ALLEGRO, Luigi
Luigi Allegro (di Francesco Allegro e Linda Raviolo / Serravalle Scrivia, 21 marzo 1920 / Parodi Ligure, Loc. Benedicta, 7 aprile 1944).
Elettricista ed Elettrotecnico, Partigiano, caduto nel corso del rastrellamento alla Benedicta.
Allegro Luigi, figlio di Francesco Allegro, muratore e di Linda (Lidia) Raviolo, casalinga, nacque a Serravalle Scrivia, il 21 marzo 1920. La famiglia Allegro, dopo un primo breve trasferimento, dal 1926 al 1927, ad Arquata Scrivia, vi trasferì la residenza dal 1932 al 1937, per poi ritornare a stabilirsi definitivamente a Serravalle. Dopo la scuola, frequentata sino alla classe quinta elementare, Luigi, per gli amici “Gino”, imparò i mestieri di elettricista e di elettrotecnico. Il 6 luglio del 1942 assolse l’obbligo della visita di leva e venne giudicato, per costituzione, abile ed arruolato ma limitatamente all’esplatamento di servizi sedentari. Il 9 settembre 1942 venne chiamato alle Armi ed assegnato al Deposito del 38° Reggimento di Fanteria “Ravenna”. In quei mesi la sua unità si trovava già dislocata sul Fronte Russo, venendo duramente impegnata sulle linee del Don e del Donetsk. Luigi non fu mobilitato per le operazioni in Unione Sovietica e non visse la drammatica odissea della ritirata dell’A.R.M.I.R. Sbandatosi in seguito ai tragici evento dell’Armistizio, rientrò a Serravalle. Determinato a non aderire all’esercito Repubblicano o alle milizie fasciste maturò la scelta resistenziale. In seguito alla promulgazione, il 18 febbraio 1944, del “Bando Graziani” che prevede la pena di morte per coloro che non rispondono alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale Italiana – lo stato fantoccio nelle mani dei nazisti, sorto dalle ceneri del Regime fascista, tra le rovine di una nazione divisa ed occupata da un esercito straniero – per tutti i ragazzi delle classi 1923, 1924 e 1925 non è più possibile restare nascosti tra mura amiche, il pericolo di essere arrestati ed immediatamente fucilati, è enorme, il rischio di ritorsione per i famigliari concreto. Chiede consiglio a poche persone fidate. Ne discute con gli amici, renitenti come lui: come comportarsi? Insieme decidono di non rispondere al bando e di raggiungere le bande partigiane in fase di costituzione sul vicino Appennino. Come per molti giovani nati e vissuti nel Ventennio, la scelta di aderire alla Resistenza non è frutto di una precisa coscienza politica (che per quasi tutti si forma proprio nei mesi dell’esperienza partigiana) ma piuttosto del rifiuto della guerra, mitizzata dal fascismo, di cui la realtà quotidiana aveva svelato l’orrore.
I luoghi in cui la scelta resistenziale pone le proprie radici sono la famiglia e soprattutto la comunità locale. A Serravalle una ventina di ragazzi renitenti decide di partire insieme per raggiungere le bande partigiane che andavano faticosamente organizzandosi nella zona del Monte Tobbio (nella foto in alto, tratta dal sito www.isral.it, un gruppo di partigiani di Serravalle in marcia invernale). Là, intorno ad alcuni militari saliti in montagna dopo l’8 settembre, si aggregarono due formazioni di “ribelli”, scarsamente organizzate, sommariamente addestrate, poco e male armate: la Brigata Autonoma “Alessandria”, che raccolse soprattutto giovani provenienti dal Novese, dalle valli Lemme e Scrivia; la 3° Brigata Garibaldi “Liguria”, riferimento per quelli dell’Ovadese, della valle Stura, della val d’Orba e del Genovesato. L’attività resistenziale del giovane serravallese è riconosciuta dal 1 febbraio 1944. Data di presentazione al reparto di appartenenza. Inquadrato nella “Alessandria”, come altri ragazzi di Serravalle, Allegro Luigi (nell’immagine di lato, tratta dall’Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia) assunse il nome di battaglia di “Marconi”. Dal 15 al 28 febbraio del 1944, con la qualifica di Sergente Maggiore, ricoprì l’incarico di Capo Squadra, con la responsabilità di almento 15 uomini. Dal 1 marzo venne promosso Sottotenente.
