Dall’Etna al Po
Vento che torna, vento che riporta
nuvole australi colme di terriccio
testimone d’arsura che precipita
in pioggia spiralata rossa e grigia.
Vento bizzarro che dal Mongibello
ceneri sparse prende e trasferisce
traslocando l’acuto odor di zolfo
che l’inferno trasmette in superficie.
Gemono piante, scricchiola la terra
al passaggio del soffio di quell’otre
che tutti li serrava; liberi adesso
e in lotta perturbante che li trascina
e tutto ormai solleva. E l’onda fiera
sembra raggrinzirsi sotto il peso
di un sole rabbuiato, d’uno scoglio
che briciole di sé tramuta in fango.
Bussa stanotte al vetro della stanza
la tempesta di sabbia nella nebbia;
ha trovato pianura resistente
e montagne che inglobano vapori
duri da diradare e qui s’assiste
al tripudio maldestro dell’inerzia.
Lo scirocco s’arrende e si tramuta
in figlio di Borea dimesso e fiacco.
Cenere e sabbia cadono con l’acqua
sulle campagne pregne del Piemonte.
Sarà diverso il vino di quest’anno
se le vigne allagate asciugheranno.
Benito Ciarlo 11/10/2008