GIAVOTTO, Pietro. L’amuchina a “Serravalle”
A Serravalle esiste la Villa dei fratelli Giavotto. Una casa di campagna che fu di proprietà dei produttori dell’Amuchina, il disinfettante messo prepotentemente sotto i riflettori dall’attuale epidemia causata dal Covid 19. La testimonianza, a proposito di questa villa ci è resa da Antonio Molinari, già sindaco di Serravalle Scrivia.
” I mezzadri della cascina vecchia dei Giavotto erano i due fratelli di mia nonna materna, Rosa Merlano (Baciccia e Ninö). Altra cascina interessante era la Tabacca, che si trova in strada vecchia di Cassano a strapiombo sullo Scrivia di fronte a Monterosso. Lì vivevano invece i parenti di mio nonno materno Tugnein Daffunchio. Sui proprietari della Tabacca non so nulla, ma a proposito dei Giavotto mia mamma, che insieme a tutta la famiglia ha lavorato in quei campi, raccontava che uno di loro, nato all’inizio del 900, era stato diplomatico in Persia. Un altro, chiamato Chicco, si occupava invece dell’amuchina. La vita dei mezzadri era praticamente controllata dalla madre dei due sopracitati, chiamata “a Gnureina” che girava per la tenuta con un ombrellino bianco. I Giavotto rimanevano a Serravalle da giugno a settembre, poi tornavano nella loro residenza a Genova. Durante la loro assenza, Ninö Merlano, nottetempo si trasferiva a pernottare nella villa armato di una gigantesca pistola con compiti di guardianaggio”.
La produzione dell’Amuchina cominciò a Genova negli anni Trenta. Fu inventata da Oronzio De Nora, un ingegnere pugliese nato ad Altamura nel 1899, che brevettò il prodotto nel 1923, cedendo poi il marchio, oggi di proprietà di Angelini Pharma.
Nel 1948 Pietro Giavotto, genovese, rilevò il marchio da Eridania (azienda specializzata nella produzione di zucchero fondata alla fine dell’Ottocento proprio nel capoluogo ligure) per realizzare l’Amuchina nello stabilimento di Busalla (Genova). È grazie al lavoro di Pietro Giavotto e del figlio Giorgio, che si sono spesi per promuoverne l’uso come antisettico e disinfettante, che si deve il graduale aumento, a partire dagli anni Cinquanta, dell’utilizzo del prodotto a base di ipoclorito di sodio negli ospedali.
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