Il passaggio dalla condizione di “renitenti” a quella di “partigiani” di questi ragazzi deve ancora compiersi quando, nei giorni della Pasqua 1944, vengono sorpresi da un massiccio rastrellamento nazifascista, che ebbe inizio nella notte fra il 5 e il 6 aprile 1944, sviluppatosi in tutta l’Italia nord occidentale e che nell’appennino ligure-alessandrino ha come obiettivo proprio la zona della Benedicta, all’epoca località del territorio del Comune di Parodi Ligure. Alcuni partigiani riescono a filtrare tra le maglie del rastrellamento ed a salvarsi la vita, altri cadono in combattimento, in centinaia vengono fatti prigionieri. Centocinquantasette sono fucilati immediatamente nei dintorni della Benedicta oppure in località limitrofe – Masone, Voltaggio, Isoverde, Passo Mezzano, Passo del Turchino – anche nei giorni successivi al rastrellamento. Altre centinaia di partigiani vengono avviati alla deportazione nei lager nazisti. Il tributo di sangue pagato dai serravallesi fu drammatico: 19 ragazzi morti, tutti tra i 19 e i 24 anni, uccisi o deceduti in campo di concentramento. Sulle esatte circostanze della morte di Luigi Allegro le fonti documentali divergono: caduto in combattimento alla Benedicta il 6 aprile 1944 oppure fucilato a Capanne di Marcarolo, il 7 aprile 1944. Agli atti dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Serravalle, risulta deceduto per fucilazione, avvenuta, come si precisa nell’atto di morte, il 7 aprile 1944, alle ore 5:30, alla Benedicta.
Celibe, Luigi lasciò la madre, vedova, casalinga, i fratelli Angelo, 23 anni, operaio, Mario, 21 anni, meccanico, autista, e Carlo, 18 anni, operaio. Anche Angelo e Mario parteciparono alla Resistenza ed alla Guerra di Liberazione. Angelo Allegro, alias “Miguel”, partigiano della 3° Brigata Garibaldi “Liguria”, dal 8 febbraio 1944 al 6 aprile del 1944, verosimilmente sopravvisse o in qualche modo sfuggì al rastrellamento della Benedicta. Successivamente, dal 4 gennaio 1945 al 8 giugno 1945, militò nella 8° Divisione Giustizia e Libertà, 1° Brigata. Alla stessa formazione partigiana si unì anche Mario Allegro, dal 1 gennaio 1945 all’8 giugno 1945, il quale scelse per se il nome di battaglia di “Marconi”, in onore del fratello caduto.
Il 2 giugno 2007, l’Amministrazione Comunale di Serravalle Scrivia ha intitolato lo spazio pubblico che circonda la storica Villa Caffarena, sede della biblioteca civica, ai giovani serravallesi caduti nel corso del rastrellamento e nei campi di concentramento, denominandolo Parco “Ragazzi della Benedicta”. Ad ognuno di loro è stato dedicato, con targa per la memoria, uno degli alberi del giardino pubblico.
Fonti: Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia; Banca dati del Partigianato Ligure – Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea “R. Ricci”; Banca dati Partigianato Piemontese Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “G. Agosti”; www.anpiserravallescrivia.it; www.benedicta.org; www.partigianiditalia.beniculturali.it.I luoghi in cui la scelta resistenziale pone le proprie radici sono la famiglia e soprattutto la comunità locale. A Serravalle una ventina di ragazzi renitenti decide di partire insieme per raggiungere le bande partigiane che andavano faticosamente organizzandosi nella zona del Monte Tobbio (nella foto in alto, tratta dal sito www.isral.it, un gruppo di partigiani di Serravalle in marcia invernale). Là, intorno ad alcuni militari saliti in montagna dopo l’8 settembre, si aggregarono due formazioni di “ribelli”, scarsamente organizzate, sommariamente addestrate, poco e male armate: la Brigata Autonoma “Alessandria”, che raccolse soprattutto giovani provenienti dal Novese, dalle valli Lemme e Scrivia; la 3° Brigata Garibaldi “Liguria”, riferimento per quelli dell’Ovadese, della valle Stura, della val d’Orba e del Genovesato.
Fonti:
Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia
Archivio di Stato di Alessandria, Foglio Caratteristico e Matricolare, nr. 9125, Distretto Militare di Tortona
Torna a Caduti e deportati BENEDICTAritorno alla tabella https://www.chiekete.eu/2021/04/10/benedicta-serravallesi-caduti-e-deportati/#benedicta-caduti
Pingback: BENEDICTA, Serravallesi caduti e deportati – Chieketè