Racconti, testimonianze, favole, poesieTeatro dei Luigini

Cineforum dai Luigini

Teatro dei Luigini oggi. Foto Mino Schiaffino

Era nostra abitudine dopo la messa delle 10,30, celebrata come sempre da don Lino, fare una puntatina al Bar dei giovani per l’aperitivo e per poi fermarsi sulla piazzetta a parlare. Generalmente ci mettevamo a discutere sulle iniziative da prendere per concretizzare i progetti scaturiti durante le  adunanze del sabato pomeriggio e qualche volta ci divertivamo persino ad organizzare il nostro futuro. Una delle priorità era diventata quella di riuscire a risolvere quello che credevamo fosse un problema che assillava le nostre coetanee. Eravamo quasi certi che si sentissero obbligate a trascorrere la Domenica pomeriggio, guardate a vista  dalle religiose, in quella sorta di clausura che chiamavano asilo anziché libere ed in nostra compagnia nelle sale della Casa del Giovane.

Dopo tante discussioni  ci eravamo posti due obiettivi che forse avrebbero risolto tutti i nostri problemi. Per realizzare il primo ci eravamo decisi a chiedere un incontro con l’Arciprete per convincerlo a permetterci di organizzare un primo dibattito, chiaramente con esperti che avrebbe interpellato lui, su di un tema scabroso ma molto sentito da tutti i giovani: l’educazione sessuale. Era importante fissare scadenze precise perché per realizzare il secondo progetto ci eravamo già assunti il compito di reclamizzare ed organizzare logisticamente l’evento. Eravamo intenzionati a dar il via ad una serie di Cineforum di cui avevamo anche già deciso quale doveva essere il tema: “Come capire ed apprezzare i film d’autore”.

    Per concretizzare la nostra iniziativa avevano già appianato tutti gli ostacoli:  l’operatore si era dichiarato disponibile ad aiutarci gratuitamente, la macchina per proiettare funzionava ancora egregiamente e la sala dei Luigini era stata messa  a nostra disposizione,  sul palco era ancora montato lo schermo utilizzato dal cinema parrocchiale che solo da poco aveva cessato di funzionare. Per quanto riguardava le pizze che ci saremmo dovuti procurare ad un prezzo compatibile con le nostre finanze, il viceparroco ci aveva assicurato che sapeva dove affittarle ad un costo che il bilancio della Parrocchia si sarebbe potuto permettere tranquillamente. Per quanto riguardava la presentazione dei film e per condurre il dibattito, non avremmo dovuto sborsare nessuna ricompensa ai docenti  vari, non ne avevamo assolutamente bisogno. Eravamo in molti ad aver sostenuto da poco l’esame di stato o la maturità alle magistrali per cui non avremmo trovato nessuna difficoltà a fare la critica e poi a rispondere alle domande del pubblico su  dei film di Bergman o di Antonioni!

Avevamo studiato minuziosamente come si sarebbe svolta la serata  e già ne pregustavamo il successo. Avevamo persino previsto di vedere noi per primi il film nel pomeriggio con una proiezione privata, ne avremmo discusso successivamente a lungo, avremmo sviscerato tutti i suoi segreti e tutte le sue problematiche e per farlo ci saremmo avvalsi della enciclopedia tascabile dei film d’autore. Così facendo la sera, seduti tra il pubblico, saremmo stati  sicuramente in grado di  tener testa a quei quattro saputelli che con le loro domande “intelligenti” avrebbero cercato di metterci in difficoltà perché intenzionati a far fallire un’iniziativa che era nata senza aver chiesto prima la loro collaborazione. Erano i soliti quattro o cinque che si sentivano autorizzati a darsi delle arie per aver frequentato il classico al Doria ed essere stati tra i fortunati che avevano avuto come insegnanti professori importanti come Morea, Daglio o Gavazza. Diciamo pure che anche a noi sicuramente non mancava una buona dose di presunzione, eravamo convinti di essere degli intellettuali solo perché passavamo ore ed ore  a discutere  e non ci arrestavamo nemmeno quando andavamo a fare le “vasche” in paese giusto per far venire l’ora di cena, tenendo bene in vista il Corriere della Sera. Avevamo dimenticato di essere stati studenti e non ricordavamo che chi ci teneva a superare gli esami con un trenta o con un bel voto, non aveva certo tempo di bighellonare per il paese come facevamo noi poveri diplomati “disoccupati” perché in attesa della cartolina precetto

