Atomi e gocce
Sono un migrante come quasi tutti quelli del mio sterminato parentado. Siamo tutti nati a Montalto Uffugo in Calabria, sui monti della costiera paolana in provincia di Cosenza. Nel breve volgere di una quindicina d’anni (dal 1955 al 1970) ci siamo dispersi per il mondo in cerca di una vita migliore, in cerca di prospettive diverse e, grazie a Dio possiamo dire tutti di aver raggiunto dei buoni traguardi. Al paese natio non è rimasto più nessuno, perchè persino i nonni seguirono i più giovani che si stabilirono in Piemonte. Gli altri migrarono in Belgio, in Sicilia, a Napoli… In ciascuno di noi, però, nonostante, all’appartenza, il paese natio sembrI essere diventato un ricordo sfumato, un “fiume di memorie” esonda spesso e ci lascia addosso una malinconia indicibile e una nostalgia struggente, che non sai più dire se sia nostalgia del paese o degli anni verdi vissuti lì. E, grande, è la nostalgia della lingua, del dialetto, che cerchiamo di preservare come fosse il cemento che ci lega ancora alla nostra terra.
Ciascuno di noi ha una propria Itaca di riferimento anche se di Itaca ce n’è una sola ed è sempre lì, oggi più che mai facilissima da raggiungere.
Queste sono le riflessioni alla base della lettera – poesia, che scrissi a una mia cugina che vive in Belgio e che oggi condivido qui a testimoniare uno degli stati d’animo di chi a Serravalle o altrove ha trovato una seconda patria senza mai scordare la prima nemmeno per un momento. .
Cercavo un fil rouge diverso dal dialetto che accomunasse i nostri ricordi/stati d’animo: e l’ho trovato nei tre fiumi che, sia mia cugina che io, conosciamo molto bene e ai quali siamo affezionati: Il Crati (e il suo affluente Mavigliano), La Scrivia e il Maas (la Mosa).
Atomi e gocce | |
Gli anni ed i fiumi ci hanno separato Eppure, amica, siamo ancora accanto Come da bimbi non lo siamo stati. Crati sommerge gli argini, e la neve Si posa lieve come se cantasse Sulle orme più vecchie. Le parole Che non ricordo più tu mi rammenti E questa gara sprona la memoria Alla vana ricerca di quel tempo Che possiamo soltanto immaginare Giacché come la sabbia tra le dita È svaporato senza appartenerci. Scrivia rigonfio e fiero scorre lesto Sotto ponti disfatti e fra le case E sfida quasi gli uomini a capire Quale fastidio provochi la piena. Su queste sponde cerco inutilmente Lo stesso odore che sentivo quando Sul Mavigliano, mio torrente antico, Mi rifugiavo per fantasticare. Altre fragranze prive di ricordi, Altre strade, altra gente, altro passato Che pure sento quasi m’appartenga. E tu lassù, in mezzo a quei canali, figli del Maas che scivola in Olanda quale fiume ti sforzi più d’amare? L’acqua è la stessa pure s’è più tanta E non è detto che fra mille gocce Non ve ne siano alcune trafugate Dal vecchio Crati oppure dallo Scrivia Che le correnti d’Africa hanno spinto Lassù da te che piove così tanto. Fra quelle gocce cerca, cuginetta, Un atomo d’amore che ho lasciato Per me, per te, per tutta la mia gente Destinata a cercar fortuna altrove. Migrammo come l’oche un triste giorno E trapiantammo il cuore in altra terra. Virgulti nuovi ed anni ci costringono A far del lido di partenza un sogno. Benito Ciarlo |