ZUCCOTTI, Primo
Ciclista, Partigiano, Industriale – (Serravalle Scrivia, 2 aprile 1915 – Montevideo, 29 giugno 2004).
Appassionato ciclista, fortissimo già nelle categorie giovanili, riesce ad allenarsi pur lavorando come muratore. Le cronache del tempo lo segnalano come tenace avversario del giovanissimo Fausto Coppi e parlano di lui come di un “astro nascente”.
Inizia a gareggiare verosimilmente nel 1930, per il Circolo Santo Stefano di Serravalle Scrivia. Il circolo dei giovani cattolici è numeroso in quegli anni, annoverando un numero di soci superiore a quello di Tortona. Con lui è presente in squadra Osvaldo Bailo, più vecchio di tre anni. I due si ritrovano insieme nella squadra dell’Aquila Fegino a Isola Sant’Antonio, come documentato da un articolo comparso su Il Piccolo il 27 ottobre 1933. Bailo vince e Zuccotti è quinto.
Dopo una bella serie di vittorie e di piazzamenti nella categoria allievi, passa tra i dilettanti nel 1935. Anche in questa categoria ottiene subito importanti risultati, tra i quali un secondo posto in un singolare “Campionato fra gli operai dell’industria” e la vittoria in una gara simbolo del tempo, la “Competizione riservata alla camicie nere”.
Nel 1937 inizia a correre tra gli indipendenti, una categoria a metà strada tra dilettanti e professionisti, e partecipa al Giro d’Italia che porta onorevolmente a termine; negli anni successivi si mette in buona evidenza nelle corse in linea del panorama italiano giungendo terzo, assieme a Bailo al Giro della Provincia di Milano nel 1940 e primo nella Coppa Vallestrona nel 1940, nonostante un brutto incidente occorsogli nel giugno di quell’anno al Giro d’Italia.
Nel 1941 è secondo alla Milano-Modena e ancora secondo al Giro dell’Emilia del 1943.
Al Giro delle Marche del 1941 Serravalle fa saltare il banco. Primo è Osvaldo Bailo, secondo Zuccotti.
Il 1939 potrebbe essere l’anno della svolta nella sua carriera. Invece diventa la prima tappa della sua storia di “ciclista sfortunato”.
Su pista è molto forte, facendo valere le sue doti di passista. Nonostante sia un corridore indipendente, cioè senza un squadra alle spalle, riesce ad ottenere il “mitico” Vigorelli per tentare di battere il record dei cento chilometri su pista. Certo, non è il record dell’ora, di cui si approprierà di lì a tre anni un certo Fausto Coppi, nel 1939 anche lui corridore indipendente come Zuccotti (“La Stampa” 14 agosto 1939), ; ma è un record prestigioso e può sicuramente assicurare al corridore serravallese un contratto da professionista.
La prova dei 100 chilometri è massacrante e stressante: 250 giri del Vigorelli da compiere a più di 40 all’ora e in meno di 2 ore 23’38”, record detenuto da Carmine Saponetti.
Alle 14 del 9 novembre, giorno stabilito per il tentativo, Primo Zuccotti parte benissimo e colleziona un record parziale dopo l’altro. Al 70 chilometro, quando ha appena stabilito il nuovo record del mondo di passaggio con più di due minuti di vantaggio su Saponetti, ecco il primo incidente: si rompono quattro raggi e Primo deve cambiare bicicletta. Ma non si dà per vinto, continua a macinare chilometri, quando arriva il secondo incidente: foratura, altro cambio di bicicletta e altro tempo prezioso perso. Primo sa di dover dare tutto: al novantesimo chilometro è ancora perfettamente in corsa, altro record del mondo di passaggio! Ma ormai è stremato e traguardo del centesimo chilometro il tempo è per soli 47 secondi superiore al precedente record. Certo, se non ci fossero stati i due incidenti…
Primo non ha una squadra, chissà quando e se potrà avere di nuovo il Vigorelli a sua disposizione: decide di tentare di nuovo il record dopo soli otto giorni. ma è teso, nervoso, forse non ha seguito la dieta giusta per un impegno così importante. Parte male, il tempo è lontano da quello necessario per il record e dopo 25 giri si ritira.
