Enciclopediaenciclopedia-approfondimentiScriviaterritorio

La Scrivia, lo Scrivia: caso chiuso, dibattito apertissimo

La pubblicazione della galleria fotografica di Piero Bravin dedicata al torrente Scrivia ha dato luogo su Facebook ad una discussione piuttosto animata riguardo al “genere” del nostro corso d’acqua: maschile o femminile? La Scrivia o lo Scrivia?
Chi ha ragione, chi ha torto? Beh, c’è poco da fare, Scrivia è femminile e quindi, signore e signori, ecco a voi LA Scrivia! Femminile, così ci dice la grammatica, così ci spiega l’Accademia della Crusca e ci conferma l’Enciclopedia Treccani. Questione risolta, dunque… E invece no, perché l’alternarsi frenetico di femminile-maschile è una costante sui testi a stampa degli ultimi due secoli (e lasciamo volutamente da parte qualsiasi considerazione a proposito del linguaggio parlato).
Si consolino dunque i sostenitori “dello” Scrivia maschietto: la discussione non è nuova e, nel tempo, la questione è sempre stata assai contraddittoria, curiosa e divertente. Vale perciò la pena ripercorrere alcuni passaggi di questa vera e propria schizofrenia tra declinazione al maschile e al femminile.

LA STAMPA LOCALE E NAZIONALE DELL’OTTOCENTO

Iniziamo con la stampa locale dei primi decenni successivi all’Unità d’Italia.
Scorrendo le collezioni elettroniche online dei periodici piemontesi troviamo  il  vocabolo Scrivia per la prima volta in un numero del settimanale “La Società” del 30 ottobre 1873. Si tratta di un lungo articolo, su cui bisognerà ritornare, dedicato all’ipotesi di un grande invaso artificiale nella Val Borbera “i cui vantaggi industriali, strategici ed agricoli sono chiaramente delineati”. Tra essi vi è anche quello di favorire l’irrigazione “di tutta quella tratta di terreno che passa tra LA Scrivia e LA Bormida”.

“la Società”, ottobre 1873 – Il primo articolo di un periodico locale che parla della Scrivia


Al Femminile “La Società” resta fedele per molti anni, sino a quando, nel numero del  21 agosto 1898, incappiamo nella cronaca delle “Gesta ladresche” compiute da due malviventi i quali confessano di aver “rotto tutta la tubatura della pompa dell’acqua di una casa sita nei pressi DELLO Scrivia”.
Più avaro di riferimenti al nostro torrente è un altro dei più antichi giornali digitalizzati, “La Gazzetta di Novi”. Il torrente Scrivia è citato per la prima volta, al maschile,  in un articolo del 25 aprile 1889 dedicato a un curioso viaggio fluviale intrapreso dal cittadino inglese Walter Sruscott (sic) su un “piccolo battello” con partenza da Serravalle e arrivo a Venezia. Secondo “La Gazzetta” Sruscott partì “da Serravalle discendendo per LO Scrivia , fiume molto rapido e agitato”.
Paradossalmente più sicuro di sé appare un giornale della provincia di Alessandria pochissimo o per nulla diffuso nel novese e in Valle Scrivia, “Il Monferrato”: quando cita il nostro torrente utilizza sempre il femminile. Uno dei primi riferimenti lo troviamo in un gustoso reportage di un viaggio da “Casale a Genova” del 28 gennaio 1880, una mezza impresa per  l’epoca: il cronista ci informa con un certo lirismo che dopo Novi “la nebbia si dirada, splendido sorge il sole”, mentre i vetri del coupè su cui viaggia “si fanno trasparenti e attraverso di essi apparisce LA Scrivia”.

“Il Monferrato” 30 gennaio 1880

Insomma, sulle pagine dei giornali di fine Ottocento regna un po’ di confusione… Ma attenzione, ecco a voi l’immancabile scoop!
Tra le decine di testate pubblicate tra il 1840 e i primi decenni del Novecento ne troviamo due particolarmente interessanti per il nostro ragionamento: si tratta de “Il popolano DELLA Scrivia” (stampato a partire dal 1849, è il secondo più antico periodico novese di cui si ha notizia) e de “LA Scrivia” pubblicato tra il 1875 e il 1888 a Tortona.

