GUARESCHI, Marco
studente, partigiano, deportato, caduto, (Genova, 21 marzo 1922 – Mauthausen, 10 aprile 1945)
Unico figlio di Giacinto e Gemma Guareschi Venezian, frequenta il Liceo Classico “Andrea Doria” di Novi Ligure dove si diploma nel luglio 1940. Si iscrive all’Università, ma nella primavera 1944 decide di raggiungere le formazioni partigiane che si stanno organizzando intorno al Monte Tobbio e alla Benedicta, forse anche a causa del timore di essere arrestato poiché la madre è di origine ebraica (la famiglia Guareschi è molto in vista, il padre Giacinto, docente Universitario, era stato per alcuni anni anche Provveditore agli studi di Alessandria).
Decide di raggiungere le formazione parigiane insieme a una quindicina di ragazzi di Serravalle renitenti alla leva. Quella decisione la racconta nelle sue numerose testimonianze Giuseppe Sericano, uno dei pochi sopravvissuti:
Partimmo, un gruppo di 12 o 13 di Serravalle nella prima decade di marzo, avevamo una pistola Beretta e due pallottole; ricordo che c’era ancora la neve molto alta e, dopo essere andati in comune per farci fare lo scontrino ferroviario per Tortona, fingendo di presentarci ai repubblichini, salimmo invece sulle montagne raggiungendo dapprima la località “Sermoria” presso Carrosio. Era notte e ci ricoverammo in una stalla in attesa che facesse giorno. Poi uO di Serravalle ci portò al Roverno, dove trovammo il capitano Odino e il tenente Merlo.
Il gruppo di Merlo dispone di pochissime armi ed è in fase di formazione. Il loro passaggio dalla condizione di renitenti a quella di partigiani deve ancora avvenire quando vengono sorpresi da un grande rastrellamento sviluppatosi in tutta l’Italia nord occidentale e che nell’appennino ligure-alessandrino ha come obiettivo le centinaia di uomini raccolti nella zona della Benedicta in due formazioni partigiane, una garibaldina e una autonoma.
Alcuni partigiani riescono a sottrarsi al rastrellamento ma centinaia di loro, molti disarmati o malamente armati, vengono catturati. Centocinquantasette sono fucilai immediatamente nei dintorni della Benedicta o nei giorni seguenti a Voltaggio, Parodi Ligure e al Passo del Turchino. Tra di loro ci sono diciassette dei ragazzi partiti da Serravalle. Altre centinaia di partigiani vengono deportati a Mauthausen. Tra loro tre Serravallesi: Marco Guareschi, Giuseppe Sericano e Angelo Daffunchio.
Le ultime notizie su Marco ed il suo viaggio verso il campo di concentramento le dobbiamo alla memoria di Giuseppe Sericano l’unico serravallese sopravvissuto all’orrore di Mauthausen:
A Voltaggio venni portato nelle camere di sicurezza della stazione dei carabinieri e nella cella trovai Daffunchio e Marco Guareschi. Daffunchio e Marco mi riferirono in quel l’occasione che alla Benedicta erano stati uccisi tutti i nostri compagni e che loro avevano già girato la Casa dello Studente, Marassi, ed erano stati riportati a Voltaggio, da. dove erano partiti, perché a Genova non c’era più posto. Da loro seppi anche che erano stati uccisi tutti quelli di Serravalle e che Bagnasco era stato fucilato poco prima dietro il cimitero di Voltaggio.
Ci hanno caricati su un camion e portati a Gavi. […] Poi siamo passati da Serravalle, là c’era il padre di Daffunchio, allora lui c’ha detto: “Papà andiamo a Novi, portaci da mangiare e un po’ di roba da vestire, perché… Insomma noi c’abbiamo fame e c’abbiamo tutta la roba sporca”. Difatti quell’uomo lì è andato a casa, ha preso la bicicletta, dopo un quarto d’ora venti minuti era là. Ricordo che ci ha portato una micca di pane, un fiasco di vino, una scatola di sardine: sarà stata un mezzo chilo! Una bottiglia di grappa. eh…
Giunti a Novi Ligure i prigionieri vengono rinchiusi in un convoglio formato da carri bestiame. Il treno, proveniente da Genova da dove era partito l’8 aprile, resta fermo per alcune ore e qui la mamma di Marco riesce a scambiare le ultime parole con il figlio:
L’unica persona che venne nella pensilina a parlare fu la signora Guareschi, la mamma di Marco, che conosceva la lingua tedesca: salutò il figlio, che era nello stesso carro ferroviario di noi di Serravalle, e parlò un pò con tutti per rincuorarci
E’ il 12 aprile 1944, il treno sta per partire verso il campo di concentramento di Mauthausen e Gemma Venezian Guareschi raccoglie le ultime parole del figlio:
Abbiamo fatto tutto il nostro dovere, il nostro onore è completamente salvo – disse Marco. Se volessimo potremmo anche cantare; ora facciano di noi quello che vogliono. Del resto i tedeschi stessi non hanno nascosto di avere più stima di noi che dei fascisti
Massacro della Benedicta, http://www.polcevera.net/benedi.htm
Dopo cinque giorni terribili ed estenuanti di viaggio il 16 aprile 1944 il treno arriva a Mauthausen:
Fummo subito rapati e denudati, portati sotto le docce, bollente e ghiacciata, all’uscita ci diedero un paio di mutande, una camicia e un paio di zoccoli, composti da una tavoletta di legno segata a forma di piede e da un filo di ferro che andava sul dorso del piede.
Ci guardavamo un po’ in faccia, e…. non ci conoscevamo più! Io cercavo i miei compagni, non li conoscevo più! E poi mi han chiamato Daffunchio e Guareschi: ma chi è che li riconosceva rapati a quel modo lì? Tutti nudi! E rapati!
IO poi sono andato a lavorare a Gusen 1. Ci siam salutati e non li ho più visti Daffunchio e Guareschi…
Marco Guareschi muore a Mauthausen il 16 aprile 1945, quindici giorni prima della liberazione del campo da parte dalle avanguardie dell’11° divisione corazzata statunitense.
È stato riconosciuto Partigiano caduto per la lotta di Liberazione nelle fila della Terza brigata Liguria.
La tragica fine del figlio segna in modo indelebile la vita dei coniugi Guareschi, che si votano al ricordo di Marco e a trasmettere la memoria dell’orrore della deportazione e dei campi di sterminio. Partecipano a commemorazioni, dibattiti e convegni, scrivono articoli per molti giornali, accompagnano gli studenti nei viaggi ai campi di sterminio, svolgono una intensa attività nelle scuole. Si deve alla loro iniziativa la realizzazione del Monumento agli Italiani Caduti all’interno del Campo di Mauthausen.
A lui, e agli altri serravallesi caduti nel corso del rastrellamento e nei campi di concentramento, l’Amministrazione Comunale ha intitolato lo spazio pubblico che circonda la storica Villa Caffarena, sede della biblioteca civica, denominandolo Parco “Ragazzi della Benedicta” (2 giugno 2007). A Marco è stato dedicato, con targa per la memoria, uno degli alberi del parco.
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