Primo Zuccotti non si demoralizza. Ha realizzato un’ottima prova, decide di prepararsi al meglio per un altro tentativo l’anno successivo, ma ancora una volta non ha fatto i conti con la sfortuna…
Venerdì 7 giugno 1940, diciottesima tappa del Giro d’Italia, quello destinato a consacrare Fausto Coppi vincitore a soli vent’anni. La frazione è partita da pochi chilometri quando tutta la carovana ha un sussulto, scossa per un pauroso incidente. Nella caduta sono coinvolti molti corridori tra i quali proprio il recordman dei cento chilometri Saponetti, ma le condizioni peggiori sono quelle di Primo:
Zuccotti, partito dolorante per un grosso foruncolo alla coscia […] teneva una posizione un po’ sbilanciata e nella curva ha perso l’equilibrio, a causa anche del suo peso non indifferente, ed è andato paurosamente a sbattere la testa contro il parapetto. […] Vediamo l’atletica figura di Zuccotti allungata per terra presso il parapetto di una curva in una pozza di sangue. Zuccotti, che non è in conoscenza, viene prontamente sollevato e posto nella macchina dell’ispettore de La Stampa per essere trasportato all’ospedale (“Stampa Sera”, venerdì 7 giugno 1940).
La caduta è terribile e Zuccotti resta in coma per due giorni. il 9 giugno, giorno conclusivo del Giro, Primo riprende conoscenza e viene dichiarato fuori pericolo, ma lo attende una lunga degenza e una lunga convalescenza. Nella mente di Zuccotti c’è però l’appuntamento con il record dei cento chilometri, eccolo dunque di nuovo in sella e di nuovo protagonista.
Il 29 settembre fa le prove generali per il suo appuntamento coni il record. Giro del Sestriere, molte salite, tempo infame, pioggia con “vento impetuoso e rabbioso”, corsa non certo adatta per un corridore come lui. Eppure è proprio Zuccotti “ad avere il fegataccio di scapparsene da solo prima di Avigliana e di non curarsi né della bufera che lo schiaffeggiava e gli faceva tendere i muscoli ad ogni pedalata, né degli altri che gli venivano dietro, né dei 170 chilometri che aveva davanti” (“La Stampa”, 30 settembre 1940). Arrivano le salite, gli scalatori diventano protagonisti, raggiungono Zuccotti, lo staccano. Primo resiste, recupera terreno, riprende i primi, e vince il volata. Una giornata epica, preludio esaltante alla seconda visita al velodromo Vigorelli.
L’appuntamento con il tentativo di record mondiale è per il 16 novembre. Questa volta la sfortuna ha un nome banale: dolori viscerali. Troppo forti, e al 75 giro Primo deve ritirarsi.
Come l’anno prima Zuccotti non si arrende e tenta un quarto e ultimo assalto al record. Sabato 23 novembre il corridore Serravallese scende in pista molto determinato. Sono le due del pomeriggio e anche il tempo questa volta sembra dalla parte del corridore, ma è una breve illusione. Dopo la prima ora sul Vigorelli si alza un vento “a tratti notevolissimo”. Zuccotti sembra non accorgersi del vento e della fatica: miglior tempo e record del mondo al passaggio ai sessanta chilometri, altro record ai settanta e un terzo record del mondo all’ottantesimo chilometro. Questa volta sembra fatta ma i postumi della grave caduta al Giro si fanno sentire: Zuccotti accusa un improvviso e fortissimo dolore al ginocchio ed è costretto ad abbandonare. “Il Littoriale”, quotidiano sportivo del regime fascista, commentando la giornata non esita a scrivere che ” il piemontese non ha avuto fortuna”! (“Il Littoriale, 25 novembre 1940). L’anno sfortunato del ciclista sfortunato si chiude qui e si chiude anche la prima parte della sua carriera e del ciclismo agonistico in Italia.