“Il popolano della Scrivia” (1849) la seconda più antica testata del Novese

Cosa ne possiamo concludere? Probabilmente quando la scelta dell’articolo o della preposizione da anteporre a Scrivia è estemporanea o lasciata alla sensibilità e alla “penna” del cronista le declinazioni oscillano senza un criterio preciso,  ma quando si tratta di una scelta meditata e duratura come quella di una testata l’esito propende con sicurezza per il femminile!

E la stampa a diffusione nazionale? No, non pretendo di essere esaustivo, ma le veloci ricerche che ho effettuato online riportano sempre Scrivia al femminile. È così nella prima annata de “La Stampa” (1867), quando ancora la testata era “Gazzetta Piemontese” (per i più curiosi il primo riferimento al nostro fiume è in un articolo del 4 agosto 1867).
È così anche sulle pagine de “L’illustrazione popolare delle famiglie”, uno tra i primi periodici di inizio Novecento ricco di fotografie e illustrazioni: nel numero del 21 maggio 1914 compare una delle prime foto a diffusione nazionale a tema serravallese con tanto di didascalia e preposizione femminile in bella vista:

LA LETTERATURA E LA SAGGISTICA DELL’OTTOCENTO

Negli anni che precedono l’Unità e in quelli immediatamente successivi la classe dirigente del nuovo Stato si pone l’obiettivo di presentare l’Italia nella sua forma unitaria con una serie di pubblicazioni il cui compito è raccontare e codificare la geografia e l’ambiente della penisola, le caratteristiche del suo territorio, lo stato dell’economia e della società, la nuova struttura burocratica e amministrativa italiana.

Tra le pubblicazioni con questo compito la più nota e diffusa è sicuramente L’Annuario d’Italia amministrativo e commerciale, stampato ogni anno dal 1884 sino al secondo dopoguerra. “L’Annuario” propone dettagliate notizie storico-geografiche e brevi schede dedicate a tutte le attività industriali, artigianali e commerciali attive nei Comuni Italiani. Nel ponderoso volume ogni anno Scrivia ricorre moltissime volte ed è sempre e rigorosamente al femminile.
Le pubblicazioni più autorevoli per il prestigio scientifico e l’intento di promozione anche internazionale sono invece il Dizionario corografico-universale dell’Italia che nel 1854 si presenta come una specie di carta d’identità per sostenere le  ragioni del processo unitario, e il suo diretto successore dal nome pomposo e altisonante: L’Italia sotto l’aspetto fisico, storico, letterario, artistico, militare e statistico – dedicato a S. Maestà Vittorio Emanuele II Re d’Italia redatto tra il 1869 e il 1872 per presentare al mondo il nuovo volto della penisola. Anche in queste e in altre pubblicazioni simili di minore importanza LA Scrivia, “ristretta sino a Serravalle”, è sempre e solo presentata al femminile.
Tuttavia, ancora una volta, non mancano le eccezioni, alcune assai prestigiose.
Goffredo Casalis, saluzzese, abate e storico di vaglia, è l’autorevole e notissimo autore del Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna opera monumentale e molto accurata in ventotto volumi edita tra il 1833 e il 1856: per Casalis il nostro torrente, citato più e più volte, è sempre e solo LO Scrivia.
Lo segue a ruota l’altrettanto famoso Emanuele Celesia, storico, letterato, poeta, avvocato e uomo politico originario di Finalborgo. Nel suo Savignone e val di Scrivia: passeggiate apennine (1874), una sorta di guida turistica ante litteram, descrive con convinzione e sicurezza “la Bella e lieta valle […] in cui solca LO Scrivia”.


A mettere d’accordo tutti ci pensa nel 1853 Maurizio Giuliano nel suo Viaggio da Torino a Genova sulla strada-ferrata: nelle 226 pagine del suo volume il torrente Scrivia è citato, salomonicamente. 11 volte al femminile e 5 al maschile.

Segnalo  che tutti i volumi citati, così come i periodici, sono reperibili e scaricabili in rete: chi volesse può approfondire con una certa facilità. Il testo sfogliabile delle Passeggiate apennine è invece disponibile su Chieketè a questo link.