 Avremmo però dovuto immaginare che uno studente, quello serio che aveva fatto dello studio un lavoro, non si poteva certo permettere di stare sveglio sino all’una di notte, come succedeva sovente a noi, per discutere sul “sesso degli Angeli” ma avrebbe sicuramente trovato il  ritaglio di tempo per partecipare ad un Cineforum su “il settimo sigillo” o “il posto delle fragole” .

 

l giorno del “debutto” avevamo seguito  fedelmente il nostro programma e la sera, vedendo la platea e la galleria gremita di persone, ci eravamo visti costretti ad esporre ad esporre il cartello “tutto esaurito”, ed avevamo cominciato a darci pacche sulle spalle dicendoci che eravamo stati davvero bravi. Terminata la proiezione ed accese le luci, l’intervento di un giovanotto che frequentava saltuariamente la Casa del Giovane aveva reso interessante la serata forse anche evitandoci la brutta figura. La nostra prima impressione era stata quella che si fosse alzato in piedi in modo così spudorato solo perché in  cerca di un applauso. Con voce sicura e ben impostata aveva dato il via ad un lungo commento sull’opera omnia di Bergman ed aveva proseguito con  una  accurata critica su “Il posto delle fragole”. Era riuscito a dare un significato a certi simbolismi nascosti che a noi erano sfuggiti sia durante la proiezione privata del pomeriggio che in quella ufficiale della serata. Per far intendere che eravamo al corrente del suo intervento, a noi non era rimasto altro che annuire compiaciuti ogni qualvolta che dava risposta ad una domanda. Al  termine ci eravamo schierati nei pressi dell’uscita ed avevamo accettato i complimenti per aver organizzato la bellissima serata ma a chi ci chiedeva quando ci sarebbe stata la prossima avevamo raccontato che era costata un patrimonio e che non potevamo sapere se la parrocchia ci avesse  concesso una replica. La Parrocchia non aveva nulla a che fare col nostro disappunto, eravamo solo noi che, “feriti nell’onore”, ci eravamo convinti che quell’universitario, che a nostro avviso doveva  essere il figlio di un professionista danaroso, fosse venuto  di proposito a metterci in difficoltà e che, aveva fatto sfoggio di tutta la sua cultura per dimostrare che non eravamo  all’altezza di gestire eventi di quel livello e che se avessimo replicato avrebbe magari rincarato la dose. Secondo noi tutti i paroloni che  aveva sciorinato sarebbero stati assolutamente inutili e superflui, erano soltanto serviti ad inorgoglire la morosa che probabilmente lo stava ascoltando in galleria. A malincuore avevamo però dovuto ammettere che grazie all’universitario “presuntuoso” la serata aveva avuto successo e   già il giorno dopo, ripensandoci a mente serena, avevamo capito che il giovane non aveva  mai covato  l’intenzione di rovinarci la serata anzi, ne era stato talmente entusiasta che, da grande conoscitore del regista svedese, non era riuscito a trattenersi dal dimostrare ai presenti quanto grande fosse la sua arte ed il suo messaggio. Avevamo scoperto anche che non era figlio di un professionista danaroso ma di un Ferroviere e si manteneva all’università col presalario e con le borse di studio. Per merito della sua collaborazione avevamo in seguito fatto proiettare “il Volto” ed il “Settimo sigillo”.

Il Settimo Sigillo, di Ingmar Bergman

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