Il 10 giugno 1940, tre giorni dopo l’incidente a Zuccotti, l’Italia entra in guerra e dalla fine dell’anno le gare ciclistiche sono sospese. Per il ciclismo e i suoi atleti iniziano tre anni di forzata inattività, per Primo Zuccotti inizia un altro capitolo importante della sua vita.
Lavora come cantoniere a Pertuso, dove é sfollato. Le sue posizioni di opposizione al fascismo sono note: dopo la Battaglia di Pertuso per rappresaglia I fascisti di Salò lo cercano e danno fuoco alla casa in cui abita. Zuccotti è costretto a fuggire, ripara a Dova, in Alta Val Borbera, dove partecipa alla lotta di Liberazione nelle fila della Divisione garibaldina Pinan-Cichero.
E’ un partigiano fidato e il Comando di Divisione, presso cui opera, gli affida un ruolo estremamente delicato: responsabile del buon esito dei lanci di armi e materiale di sussistenza effettuati dagli alleati a partire dall’estate 1944. Primo forma le squadre di partigiani e civili incaricati di preparare i fuochi di segnalazione per i lanci notturni e per la distribuzione del materiale.
Primo Zuccotti subisce anche il terribile rastrellamento invernale nel corso del quale fascisti e tedeschi, accompagnati da truppe mongole, seminano in terrore tra la popolazione dell’Alta Val Borbera. Primo, per sfuggire al rastrellamento , per più di due giorni si nasconde con altri quattro compagni in una “buca”, uno dei rifugi sotterranei preparati dai partigiani e attrezzati con un po’ di cibo e con coperte proprio nell’eventualità di un rastrellamento: “per ore interminabili vi rimanemmo chiusi in cinque mentre si sentiva vicinissimo il rumore prodotto dagli scarponi chiodati dei tedeschi che entravano, casa per casa, a ispezionare tutti i locali: […] Noi cinque, al buio o, a intervalli, alla sola luce fioca di un lumino a olio di nocciole, cercavamo di farci coraggio l’un l’altro, temendo di venire scoperti e catturati” (“Vittorio Finzi, Il mio rifugio in Val Borbera, Le Mani, 2002, p. 93).
Terminata la guerra, dopo aver partecipato al suo ultimo Giro d’Italia nel 1949, nella squadra di Gino Bartali, il 29 novembre di quello stesso anno parte alla volta dell’Argentina “ove prenderà parte ad alcune gare” (“Il Piccolo”, 19 novembre 1949). In realtà da quel viaggio non farà più ritorno se non per brevi viaggi.
Zuccotti prende la strada dell’emigrazione trasferendosi definitivamente in Uruguay con il coetaneo Mario De Benedetti (Carbonara Scrivia, 8 settembre 1915 – 20 marzo 1977) anch’egli ciclista professionista. E almeno come ciclista, Zuccotti si porta un po’ della sua sfortuna anche dall’altra parte dell’oceano…
Il Giro dell’Uruguay del 1950 vede i due italiani assoluti protagonisti. Zuccotti si rende artefice di una rimonta impressionante in classifica generale, vincendo quattro tappe ed arrivando secondo nella contestatissima classifica finale (vedi approfondimenti)
Corre ancora nel 1951 per poi smettere definitivamente.
Successivamente diventa commerciante di biciclette, importandole dall’Europa. Poi Zuccotti compie il grande salto, diventando un industriale nella progettazione e costruzione di biciclette che produce col marchio “Marina” in onore della figlia. La sua attività, la prima in Uruguay, vede la bellezza di circa un centinaio di dipendenti.
Il fratello Domenico è per qualche tempo un ciclista professionista. Nato a Quattro Cascine di Bosco Marengo (AL) il 15 settembre 1922, deceduto a Grottaferrata (RM) il 17 aprile 2001. Passista. Professionista indipendente dal 1948 al 1951, con 3 vittorie.
Sul sito dell’ANPI di Serravalle Scrivia è possibile leggere altre notizie a proposito dell’esperienza partigiana di Primo Zuccotti
Direttamente dall’Uruguay, una biografia di Primo Zuccotti (con qualche inesattezza ) scritta dal giornalista Fermin Mendez, Pedalare contro il destino (Pedalear contra el destino)
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