Francesco De Milato, che ringrazio, segnala un testo del 1677, la Breve et universale cronistoria del mondo creato e sua creatione scritto dal Padre Timoteo da Termini di Sicilia. Narrando degli avvenimenti e delle numerose battaglie e scaramucce che accompagnarono il Trattato di Rivoli (1635: tanto per cambiare, regolamento di conti tra Francesi e Spagnoli il cui teatro fu l’Italia) Padre Timoteo cita più volte il “fiume Scriuia” e in particolare narrando le gesta del generale Diego Messía Felípez de Guzmán marchese di Leganés il quale “udendo il pericolo grande di MIlano” di cui era Governatore “lasciò LO Scriuia col passo aperto per il Duca di Parma” e tornò in fretta e furia in territorio lombardo.

IL VENTENNIO FASCISTA

E arriviamo con il nostro excursus al ventennio fascista. Nel 1923, appena giunto al potere, il regime emana le prime norme e direttive per vietare le parole straniere e le amplia con successive leggi e decreti sino agli anni Trenta (con esiti spesso comici e paradossali: il bar diventa la mescita, il foxtrot ballo volpino, Courmayeur Cortemaggiore, Louis Armstrong Luigi Braccioforte e via elencando).
Già che ci sono, i burocrati fascisti pensano bene di imporre anche altre norme linguistiche piuttosto balzane. Tra esse spicca la volontà di rendere più maschile (virile) il linguaggio, il cui segno più evidente è la proibizione di usare il “LEI”: così, in barba al femminile storico e conclamato con cui si declinano anche nel linguaggio parlato molti corsi d’acqua (la Dora, tanto per fare un esempio) e sfidando l’autorità di Dante e di Manzoni (“la Bormida al Tanaro Sposa”, “l’Orba selvosa”),  varano una direttiva che impone di declinare fiumi e torrenti sempre e solo al maschile. Quotidiani, periodici, radio ed editori si adeguano prontamente. Assai probabile che quel ventennio di rigoroso “maschile” abbia lasciato i suoi inevitabili  strascichi nell’uso di articoli e preposizioni sino ai giorni nostri.

DAL SECONDO DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI

Prima di volgere uno sguardo al presente, conviene occuparci rapidamente dei due più importanti autori di volumi dedicati nel secondo dopoguerra a Serravalle e alla sua storia.
Come tutti sappiamo, Il corpus saggistico più significativo edito negli anni Settanta e Ottanta è dovuto alla penna di Roberto Allegri. Il Nene non ha dubbio alcuno: Scrivia è sempre e solo femminile sia nei suoi volumi monografici sia nel suo Vocabolario e grammatica della lingua serravallese pubblicato postumo e consultabile in diversi formati qui su Chieketè.
Nel 1944 Pierluigi ed Ettore Erizzo lasciano Genova per sfuggire ai bombardamenti e si aggiungono alle centinaia di sfollati che vanno popolando Serravalle e i paesi della Valle Scrivia. Si rifugiano nella loro casa di villeggiatura nei pressi di Montespineto dove, a quattro mani, scrivono Il regalo del Mandrogno una lunga saga familiare pubblicata nel 1947 e poi in molte altre edizioni. È il più importante romanzo ambientato a Serravalle e nei dintorni e ovviamente ogni tanto il nostro torrente fa capolino nel corso della narrazione. In verità nelle oltre 800 pagine del romanzo il vocabolo  Scrivia non ricorre molte volte, solo 6, ma è sempre declinato al maschile.


Con queste premesse e con il moltiplicarsi delle forme e degli strumenti di comunicazione è facile immaginare come la faccenda tenda a farsi sempre più ingarbugliata quanto più ci avviciniamo al tempo presente.
Oggi siamo sommersi dalle informazioni nelle forme più varie, ma dopo aver dedicato molta attenzione alla carta stampata è arrivato il momento di osservare come stanno le cose nella rete internet. Ci stiamo per tuffare in un oceano sterminato, naturalmente: se digitiamo Scrivia in un motore di ricerca (indovinate quale!) in un batter di ciglia la rete ci restituisce 16.700.00 ricorrenze corrispondenti alla nostra richiesta. Beh, forse conviene restringere un po’ la ricerca, mi sa…
Provo dunque a lavorare su una categoria omogenea, la quale, in teoria, non dovrebbe presentare problemi particolari: i siti istituzionali (Regione, Province, Comuni, Enti vari, parchi… ).
Niente da fare! Del nostro dilemma non riusciamo proprio a liberarci, e infatti i problemi emergono non appena inizio a “sfogliare” piemonteparchi.it, il portale tematico e specialistico della Regione Piemonte. Maschile e femminile sembrano rincorrersi in un alternarsi continuo, ma più delle parole valgono le immagini. Ecco due testatine del portale istituzionale, non proprio in accordo tra di loro…

