1937: San Martino e il tacchino.
Come già riportato altrove, dal 1 luglio 1937, il nostro paese si chiama Serravalle Libarna. Siamo durante il ventennio e le notizie vengono costantemente filtrate dal potere. Il giornale fascista per eccellenza, in provincia, è il “Corriere di Alessandria”. Questa testata costituirà la voce ufficiale dell’informazione gestita sulla carta stampata, facendo da guida agli altri giornali provinciali che ovviamente si adeguano. In questo nostro attuale contributo presentiamo una miscellanea di notizie pubblicate il 16 novembre 1937, in occasione della festa di San Martino. Vi è un po’ di tutto: dalla visita del Provveditore alla riunione del Comitato ECA, dalle attività della Milizia cittadina alle notizie di Casa Littorio e dalle nozze d’oro di due coniugi alla GIL. Come il lettore noterà, se avrà la pazienza di leggere, questa ricorrenza è completamente priva di qualsiasi accenno confessionale e derubricata a “fiera del tacchino” che, a detta dell’articolista, costituirebbe il piatto tradizionale. Tuttavia questa annotazione non trova alcun riscontro fra gli anziani serravallesi.
Per facilitarne la lettura, riportiamo questa nota in evidenza.
Torna a CORRIERE di ALESSANDRIAA Serravalle si è ormai abituali a dare risalto a tutto ciò che viveste una anche pallida idea di tradizionalismo. Questa Fiera di San Martino che negli annali delle usanze e della storia del paese, ha acquistato un valore materiale e morale, è ormai nota, e molti in questo giorno si portano nella nostra amena, cittadina, per rinnovare gli antichi traffici cari ai nostri padri e le antiche costumanze caratteristiche della nostra vallata. La chiamavano la fiera del tacchino… e noi, per non venire meno ai comandamenti di coloro che ci hanno preceduto, siamo lieti di raffigurare questo giorno con l’emblema della stagione e precisamente con quel pennuto domestico, che in questi giorni costituisce il piatto tradizionale dell’agape familiare. Le case e gli alberghi si provvedono di questo piatto che viene gustato da quanti vogliono trascorrere il giorno di San Martino con noi. Ma la tradizione va più oltre. I nostri contadini, i nostri commercianti erano soliti rimandare i pagamenti e la stipulazione dei rari contratti a questo giorno. Questa usanza è in alcune categorie delta popolazione ancora in vita ; ma naturalmente l’evoluzione che si è fatta sentire anche nei più remoti paesi della valle Barbera, va a poco a poco scomparendo. S. Martino è il patrono di questo importante centro commerciale e industriale; ma i nostri serravallesi, pur festeggiando la ricorrenza, ripristinata da soli pochi anni, preferiscono rimandare le feste al tepore estivo, quando le nostre vallate sono ricoperte dal meraviglioso manto della natura. San Martino è stato il solito via vai di persone concentrate nelle nostre strade, mentre qualche vecchio menestrello cantava canzoni di altri tempi e ai giovani diceva tutta la sua storia: storia passata, storia incapace a resistere alla potenzialità, alla giovialità, e soprattutto alla virilità della nostra giovinezza.
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