica.
Dal letto del corso d’acqua si sviluppa un albero che presenta fogliame ed un solo ramo rigoglioso, su cui appoggia la nuvola da cui si erge Dio Padre; gli altri rami, non maturando alcun frutto, sono raffigurati potati.
Tra il Padre ed il Figlio sta la colomba dello Spirito Santo, in una raggiera dorata. La sua collocazione nel simulacro esprime il concetto teologico per cui lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio in relazione d’amore: è il dono che il Padre e il Figlio si scambiano vicendevolmente (ecco perché la colomba è posta a metà della scena, indicando una concezione non statica o separata delle tre Persone divine). Per dare il senso dell’unità trinitaria, un unico Dio in tre Persone, la triade non è, come solitamente avviene, disposta triangolarmente, ma sviluppata perpendicolarmente. Inoltre per raffigurare il vento (il soffio, il “ruah” indicante la manifestazione dello Spirito divino) sollevatosi durante questa visione evangelica, il mantello di Dio Padre è ondeggiante ed il movimento dell’Onnipotente è discendente dall’alto verso il basso. Tra gli attributi dello Spirito Santo è meritevole di attenzione il cosiddetto “dito di Dio”, simbolo qui richiamato dalla mano destra del Padre, il cui indice sembra sottolineare la scena.
La cassa
Osservando la “cassa” (= il basamento su cui la statua è posta per portarla in processione) essa incuriosisce per il numero dei candelabri in ferro battuto, sicuramente di fabbricazione artigianale locale. Sono 10 (ciascuno a 3 braccia per un totale di 30 luci) disposti in maniera da richiamare determinate simbologie templari (alcune vicende locali di questi cavalieri condussero alla costituzione di questa confraternita serravallese).