Un po’ sconfortato, emulo di Walter Sruscott, mi imbarco e navigo su e già per la Scrivia a caccia di qualche altro indizio.
Il primo approdo è nel tratto ligure del nostro torrente. Qui nel febbraio 2014 è stato costituita un’Unione di Comuni (Isola del Cantone, Ronco Scrivia, Busalla, Crocefieschi e altri). Nome  del nuovo Ente: “Unione Comuni DELLO Scrivia”, in bella mostra nella home del sito Internet.

Sito internet dell’Unione dei Comuni dello Scrivia


Riprendo il battello e navigo sino a Castelnuovo Scrivia per fare tappa nella frondosa “Riserva Naturale”. Qui, si legge sul sito della Regione Piemonte, “LA Scrivia presenta ampie zone di greto, occupate da praterie aride e dagli arbusteti mesoxerofili di prugnolo”.
Salgo di nuovo a bordo e viaggio a ritroso. Doverosa la tappa a Serravalle, il cui sito istituzionale è molto attento a declinare Scrivia al femminile. Ma è sufficiente una breve navigazione sino ad Arquata per gettare l’ancora in un corso d’acqua di genere maschile: il sito del Comune ci descrive la frazione di Varinella come “la “porta” della Valle Spinti, con il torrente che confluisce NELLO Scrivia con un “cambiamento evidente del profilo dei monti e dell’ambiente”.
E qui, ormai esausto, mi fermo.

QUALCHE CONSIDERAZIONE CONCLUSIVA, E PERÒ…

Non sono un esperto di linguistica o di sociolinguistica, non pretendo perciò di offrire spiegazioni approfondite ma piuttosto qualche rapido spunto per cercare di avviare, se possibile, una riflessione e raccogliere qualche ulteriore elemento sul questo “spinoso” tema.

Carlo Bossoli – Serravalle 1853, particolare
(collezione privata Roberto Almagioni)

Si è detto delle responsabilità della politica linguistica del fascismo, ma bisogna riconoscere che la “maschilizzazione” della Scrivia data da epoca assai remota. Essa ha radici  storiche tutte da indagare, forse  da ricondurre alle caratteristiche della Valle Scrivia come  territorio di transito e di incrocio tra culture.
Vi è poi la questione delle diversità dialettali, a volte piuttosto marcate anche tra località limitrofe. A Serravalle si dice (prevalentemente) andò ‘nta Scrivia, ad Arquata (prevalentemente) andò ‘nte Scrivia. Pochissimi chilometri e tutto cambia…
Poi, non di rado, c’è anche un po’ di trascuratezza e di approssimazione tra i funzionari, i cronisti, gli uomini politici, gli scrittori, gli editori: si scrive senza troppo meditare, un po’ al maschile, un po’ al femminile.
A volte semplicemente prevale in chi scrive e in chi parla la consuetudine, radicata o del momento, per declinare Scrivia al maschile o al femminile.
Dunque c’è poco da fare, continueremo a discuterne, a raccogliere e a presentare “prove” e testimonianze in un senso o nell’altro. Però, se possiamo, Scrivia decliniamolo al femminile. Fidatevi, è giusto così!

… LA VERA CONCLUSIONE È UN PICCOLO OUTING

Prima di lasciarci, e di lasciare ad altri il gusto di scoprirlo da soli, ve lo dico io. Se vi spostate sulla casella di ricerca del nostro sito e scrivete “lo Scrivia” troverete alcuni articoli in cui il torrente, ahimè, è declinato al maschile.
Datecene atto, potevamo barare spudoratamente emendando tutti i maschili in fretta e furia, ma abbiamo preferito usare un po’ di ironia (e di lealtà) per dire che a ben vedere…c’è gloria per tutti!
Godetevi dunque gli errori di Chieketè ancora per qualche giorno, perché fra poco LO Scrivia scomparirà dalle nostre pagine!

Torna alla HOME

2 pensieri riguardo “La Scrivia, lo Scrivia: caso chiuso, dibattito apertissimo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *