I Molinari del Lastrico. Prima puntata
Questa è la storia di una famiglia molto nota a Serravalle durante il XX secolo. La racconta Anna Molinari, nata a Serravalle, medico radiologo, specialista in neurofisiopatologia ed anestesia e rianimazione, attiva sino a fine 2019 presso l’ospedale Infantile di Alessandria, attualmente medico in attività di volontariato
Un amico serravallese, anzi Serravallese con la maiuscola in quanto Riccardo Lera è da un po’ di anni puntiglioso cacciatore di storie che affondano radici nella nostra cittadina, mi ha chiesto qualche biografia della mia famiglia, i Molinari del Lastrico. Mi ci è voluto tempo per mettermici…. Un poco mi affascina e un poco mi costa navigare tra i ricordi … ma ci provo … Molti ricordi sono confusi e molte cose dei miei avi non le ho mai conosciute: cerco di ordinare quanto ricordo, confidando poi nell’aiuto di Riccardo.
Inizio con Angela Allegri. Era la mia bisnonna, Angela, “nonna Gilla”, che ricordo benissimo durante la mia infanzia sul Lastrico: molto anziana, piccola piccola, sempre presente nella nostra “cucina abitabile”, sulla sua poltroncina di vimini con cui ormai formava un tutt’uno. Vigile, vispa, attenta e sensibile, era bellissima, così minuta con i capelli bianchissimi e gli occhi azzurri. Raffinata nei gusti e nei modi, alla mia mamma, giunta ventenne nella casa e per la quale era la nonna dello sposo, era solita dire in dialetto “chi l’avrebbe pensato che nella mia vecchiaia saresti venuta tu ad accudirmi!” e le faceva ogni tanto regalini che pensava potessero far piacere ad una giovane senza indipendenza economica: un paio di calze sfiziose o un fazzoletto ricamato o poco denaro da spendere per sé “ma da non dire a nessuno”.
Sposata a Mazza Francesco, era mamma di Maria Mazza, mia nonna paterna, e di Giovanni, il Gian, sposato con Luigina, savonese, poi titolare di una storica confetteria in Savona; di costoro era unica figlia Angela, la cugina di cui papà tanto aveva apprezzato l’intelligenza.
Maria si era sposata con Ettore Molinari la cui famiglia proveniva dall’entroterra Ligure.
So di uno zio di mio nonno Ettore, detto “u Ciavai” e recentemente scavando nelle memorie con parenti e amici quali Lorenzo Punta e Antonio Molinari, Serravallesi doc, siamo risaliti quale paese di origine a Cicagna in val Fontana Buona. Una foto in un album di famiglia è presente un misterioso avo: lo zio di nonno Ettore? O addirittura il padre? Chissà…
Ettore aveva sorella Adele, sposata con Lorenzo Punta. I Punta eran proprietari di case e negozi in Porta Genova (e forse dello storico negozio di Zorzoli).
Di sicuro si sa che il padre di Ettore si chiamava Domenico e che nacque, figlio di Carlo, a Gavi. Lo si comprende da un documento di proprietà dell’Ingegner Lorenzo Punta, nel quale è altresì menzionata la sorella di Ettore, Adele Molinari, ovviamente figlia di Domenico e sposata con Lorenzo Punta, fu Fortunato. Il documento in questione spiega la parentela esistente fra la Dottoressa Anna Molinari e l’Ingegner Lorenzo Punta. Ma questi aspetti li vedremo in seguito. Ritorniamo pertanto a Maria Mazza
Intelligente, forse colta, profondamente religiosa, Maria ebbe quattro figli (la terza era una bambina, Maria Palma, che morì molto piccola). Maria, per tutti Marì, o Marie alla francese, amava così tanto la pronuncia transalpina che pronunciava così il suo nome e francesizzò anche i nomi dei figli: Jean e Pièr, mentre il primo era vezzosamente Nini. Presto si ammalò di una forma reumatica artritica anchilosante; alle spese per le cure preferì quelle per gli studi dei figli. Papà non ricordava di averla mai vista altro che in sedia a rotelle; gli altri pochi ricordi li ho strappati a mia mamma, che peraltro l’aveva conosciuta solo nei due anni antecedenti il matrimonio.
La nonna Marie, di carattere forte, dirigeva la casa stabilendo menu settimanali che fossero salutari, appetitosi ed economici la cui esecuzione affidava alla sua mamma, la “nonna Angela”, che come ho detto viveva con loro, ed il negozio di calzature, al piano terreno dell’abitazione sul Lastrico; senza potersi muovere dalla sua carrozzella, “domava” con la bacchetta (non figurativamente: si era dotata di un frustino per farsi sentire) i tre figli maschi un po’ scalmanati; so che soffriva di dolori intensissimi e che offriva tutto al Signore; alllego la preghiera scritta di suo pugno in occasione della perdita della figlioletta.
Il marito Ettore le era sempre stato vicino, la portava in braccio a letto la sera (poi avrebbe fatto altrettanto con la anziana suocera Angela) e la rialzava al mattino. Dopo morta, mia mamma ne era stata impressionata, per metterla dentro la bara era stato necessario spezzarle le gambe da quanto si era anchilosata.
Ettore aveva combattuto sull’Adamello nella prima guerra mondiale e ne raccontava con orgoglio. Portava avanti con poco impegno il negozio di calzature. Dopo che la moglie dalla sua carrozzella aveva speso tempo e parole per promuovere un acquisto, lui era capace di intervenire svalutando il gusto della scelta; era però molto bravo nel lavoro di calzolaio e in ogni sorta di riparazioni. Ricordo che tanti anni dopo la mia sorellina ed io non temevamo di rompere le cose perché sapevamo fiduciose che “nonno giuta”.
Ettore e Marie abitavano l’appartamento sopra il negozio di calzolaio/calzature proprio sul Largo Paolo Montaldo, nelle case dei Mazza, un gruppo di edifici sul Lastrico con abitazioni ai piani superiori e negozi vari al piano terreno ed un “cuntraoto” che li collegava al Largo. Il primo dei loro figli fu Francesco detto Ninni, poi Giovanni (Giannino) e Pierangelo (Pier).
Pier è mio padre. Ma mi sto dilungando. Proseguirò il mio racconto in un’altra occasione. Anche perché su Ninni Molinari c’è molto da dire e non voglio affaticarvi. A presto!